In questi giorni comincia la trattativa tra Cgil-Cisl-Uil, Confindustria e Governo per un nuovo modello contrattuale. La piattaforma con la quale le organizzazioni sindacali vanno al tavolo fa presagire il peggio.
Gli anni 1993-2008 sono stati contraddistinti da un aumento esponenziale della
precarietà e dei ritmi di lavoro, sia in termini di carichi, sia di ore di
lavoro. Dal punto di vista salariale non è andata meglio. Secondo un'indagine
di Mediobanca, infatti, tra il 1995 e il 2006 i salari sono aumentati in media
dello 0,4% annuo, i profitti dell'8,1%: oltre venti volte di più!. Su 16,7
punti percentuali di crescita di produttività realizzati in Italia, in termini
reali, al lavoro ne sono andati solo 2,2, vale a dire il 13%, mentre le imprese
ne hanno incamerati 14,5, pari al 87%.
La ricetta per far fronte all'impoverimento dei salari e al peggioramento delle
condizioni di lavoro, secondo la piattaforma sindacale, è la triennalizzazione
della vigenza contrattuale e il passaggio dal concetto di "inflazione
programmata" degli accordi del '93 a quello di "inflazione
realisticamente prevedibile"!
Il documento, inoltre afferma che sarà la
contrattazione di secondo livello ad accrescere i salari!
Se passasse la proposta di Cgil-Cisl-Uil, un lavoratore potrà avere un salario
e dei diritti diversi a seconda di quale sarà il contratto di secondo livello
che le parti sociali firmeranno per lui.
Un modo originale per contrapporsi ai
meccanismi di frammentazione che sono andati avanti in questi anni! Peccato
che, aldilà delle intenzioni, oggi solo una parte ridotta di lavoratori è
coperta dal secondo livello di contrattazione.
Il capitolo sulla "Democrazia e Rappresentanza" della piattaforma è
la ciliegina sulla torta. I lavoratori si consulteranno solo ad accordo già
fatto e attraverso una "consultazione con certificazione".
Di fatto, questa piattaforma, accelera quel processo di involuzione della Cgil
che potremmo definire di "cislizzazione" del più grande sindacato del
paese. Molte posizioni, infatti, in particolare l'enfasi che si dà al secondo
livello di contrattazione, sono la realizzazione di posizioni storicamente
presenti nella Cisl e che ora sono il cavallo di battaglia del Partito
Democratico.
Le ultime dichiarazioni della Marcegaglia confermano, una volta di più, che il
padronato in Italia, vuole tanto altro ancora. Dopo essere riuscito, attraverso
le politiche del governo Prodi, a spostare ingenti parti di salario (il Tfr) ai
fondi pensione, a precarizzare ulteriormente il mercato del lavoro e elevare
l'età pensionabile con lo strumento degli scalini attraverso il Protocollo sul
Welfare, e ad aumentare la produttività attraverso sgravi alle imprese, ha già
ottenuto dal governo Berlusconi il calo delle imposte sullo straordinario. Ora
vuole distruggere il Contratto Nazionale di Lavoro e, di fatto, reintrodurre le
gabbie salariali. Il padronato si sente il vento in poppa e vuole sfruttare il
"momento magico": i più oltranzisti parlano di contratti individuali,
mentre l'Europa ci indica le 60-65 ore settimanali!
Il ruolo di Rifondazione Comunista in una fase di attacco frontale e
generalizzato al movimento operaio è decisivo. Compito di questo congresso è
mettersi alle spalle la fase in cui il gruppo dirigente al governo votava il
protocollo sul Welfare e ai lavoratori proponeva, pilatescamente, di andare a
votare al referendum ma senza prendere posizione per il sì o per il no.
Il Prc deve diventare uno strumento utile alle lavoratrici e ai lavoratori, ai
militanti, agli operai iscritti e non, per organizzare una battaglia di lungo
respiro contro questa nuova e più pesante capitolazione dei vertici sindacali.
La presenza militante del partito deve essere costante dentro ogni fabbrica,
davanti ogni cancello, dentro e fuori i call-center, le mense dove si
concentrano spesso operai di piccole e medie aziende.
Bisogna prepararsi a questo nuovo scontro, non fare gli osservatori come fatto
in passato in nome dei "buoni rapporti" con quei dirigenti sindacali
che si preparano all'ennesima svendita. È giusto sostenere le posizioni
critiche nel movimento sindacale, a partire dalla Rete 28 aprile, e tutti quei
lavoratori e delegati, che si stanno opponendo alla controriforma, ma
soprattutto è indispensabile organizzare i nostri compagni e simpatizzanti per
un intervento sistematico dal basso, capillare, costruendo momenti di
autorganizzazione, comitati, coordinamenti di lavoratori e delegati che
raccolgano le forze per questa battaglia decisiva. Cominciamo col chiedere il
ritiro dal tavolo di trattativa da parte della delegazione della Cgil.
Aldilà di tutte le facili enunciazioni sulla "centralità del conflitto
capitale-lavoro", è ora di avviare quella svolta che permetta al partito
di insediarsi saldamente nella classe lavoratrice.
*Comitato politico nazionale
(pubblicato su "Liberazione" del 19 giugno 2008)
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Una svolta operaia per una nuova Rifondazione comunista (la quarta mozione al Settimo congresso)