Cari compagni, sicuramente per noi questo è un congresso molto importante, perché si tratta chiaramente di tirare una riga di bilancio da Chianciano a oggi sulla tenuta effettiva di questo partito.
Vorrei fare prima di tutto un'osservazione, perché devo dire che alcuni interventi mi hanno suscitato un senso di ribellione, perché dopo ventidue anni di Rifondazione Comunista il fatto che in questo dibattito così importante vengano proposti come riferimenti ideologici e storici la “svolta di Salerno da cui dovremmo partire”, la “figura di Togliatti rivoluzionario costituente”... Io sento un fremito e vi invito a una ribellione. La svolta di Salerno! Che ha seppellito la rivoluzione in Italia! Togliatti “il rivoluzionario costituente”! Ministro della giustizia che ha concesso l'amnistia ai fascisti! E che venga utilizzato qui per descrivere la storia con la “esse maiuscola” contrapposto alla storia di oggi con la “esse minuscola” mi sembra veramente un utilizzo inaccettabile. Se questa è l'alternativa compagni, non è accettabile!
Questi riferimenti ideologici che qui ci vengono proposti, mi aiutano a mettere il dito nella piaga che secondo me noi abbiamo. Sono state fatte tante metafore ed è stato anche detto nella relazione che potremmo definire questo nostro congresso come quello dello stuzzicadente. Penso che effettivamente dovremmo capire, se questo è il congresso dello stuzzicadente, che cosa vuol dire. Nel senso, e faccio riferimento anche a ciò che ho detto prima, che penso che il nostro problema non è il ridimensionamento -che pure è un problema evidente, le cifre sono chiare- o la mancanza di radicamento, che pure c'è e anche questo è stato denunciato. Perché poi in realtà nei territori ci sono anche i compagni che lavorano.
Il problema vero qui è il patchwork ideologico e culturale, la molteplicità, e dunque noi abbiamo, e lo dico con tutto il rispetto per i compagni, il modello della Federazione di Asti, il modello della Federazione di Catania. Abbiamo tanti modelli e non si capisce la linea.
Poi ci sono innamoramenti improvvisi: oggi siamo tutti d'accordo nel dire che siamo autonomi e alternativi al centrosinistra (peraltro concetto che abbiamo spiegato più e più volte, nell'ambito della Federazione della Sinistra, che forse era il caso di farla finita con quel percorso) e che questo è un punto dirimente. Io compagni ho la sensazione a volte di non capire di che cosa stiamo parlando. Vi è una totale sconnessione tra le elaborazioni politiche e la pratica che viene poi effettivamente portata avanti nelle Federazioni.
Io sono della Federazione di Milano e vi dico che noi eravamo molto controcorrente due anni e mezzo fa quando dicevamo che Pisapia sarebbe stata la tragedia nostra e di chi era investito dal grande vento arancione. C'era grande entusiasmo e noi eravamo molto controcorrente. Qualche settimana fa, il nostro partito, che non è in giunta ma in maggioranza, ha votato un bilancio comunale lacrime e sangue e non era necessario! Al congresso abbiamo posto questo problema nei circoli, perché c'era la discussione sul bilancio comunale. Voi sapete che prima delle elezioni noi avevamo l'assessore al bilancio Tabacci. Dopo il rimpasto, è arrivato un altro assessore al bilancio che è forse anche peggio. Quest'ultima, è la relatrice del bilancio europeo, nonché consulente di Marta Vincenzi, colei che ha fatto i danni della privatizzazione a Genova. E questo assessore ha fatto pagare i 480 milioni di deficit che il Comune di Milano ha ai soliti noti: c'è stato un aumento pazzesco delle tasse a carico; a Milano non c'era nemmeno l'addizionale Irpef e noi ringraziamo Pisapia di averla introdotta.
Insomma, adesso arriverà la destra (certo, sta sta molto male a livello nazionale e anche in Lombardia a Milano) ma è evidente che avrà uno spazio enorme rispetto a questo, perché questa è la giunta delle tasse, dell'aumento dei costi dei servizi, della riduzione del personale. Anche se poi è stato agitato che ci sono state ben 300 assunzioni su 16 mila dipendenti che ha il Comune di Milano e che non ci sono state le privatizzazioni. Io sono rimasta anche colpita, perché sono stati usati argomenti, anche nel nostro dibattito, non corrispondenti alla verità, perché non è vero: Pisapia le ha fatte le privatizzazioni e noi le abbiamo pure votate, ad esempio la privatizzazione di Sea-Serravalle. E poi abbiamo detto che siamo a favore, auspicando che il prossimo futuro vi sia una maggiore partecipazione dei comitati. Ma compagni, in questi due anni e mezzo i famosi comitati arancioni di sostegno si sono svuotati e nelle condizioni attuali, l'unica partecipazione possibile è quella che abbiamo visto al Palazzo Rosso a Genova: lì si che abbiamo i lavoratori che partecipano, che entrano al Consiglio Comunale costringendo il Sindaco a chiedere l'intervento della prefettura per l'autodifesa personale.
Io lo dico compagni. Noi facciamo le grandi battaglie perché dobbiamo uscire dal minoritarismo, perché siamo ininfluenti, perché è importante avere il nostro rappresentante nelle istituzioni. Dopodiché compagni, quando ce l'abbiamo riusciamo a fare queste cose. Siamo riusciti a inimicarci persino i movimenti femministi per le formulazioni familiste del sindaco.
Io penso che non si possa avere parole rispetto all'utilità di un partito. In una città, peraltro, attraversata da grandi contraddizioni. In cinque anni sono aumentati i senzatetto del 70%, vi è un problema casa drammatico, questa giunta ha investito una quantità di denaro esagerata in Expo, e noi non siamo in grado di contestare tutto ciò. Siamo presenti alle manifestazioni, e ci mancherebbe, ma non possiamo organizzare l'opposizione, come peraltro è stato denunciato anche da tanti compagni, perché noi siamo lì a tenere in piedi la giunta “sperando nel futuro”.
Penso che il ruolo di un partito comunista non sia questo ed è necessario fare una scelta di coraggio. Veniamo qui per dire che dobbiamo “disobbedire ai trattati” ma è facile dirlo davanti a questa platea. Però poi abbiamo anche delle responsabilità e allora le scelte di coraggio bisogna farle nelle stanze dove noi siamo presenti e possiamo contare ed essere effettivamente punto di riferimento per chi si mobilita.
Noi abbiamo presentato questo ordine del giorno e sono rimasta stupita della reazione che questo ha avuto, perché anche i compagni della terza mozione, che pure sono contrari -come dicono-, ci hanno proposto una riflessione rispetto alla giunta e all'opportunità di aprire i percorsi: ma allo stato dell'arte le riflessioni stanno a zero.
Faccio un'ultima considerazione. Lo stato del partito, proprio per questa modalità di dibattito che noi abbiamo, in cui non riconosciamo una coerenza di ragionamento e di visione unitaria del nostro lavoro politico è molto problematico. Il compagno segretario nella sua introduzione ha fatto un appello a volerci bene e a subordinare la parte al tutto, che è un concetto molto importante per un partito che si vuole tenere unito e insieme. Ma la domanda è: qual'è questo tutto a cui ci subordiniamo? Io penso che noi abbiamo un vincolo ed è la nostra classe di riferimento, i compagni per i quali serve un partito comunista. Come mozione due, come compagni che hanno agitato la necessità urgente della formazione del partito di classe e di una rappresentanza politica del movimento operaio, pensiamo che questo sia il vincolo e sia anche il tutto a cui ci subordiniamo e invitiamo tutti a farlo, per non perdersi nel labirinto delle formulazioni incoerenti e dei tatticismi politici.
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