Un’epoca si è chiusa alle nostre spalle, compagni, ed era quella in cui i comunisti erano il principale partito di riferimento dei lavoratori di questo paese. Noi abbiamo ereditato questa storia e l’abbiamo dilapidata. Oggi questa tenuta, che in passato aveva legato fortemente il movimento operaio, gli oppressi, a una alternativa di sistema, a una alternativa socialista, è andata completamente persa.
Io credo che noi dobbiamo andare al fondo di quella che è la crisi verticale che sta attraversando il nostro partito. Perché, compagni, noi perdiamo il 30% degli iscritti rispetto allo scorso anno, facciamo un congresso con cinquemila compagni in meno che partecipano. Si è detto che abbiamo mille circoli a livello nazionale, ma non si è detto che in molti di questi circoli sono andati a votare uno, due o tre compagni.
Credo che è necessario avere un realismo rispetto a dove ci ha condotto la politica di questo gruppo dirigente negli ultimi cinque anni. Allora al segretario che viene qua e ci dice che lui non ha rispettato il mandato congressuale di Napoli, e aggiungo io, non hai rispettato nemmeno il mandato congressuale di Chianciano perché la svolta in basso a sinistra è stata tradita non appena i vendoliani sono usciti da questo partito, come si fa a venire qui al congresso a dire una cosa del genere? Come si fa a presentare questa alternatività al PD quando i fatti li abbiamo sotto i nostri occhi? Ora compagni, si è parlato delle giunte di centro-sinistra, della Toscana, ma io vorrei basarmi su quella che è stata la mobilitazione degli autoferrotranvieri di Genova, ne hanno già parlato altri compagni. Avevano un manifesto, uno striscione, in quella manifestazione, che diceva “Renzi è un nemico dei lavoratori”. Concordo! E mi domando: e Doria? Cos’è Doria? Di certo non è un amico dei lavoratori. E non vengono visti come tali tutti coloro che hanno sostenuto questa proposta. Io credo che la questione del PD, compagni, non è affatto risolta, lo dico al segretario ma anche ai compagni del terzo documento, che la questione non è stata risolta dai fatti, si riproporrà ancora, perché esiste ancora una destra in questo paese e perché verranno nuovamente proposte alleanze democratiche, queste alleanze democratiche producono disastri sul welfare, lo stato sociale e sui trasporti nelle grandi città e nelle regioni dove governiamo con il Partito Democratico.
Ora, io credo che noi dobbiamo avere coscienza di quella che è la situazione della nostra classe. C’è un compagno che io stimo molto, che credo sia uno dei compagni che più formazione marxista ha in questo partito, il segretario di Lodi, il compagno Viani, faceva un ragionamento sulla desertificazione industriale che si sta producendo in questo paese. Però stiamo attenti, compagni, cerchiamo di avere una visione realistica, di quello che è lo stato della classe lavoratrice in questo paese, perché nonostante i cinque anni di crisi e il fatto che si sono persi un milione di posti di lavoro e duecentocinquantamila posti di lavoro solo nel mezzogiorno d’Italia, esistono in questo paese otto milioni di operai, esistono tre milioni e mezzo di operai industriali, non stiamo finendo nel Terzo mondo, l’Italia è ancora la terza forza industriale in Europa. Il problema, e lo dico al compagno Burgio, non è che i nostri interlocutori sono arretrati, che è basso il livello di coscienza, sono arretrati i loro apparati, i lavoratori sono molto più avanzati dei dirigenti politici e sindacali. E si è visto a Genova, dove l’enorme rabbia accumulata ha trovato un’espressione, e si, lo voglio dire al compagno Steri, c’è stata una mobilitazione che ha avuto elementi insurrezionali. E io credo che questo sia il futuro! Noi non possiamo vedere il mondo che ci circonda tutto nero.
E non possiamo costruire una prospettiva politica…. noi siamo in una svolta epocale, abbiamo di fronte la più grande crisi del capitalismo in ottant’anni, e qui non è stata fatta un discussione in questo congresso sulla crisi perché sono le scaramucce quelle che prevalgono. E devo dire anche una cosa, compagni, avendo visto questo congresso ed altri congressi, non pensiate che il partito possa uscire dalle secche in cui è entrato aggirando il confronto politico, con appelli alle mozioni, prendendo posizioni di pancia o, peggio ancora, con sparate demagogiche. Credo che ci sia chi il populismo lo sa usare meglio di noi in questo paese. Un partito comunista parla alla ragione dei militanti, un partito comunista deve essere in grado di elevare ed educare i militanti. Dargli una formazione politica. E soprattutto è in grado di far discendere le proprie proposte da una analisi generale dello stato del capitalismo e da quella che è la situazione in cui oggi è immersa la nostra classe.
Voglio dire una cosa. Diceva la compagna Rinaldi che è rammaricata perché il gruppo dirigente della CGIL non si è opposto al massacro sociale portato avanti dal Governo Monti e dal Governa Letta-Alfano, ma io mi rammaricherei perchè noi, il nostro partito, non abbiamo fatto una battaglia politica in quella stessa CGIL in questi anni. Non l’abbiamo fatta all’ultimo congresso e non la faremo nel prossimo congresso. Perchè? Perché guardavamo in altre direzioni, i nostri interlocutori nei momenti decisivi in cui si sviluppava un movimento di massa, da Pomigliano alla manifestazione del 16 ottobre, erano altri e guardavano in altre direzioni.
Ora, io credo che noi abbiamo una grande responsabilità, di affrontare questa discussione, lo dico non parlando solo della finanza e della speculazione, il discorso che sempre il segretario fa sulla “mordacchia alla speculazione”, ma anche rispetto alla questione che è stata posta in un emendamento della sovranità monetaria. Io credo che non si centri il bersaglio. La questione decisiva sono i rapporti di produzione, abbattere il capitalismo e la proprietà privata dei mezzi di produzione. Credo, compagni, che se noi pensiamo di rifondare, e lo dico anche ai compagni del terzo documento, la rifondazione comunista con i cascami dello stalinismo e del togliattismo siamo su una strada sbagliata. Se oggi il movimento comunista è ridotto così, è anche per quelle responsabilità e per quel tipo di regimi, a me non basta che un partito si chiami comunista e che un governo si dichiari comunista se poi sfrutta gli operai. E non credo all’economia socialista di mercato, in cui crede il compagno Sorini, che è presente e che saluto, penso che sia tutt’altro quel regime e che sia un capitalismo brutale, che si ammanta sotto una bandiera rossa e una falce e martello.
E allora si cala la proposta del partito di classe che noi abbiamo avanzato, non è stata premiata da questo congresso, ma noi siamo gente ottimista. Ci sarà la verifica e poi chi ha più tela tesserà. Però compagni questa questione non può essere più elusa, e non possiamo non essere consapevoli delle dimensioni del nostro partito, e vi dico anche una cosa, non pensiamo più che il terreno centrale nella discussione tra di noi e nei congressi, non siamo più disposti a logorarci in discussioni e lotte intestine che non hanno più ragione di esistere. perché poi alla fine una cosa è fare una battaglia di minoranza in un partito che incide nella società, che è in grado di determinarne gli sbocchi, ma quello che noi decidiamo o non decidiamo, e spesso sono le mezze decisioni quelle che prevalgono, non influenza quasi più niente nella società. Dobbiamo essere coscienti di questo. D’altra parte non crediamo nella formazione di micro-partitini però noi vorremmo sfidarvi, e la mozione si promuove come movimento politico (interruzione dalla presidenza) perchè è sul terreno della mobilitazione, è sul terreno della capacità di costruzione del conflitto, sul piano giovanile, sul piano sindacale che vorremmo misurare le nostre diverse opzioni politiche. E dico una cosa, compagni, che la proposta del partito di classe è una proposta che noi rivolgiamo a tutto il partito ma che guarda anche oltre, perchè noi ormai siamo un piccolo partito e neanche troppo di avanguardia. E dobbiamo avere la capacità di rivolgerci all’esterno. In particolare guarda a quei settori più combattivi, quelli che in questo paese hanno posto la questione della rappresentanza politica dei lavoratori. Noi dobbiamo incalzare questa questione e non rivolgerci sempre agli stessi micro-apparati della sinistra. Qui quello che è necessario è una bella ondata che porti via tutto quello che si è prodotto di maleodorante e di insopportabile sulla spiaggia durante la bassa marea. E se non c’è questo, compagni, non so veramente a che cosa ci si potrà aggrappare.
Concedetemi di concludere, con una piccola nota personale, dopo molti anni in cui sono in questo partito, questo è l’ultimo intervento che faccio da dirigente del PRC. Non si tratta di una scelta individuale ma come sempre collettiva, ma sono stato comunque io a proporla, e come me altri compagni e compagne usciranno dal Comitato Politico Nazionale. Cambieremo la nostra rappresentanza dei due terzi, e non facciamo retorica sul rinnovamento, non siamo abituati a fare questo tipo di retorica, però chi questa retorica la fa un giorno si l’altro anche, vorremmo che fosse coerente con quello che ci viene a dire. La nostra è una scelta politica, precisa e consapevole, di ridislocare le nostre forze, i nostri quadri, i nostri militanti da un impegno prevalente sul fronte del partito, che poi alla fine è una discussione intestina, che sta dando sempre più il peggio di se, che si sta appiattendo, ogni giorno di più, al fronte del movimento. Questa è una scelta che facciamo. Una piccola nota personale: preme ricordare e ringraziare quelle compagne e compagni che in questi anni non hanno visto in me, o in altri compagni che come me hanno assunto responsabilità dirigenti semplicemente un nemico interno da abbattere ma un compagno che, a prescindere dalle differenze, ha assolto con rigore e come meglio ha potuto, badando all’interesse generale della causa che noi dovremmo rappresentare, le sue responsabilità e gli incarichi che gli venivano assegnati.
Grazie compagni.
Leggi anche: