Ormai da mesi a Udine è in atto una pericolosa offensiva fascista, che ha lo scopo di intimidire i militanti delle organizzazioni di sinistra. Il tentativo di ascesa di questi parassiti cerca di sfruttare lo scontento sociale provocato dalle politiche impopolari del governo Prodi.
Da non sottovalutare poi il peso sullo stomaco di quattro anni di politica scellerata e antipopolare del governo regionale di centrosinistra guidato da Riccardo Illy, uno dei più potenti industriali del Triveneto. Tutte queste problematiche hanno costituito una miscela esplosiva che è scoppiata e con cui bisognerà fare i conti da qui in avanti.
A partire dalla seconda metà dell’anno scorso, i fascisti hanno esordito con volantinaggi di massa di fronte ai principali poli scolastici della città; tali volantinaggi rappresentano il maggiore pericolo, poiché sono indirizzati verso quella parte di studenti oramai disillusi nei confronti delle politiche della Giunta regionale, potenzialmente strumentalizzabili quindi come manodopera per consolidare l’attività dei naziskin. Ragazzi tra i più facinorosi e violenti sono stati reclutati nella curva della tifoseria, notoriamente di estrema destra, dell’Udinese.
Il peggio, purtroppo, non ha tardato ad arrivare. La svolta è iniziata in autunno, quando la città e alcuni dei comuni del circondario si sono svegliati con muri, cartelli stradali, cabine elettriche piene di scritte razziste, svastiche, croci celtiche… tanto da essere tema dei giornali locali per diversi giorni. E da lì in poi la deriva è proseguita. Sono iniziati pedinamenti ed aggressioni contro compagni, anarchici, giovani la cui sola colpa è di vestirsi in un modo che i neofascisti considerano provocatorio. Il culmine si è raggiunto quando un sabato sera, nella birreria più frequentata della città, in pieno centro cittadino, un ragazzo è stato minacciato con un coltello. Per fortuna questo è stato l’unico episodio di una certa gravità, però c’era la consapevolezza che se non si reagiva prontamente, misfatti del genere erano destinati a riaccadere.
Per contrastare questa pericolosa deriva, infatti, trasversalmente tra il Centro sociale, Rifondazione comunista, le Donne in Nero ed altre organizzazioni, è emersa la volontà di unire le forze creando un coordinamento antifascista.
Negli ultimi mesi questo coordinamento è stato protagonista di una serie di iniziative pubbliche, come presidi e volantinaggi finalizzati a rimuovere la cortina fumogena che impediva agli atti dei neofascisti di essere noti e denunciati pubblicamente. L’unione delle forze antifasciste, seppure eterogenee, ha consentito di affrontare il problema con maggior determinazione. Durante le celebrazioni del 25 aprile è stata organizzata una presenza unitaria in piazza all’interno del corteo ufficiale. Successivamente Rifondazione Comunista e i Giovani Comunisti, attraverso una conferenza stampa, hanno denunciato le intimidazioni, le provocazioni che hanno subito i militanti e gli attivisti delle organizzazioni di sinistra. Grazie a questa ferma reazione sono stati ottenuti alcuni risultati: le scritte vergognose sono state coperte, sono scattate delle denunce e dei controlli a carico di alcune “teste rasate”.
L’esperienza del coordinamento antifascista, pur con i suoi limiti, ci ha insegnato che è necessario creare una forza trasversale contro il fascismo; noi come marxisti riteniamo che sia altrettanto necessario, affinché la lotta sia veramente efficace, rendere partecipi innanzitutto i sindacati e tutte le organizzazioni di massa del movimento operaio. Solo così si può coinvolgere i settori decisivi della società e respingere con fermezza l’insorgere di qualsiasi minaccia neofascista!
23/05/07