Venerdì 15 giugno le lavoratrici e i lavoratori della Filcams Cgil del Trentino hanno risposto con la più grande partecipazione della nostra storia allo sciopero generale di categoria indetto contro tutte le manovre antisociali del governo Monti. Come annunciato nell’intervento alla fine della manifestazione, “lo sciopero é la migliore risposta ad un governo che ha come unica missione quella di farci pagare il conto per restare nell’Europa dei banchieri e della finanza”.
Tasse, pensioni, precarietà, licenziamenti facili, liberalizzazione degli orari dei negozi. Tutto ciò a fronte di lavoratori con le retribuzioni e le pensioni tra le più basse d’Europa e con un’intera generazione condannata alla precarietà a vita.
Manovre particolarmente odio-se che nella nostra categoria si abbatteranno in particolare sulle donne, tanto più quelle immigrate sulle quali grava una condizione di ricattabilità lavorativa normativa e salariale ancora peggiore.
La Filcams del Trentino è stata lineare nel concretizzare il percorso partito nei mesi precedenti, quando abbiamo chiesto inutilmente al direttivo della Cgil del Trentino con un ordine del giorno la convocazione dello sciopero generale territoriale. Documento che ci ha visti contrapposti alla maggioranza camussiana e di Lavoro e società che si è mantenuta su posizioni attendiste aspettando ordini dal nazionale.
Un attendismo che infatti non è sfociato in nemmeno un’ora di sciopero, nemmeno quelle del pacchetto che erano state decise dal direttivo nazionale Cgil a marzo.
Noi non potevamo attendere, non potevamo rimanere passivi all’attacco che si sta sferrando, non potevamo farci inghiottire dalla crescente burocratizzazione di un fronte di dirigenti sindacali completamente assenti e distanti dai lavoratori, che mai come in questi mesi hanno svolto un’azione di contenimento davanti al crescente malessere tra i lavoratori.
Come dirigenti della categoria ancora una volta non abbiamo accettato il classico atteggiamento dei burocrati: radicali a parole per poi promuovere la passività tra i lavoratori. Siamo un sindacato di una categoria debole, con molti limiti oggettivi e probabilmente non ancora pronto ad una lunga stagione di lotte, questo però non ci ha sollevati dal dovere di provare a smuovere una situazione locale già data per sconfitta tra i dirigenti.
La dichiarazione del nostro sciopero era stata vista da molti come l’occasione per “gufare” e sperare in un insuccesso, per poi sostenerne l’inefficacia e l’imprudenza.
Abbiamo organizzato assemblee capillari per tre settimane, abbiamo incalzato i delegati, e il giorno dello sciopero abbiamo visto i risultati.
Per la prima volta si è riempito un pullman da Rovereto ed il presidio in piazza si è riempito di lavoratrici e lavoratori, con slogan, fischietti, trombette e bandiere ovunque. Una risposta che gli stessi vertici sindacali hanno dovuto ammettere essere andata ben oltre ogni previsione (abbiamo quadruplicato i numeri dell’iniziativa Fiom di qualche giorno prima).
Sono intervenute parecchie delegate, anche immigrate, che hanno raccontato i loro disagi lavorativi e quelli dei loro colleghi, suscitando nella piazza numerosi applausi e consensi.
Prima della conclusione del segretario nazionale Franco Martini sono intervenuto, oltre che sulla denuncia di tutte le questioni in campo, criticando la Cgil per la mancanza di vere iniziative all’altezza dello scontro in atto, compreso il malaugurato compromesso delle 3 ore di sciopero sulle pensioni, sostenendo l’urgenza di “concretizzare le ore di sciopero programmate con una rapida proclamazione dello sciopero generale nella provincia di Trento seguita altrettanto rapidamente dalla proclamazione dello sciopero generale nazionale a Roma”. Se Cisl e Uil saranno della partita bene, la cosa ci farà piacere, se non lo saranno peggio per loro. Si assumeranno però la grave responsabilità di aver assistito passivamente allo stravolgimento dell’universo dei diritti del mondo del lavoro.
Chiediamo quindi di farlo al più presto. Questo governo va fermato, questi ministri vanno fermati e cacciati. Per farlo non occorre inventarsi nulla, basta chiamare i lavoratori alla lotta come successo nel 2002 e offrire loro la possibilità di esprimere il loro sdegno e la loro rabbia.
L’esito di quella battaglia è stato vincente. L’esito di questa non si può sapere oggi. Quel che è certo è che solo lottando si ha qualche possibilità di vincere. Stando fermi invece, l’unica certezza, è proprio la sconfitta”.
Abbiamo dunque verificato la disponibilità alla lotta della nostra classe, sappiamo che c’è ancora molto lavoro da fare, ma sappiamo anche che l’autunno che verrà vedrà i lavoratori del commercio pronti alla lotta.
Il video della giornata di sciopero lo trovate sul sito: www.filcamstrentino.it
* segretario Filcams Trentino