Il no al ponte non basta! - Falcemartello

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Messina

Il no al ponte non basta!

Il 22 gennaio scorso 20mila persone hanno riempito le strade di Messina manifestando contro la costruzione del Ponte sullo Stretto. Un corteo colorato, caratterizzato dalla presenza di una delegazione di valsusini, reduci dalle proteste contro il passaggio della linea ad alta velocità ferroviaria nella loro valle.

Purtroppo chi in questi anni ha diretto ed organizzato la lotta contro il Ponte - tra questi anche i dirigenti cittadini del Prc - ha puntato soprattutto sull’impatto mediatico che, nelle intenzioni, doveva essere raggiunto con manifestazioni dal carattere politicamente trasversale.

L’imminenza dell’avvio dei lavori ha fatto crescere la partecipazione e costretto le forze politiche di centro, ma anche di destra (parti di An e Forza Nuova) a cambiare la loro posizione al riguardo. La volontà di bloccare il progetto unicamente attraverso imponenti manifestazioni però ha condotto vasti settori del movimento NoPonte - compresa Rifondazione - a coinvolgere nella rete organizzatrice l’associazione “Quo Usque Tandem” ossia Azione Giovani di Messina, con l’effetto immediato di spoliticizzare la lotta e disorientare i militanti attivi. Si è data quindi la possibilità a questi signori di organizzare il loro spezzone, accompagnati da Beniamino Scarfone (Direzione Nazionale di Azione Giovani). La loro presenza, giustamente non tollerata da molti compagni, ha fatto si che all’ennesima provocazione sia scoppiato lo scontro dal quale ne ha tratto beneficio mediatico il consigliere comunale Rizzo (An).

Scandaloso il comunicato stampa del Segretario del circolo cittadino di Rifondazione, Tonino Cafeo, che parla di “idioti autori del gesto” e di “provocatori che picchiano la gente per strada”. In un clima sempre più acceso, che ha visto l’aggressione di tanti compagni in tutta Italia da parte dei fascisti, è di una gravità estrema fare entrare i loro fiancheggiatori ai cortei.

Esistono settori di destra e di centro che si oppongono alla costruzione del ponte con l’obiettivo di lasciare immutata la situazione della città, permettendo ai traghettatori privati di macinare profitti sulla pelle della città, tacendo di fronte allo smantellamento dei pochi siti industriali (come il cantiere navale Smeb) o la continua dismissione delle Ferrovie dello Stato. La Sicilia è un esempio chiaro dell’inutilità delle grandi opere promesse da Berlusconi: arriva il ponte sullo stretto mentre la stragrande maggioranza delle tratte ferroviarie è a binario unico, l’autostrada Messina- Palermo da oltre quarant’anni deve essere ultimata. Occorre invertire la rotta, respingere la strumentalizzazione della destra, espellere i giovani di An dalla rete NoPonte ed indirizzare la stessa verso un coinvolgimento attivo dei lavoratori, in particolare coloro che lavorano per le compagnie di navigazione (Rfi e privati). L’intervento attivo della classe lavoratrice è infatti il solo strumento che può danneggiare direttamente i padroni facendoli rinunciare definitivamente ai loro piani speculativi.

Affiancare quindi la lotta contro il ponte a quella per la ristatalizzazione delle ex-FS e la nazionalizzazione delle compagnie di navigazione private per creare un’unica compagnia di navigazione operante nello Stretto e porla sotto il controllo dei lavoratori realizzando così un piano nazionale del trasporto pubblico gestito dai lavoratori stessi, dalle popolazioni coinvolte a favore dell’interesse collettivo, in modo tale da non sperperare i fondi pubblici in opere inutili.