Primi scioperi delle operaie tessili di Belvedere - Falcemartello

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Dopo la lotta dei lavoratori della Polti


Le loro fabbriche rischiano di chiudere e 500 lavoratori rimarrebbero senza salario e senza prospettive di lavoro, tutto questo in una regione devastata dalle politiche liberiste.

Sabato 13 novembre, a Belvedere Marittimo (CS), un’intera cittadina e tanti altri lavoratori dell’intero alto tirreno cosentino, sono scese in piazza aderendo allo sciopero generale di zona indetto dai sindacati confederali. Motivo della protesta è la seria possibilità che la Foderauto, fabbrica che costruisce le fodere dei sedili per la Fiat, chiuda definitivamente.

La Lear, azienda che commissiona le fodere, ha rinnovato solo una delle due commissioni normalmente garantite alla fabbrica di Belvedere. I padroni della Foderauto hanno già minacciato di licenziare metà del personale (i profitti non si toccano!) e le lavoratrici rispondono che per difendere il posto di lavoro sono disposte anche ad occupare lo stabilimento. Questa fabbrica è l’ultima rimasta di tutto il polo tessile calabrese, dopo che negli scorsi due anni sono state smantellate la Marlane di Praia, la Tessile di Cetraro, quella di Castrovillari e Reggio Calabria.

Le macchine che venivano utilizzate alla Marlane ora si trovano a Praga, invece di 300 operaie calabresi oggi lavorano, per 120 euro al mese, le lavoratrici ceche. I sindacati come al solito promettono la linea dura (la CGIL intima ai padroni che non accetteranno un solo licenziamento), ma come sempre si oppongono all’idea delle lavoratrici di occupare la fabbrica o di nazionalizzarla.

Lo sciopero viene indetto di sabato mattina, quando la gran parte degli operai non lavora. Promettono la difesa dei posti, ma si siedono ai tavoli accettando tutto ciò che Confindustria chiede. Hanno accettato lo smantellamento del polo tessile senza aver lanciato una battaglia per la difesa incondizionata dei posti di lavoro.

Alla Polti i dirigenti sindacali hanno tradito apertamente la fiducia degli operai, firmando l’accordo per la cassa integrazione (cassa integrazione per due settimane e turnazione per tutti). Tutto questo mentre promettevano il contrario. La cassa integrazione finisce a Gennaio e i lavoratori sono totalmente incerti sul loro futuro, vivono lo spettro della delocalizzazione della fabbrica e dei licenziamenti di massa (sono appena scaduti i 5 anni di vincolo imposto dallo Stato per chi ha goduto dei “favori” della legge 488).

Parlando con un lavoratore della Polti è emerso chiaramente il senso di sfiducia che li colpisce e la consapevolezza che solo con la lotta dura è possibile opporsi alle politiche aziendali.

Per questo invitiamo tutte le lavoratrici ed i lavoratori della nostra regione ad organizzarsi e a lottare per riconquistare il sindacato alle proprie ragioni. Solo con un sindacato combattivo e che difenda realmente i nostri interessi è possibile opporsi alle politiche liberiste e cacciare, una volta per tutte, Berlusconi ed il suo governo.