Si riaprono le danze vorticose dei numeri per i lavoratori precari della scuola – docenti e personale tecnico-amministrativo. Numeri di speranza dei punteggi e posizioni aggiornate per 250mila precari inclusi nelle graduatorie ad esaurimento e numeri illusori e derisori strombazzati dal Ministero nella recente dichiarazione di stabilizzazione per 67mila lavoratori nel triennio 2011-2013. Una bella danza di cifre, peccato che si muova all’interno di un taglio da 7,8 miliardi di euro.Muoviamoci con ordine in questa danza perversa. La Legge 133/2008 varata dal governo decurta la scuola statale di 7,8 miliardi di euro, tradotto in costi umani: 87.341 docenti e 44.500 tra personale tecnico-amministrativo vittime di un licenziamento di massa, o meglio una non-assunzione a tempo indeterminato, trattandosi di lavoratori precari, chi con più di dieci anni di precariato alle spalle, chi con concorsi superati, chi con i famosi e costosi bienni abilitanti. Numeri, numeri ed ancora numeri: a settembre 2011 l’anno scolastico si aprirà all’insegna della terza tranche di tagli che investirà 19.100 docenti e 14.500 Ata.
È fresca notizia, sbandierata dalla Cgil come prima vittoria, l’immissione in ruolo di 67mila lavoratori tra cui 30.482 docenti delle scuole di ogni ordine e grado e 36.488 personale tecnico-amministrativo. Cifre-specchietto per le allodole: non solo le assunzioni saranno ripartite su tre anni ma sono assolutamente ridicole se inserite nelle cifre vorticose dei tagli, entro le quali si muovono realmente. Si lascia al lettore qualche addizione, ma soprattutto sottrazione, per capire la presa in giro che il governo continua a perpetrare verso le migliaia di lavoratori della scuola.
Ma non finisce qui la farsa tragica, anzi si aggrava: ai neo-immessi in ruolo non verrà riconosciuta l’anzianità di servizio e si troveranno dunque con una paga più bassa di quella dei colleghi già di ruolo, svolgendo di fatto lo stesso lavoro! Siamo all’inizio vero e proprio della distruzione del contratto collettivo nazionale della scuola, quello che verrà firmato è una deroga al contratto nazionale e una violazione del Testo unico della scuola, il Decreto legislativo 297 del 1994, in particolare agli articoli 485, 490 e 569 che affermano chiaramente il diritto al riconoscimento del pre-ruolo ai fini del calcolo dello stipendio del neo-assunto.
Eppure c’è chi plaude ad un risultato positivo, come i principali sindacati di riferimento che nei tre anni di contrasto alla riforma Gelmini hanno firmato tutto il “non- firmabile” proposto dal Ministero, con il risultato che i lavoratori della scuola sono rimasti veramente “a casa da scuola”, tradotto più crudamente: disoccupati e senza possibilità di rientrare, dato che ogni anno lavorativo perso non si maturano punti che consentono di avanzare in graduatoria. Le urla e le lotte degli insegnanti, organizzati dal 2008 in coordinamenti sia cittadini sia regionali ed unitesi nel Coordinamento precari scuola nazionale, sono state anestetizzate dall’informazione, strumentalizzate ed anche derise dalla politica, cavalcate impropriamente dai sindacati. Per giungere a cosa? Alla conclusione del massacro occupazionale e salariale dei lavoratori precari della scuola, così come il Ministero dell’istruzione in concerto con il ministro Tremonti, vero deus ex machina del piano programmatico, avevano stabilito di fare.