A Modena è in fase di sperimentazione un nuovo sistema di welfare che, spiega l’amministrazione democratica, punta ad eliminare in breve tempo la disoccupazione giovanile: l’incendio degli autobus.
L’esperimento ha avuto un inizio alquanto scontato, stile romanzo Harmony o manuale d’economia: qualche anno fa l’azienda dei trasporti locali, Atcm, diviene una s.p.a. e apre alle partecipazioni private (prima francesi, poi, ritiratisi i parigini di Ratp, italianissime), mantenendo una rassicurante maggioranza pubblica e cambiando il nome in Seta. L’enfasi del centro-sinistra sulla maggioranza pubblica vorrebbe essere un ammiccamento al lettore democratico e informato che pensa di conoscere già trama e finale (controllo del pubblico sul privato e altre amenità), ma il compito di una società per azioni è creare utili, al di là di maggioranze e minoranze.
Si passa così per gli aumenti dei biglietti urbani (aumentati in quattro anni di 20 centesimi e con un previsto rincaro di altri 10) e degli abbonamenti urbani annuali (il prossimo piano: da 260 a 280 euro per gli over 26 e per gli studenti under 26, rinomati produttori di reddito, da 200 a 260 euro). Gli autisti (400) lamentano la mancanza di 50 unità ed un iper-sfruttamento con straordinari giornalieri, fino ad avere turni doppi o anche tripli per la bellezza di 13 ore di guida consecutive per 20 giorni di seguito.
Nonostante gli sforzi, il pareggio di bilancio è precario: a questo punto il lettore penserà che sia finita, come vuole la tradizione…e invece no! Colpo di scena: gli autobus cominciano a bruciare! Nel 2014 sei autobus vanno in fiamme e nel nuovo anno sono già quattro, alcuni con studenti appena scaricati davanti alla loro scuola.
Uno di questi autobus aveva la veneranda età di 19 anni... Insomma, anche a Modena ci sono ragioni a iosa per lottare seriamente per un trasporto pubblico, gratuito e di qualità!