Anche nel 2012 il governo ha approvato la legge di Stabilità, ovvero un nuovo nome per la vecchia manovra finanziaria. Come ogni anno, anche in quello passato questa legge ha contribuito ad accrescere le differenze di classe presenti nel paese, penalizzando in particolare i lavoratori dipendenti, unica categoria il cui reddito, essendo tassato all’origine, costituisce un’entrata sicura per il governo.
Questa legge di Stabilità, approvata in sordina il 21 dicembre scorso, non risparmia tagli sul fronte dell’istruzione pubblica. In particolare, sono stati tagliati ben 47,5 milioni di euro al Fondo delle istituzioni scolastiche (Fis), ossia quel bacino di denaro al quale le scuole, in funzione della legge sull’Autonomia scolastica, devono attingere per pagare i lavoratori dipendenti e per organizzare i corsi del piano di Offerta formativa. Si avrà di conseguenza per ogni scuola una carenza di denaro utile a finanziare progetti, ripetizioni agli studenti in difficoltà, visite didattiche e attività extracurricolari. Si calcola che ogni Istituto vedrà ridotto il proprio budget di 40-50 mila euro all’anno. Questo primo elemento è un chiaro avvertimento alla classe lavoratrice: il personale del comparto scuola rischia di subire tagli di stipendio, con il conseguente peggioramento delle condizioni di studio di chi non può permettersi di pagare le rette astronomiche delle scuole private. E questi studenti penalizzati sono, ancora una volta, i figli dei lavoratori. Inoltre gli istituti scolastici riceveranno i finanziamenti pubblici non più in base al numero di alunni e docenti, ma in proporzione ai risultati conseguiti, in una evidente logica di gestione aziendale della Scuola pubblica. Come se non bastasse, sempre per quanto riguarda gli Istituti superiori, pare scomparso l’emendamento interno alla legge che avrebbe dovuto cancellare la soppressione di 2mila istituti, ritenuta la scorsa estate incostituzionale da una sentenza della Consulta.
Sul fronte universitario la situazione, per quanto possibile, è addirittura peggiore: sono stati tagliati infatti ben 300 milioni di euro al fondo di finanziamento ordinario delle università. A causa di questi tagli il fondo ordinario non avrà più le risorse per gestire nemmeno la copertura delle spese di funzionamento delle università, con l’inevitabile conseguenza di ridurre la ricerca e i servizi agli studenti. A causa di questo provvedimento si stima che almeno 30 atenei italiani siano in procinto di chiudere i battenti a causa della mancanza di fondi, mentre il denaro viene elargito a università e scuole private di ogni genere e grado. Università e istituti privati che sappiamo bene essere gestiti da lobby che avranno un peso importante durante la prossima tornata elettorale.
In sintesi, la situazione è chiarissima: tagli ai fondi per l’istruzione pubblica, gestione aziendale degli istituti scolastici, riduzione dell’organico dei lavoratori dipendenti che ci garantiscono, grazie al loro lavoro, condizioni di vita dignitose nei luoghi di studio. Per gli studenti medi e universitari questa situazione è inaccettabile: è evidente ormai da anni l’attacco contro la nostra classe portato avanti dai vari governi attraverso le controriforme dell’Istruzione. L’unico strumento che gli studenti possiedono per ribaltare in loro favore i rapporti di forza presenti in questo sistema è la lotta coerente nei luoghi di studio, legata indissolubilmente alla lotta dei lavoratori per condizioni di lavoro dignitose e per la trasformazione in senso socialista della società. Le parole d’ordine devono essere chiare: nazionalizzazione delle aziende sotto il controllo dei lavoratori e una scuola pubblica, gratuita, laica, di qualità, controllata da chi dentro la scuola ci studia e ci lavora.
Da Pomigliano alla Statale di Milano, dalla Terim di Modena all’Università di Messina, dalle scuole di tutta Italia alle fabbriche e ai luoghi di lavoro, studenti e operai si devono levare come un sol uomo che lotta per la creazione di una società comunista.