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L’Assemblea congressuale del Partito della Rifondazione Comunista Puglia ritiene siano state ampiamente disattese le premesse con cui, dopo aver subito la scissione del 2009, si assumeva l’impegno di ricostruire e rilanciare il partito a partire dalla sua chiara collocazione nello scontro di classe. Prova ne è, anche, il disastroso risultato delle ultime elezioni amministrative che attesta il partito intorno all’1 % dei consensi, confermando come, a differenza di altri contesti dove le forze comuniste e anticapitaliste raddoppiano i loro voti, in Puglia aumenta il numero di chi ci considera un partito come tutti gli altri, nonostante nella stessa regione non si registri nessun exploit del Movimento 5 stelle. Il fatto che i lavoratori e i ceti popolari non ci identifichino come una credibile alternativa, differente dal resto del centro-sinistra, non sorprende anche alla luce delle posizioni adottate dalla Segreteria regionale. Infatti, se alcuni circoli Prc a livello locale non hanno siglato accordi elettorali con il Partito Democratico, si è trattato di eccezioni e non del frutto di un’indicazione regionale coerente con l’obiettivo che il partito si era dato al congresso di Chianciano, a partire dall'autonomia dal Pd. Viceversa, l’esecutivo pugliese ha dato il suo assenso anche ad alleanze che si allargavano fino all’Udc, rendendo abbastanza risibili le timide prese di distanza assunte rispetto ad apparentamenti con Fli. Si è lasciato intendere che quest’ultimo movimento rappresenti attualmente il limite invalicabile da non oltrepassare assolutamente, peccato che solo fino a qualche mese fa tale limite lo si riconosceva nell’Udc, poi è stato spostato più a destra; si spera quindi che l’itinerario non prosegua.
In questo modo si rende il partito corresponsabile della politica, non certo di sinistra, attuata dalla giunta pugliese, di cui continuiamo nonostante tutto a far parte con una nostra rappresentante.
A tale proposito, è bene ribadire che la regione Puglia, azionista unica dell’Acquedotto Pugliese Spa, non ha mai rispettato l’esito referendario riguardante l’abrogazione del 7% di maggiorazione della tariffa sui servizi idrici come remunerazione del capitale.
Anche dal punto di vista della sanità il governo regionale non si distingue certo per una gestione eccellente dato che, solo per citare alcune vicende, da una parte un numero ormai troppo elevato di politici e dirigenti dello stesso settore sono coinvolti in inchieste giudiziarie, dall'altra il progetto di finanziamento del San Raffaele del Mediterraneo, nosocomio privato da costruire a Taranto, si è interrotto solo perché la società proprietaria è stata interessata da un procedimento di fallimento. Continua intanto inesorabile il piano di rientro, con lo smantellamento di ospedali pubblici senza nessun coinvolgimento delle istituzioni e popolazioni interessate.
Nessun risparmio, viceversa, sembra praticare la stessa istituzione quando si tratta di elargire fondi in favore di certe imprese, un esempio per tutti i 12 milioni di euro dati a Ryanair e sottratti al bilancio autonomo regionale, senza nessuna preventiva gara pubblica specifica.
A completamento di tale politica non sorprendono affatto, dunque, le ultime esternazioni del presidente della giunta a riguardo di imminenti privatizzazioni in materia di rifiuti, trasporti e acqua da parte della regione Puglia.
Davanti a queste condizioni politiche insostenibili, in tutte le occasioni in cui si è avanzata la proposta di uscire dalla giunta l’unica risposta pervenuta è stata “non si può, abbiamo bisogno del contributo finanziario che ci garantisce l’assessorato”: altre motivazioni comprensibili non sono state aggiunte. Non sembrano aver insegnato granché i nostri precedenti governativi e il conto che abbiamo pagato quando si sono rivelati fallimentari.
Pertanto, il congresso pugliese del Partito della Rifondazione Comunista impegna il prossimo Segretario regionale eletto, come suo primo mandato esecutivo, a pretendere dal governo locale una chiara svolta politica, finalizzata al rispetto della volontà popolare espressa dal referendum del 12 e 13 giugno 2011 e alla difesa di tutti i servizi pubblici, contro le logiche del profitto e mercificazione verso cui spingono affaristi e potentati economici. Se una risposta positiva in tal senso non dovesse giungere, il Prc si dichiarerà forza di opposizione alla giunta pugliese. Siamo convinti che, a quel punto, una ripresa politica, organizzativa e anche economica del partito potrà passare solo opponendosi, coerentemente ai propri principi, agli atti dello stesso governo regionale. Questa chiarezza politica è il presupposto anche perché il Prc possa essere punto di riferimento e riaggregazione delle forze, partitiche o di movimento, alla nostra sinistra, che ci vedono oggi come complici delle politiche governative locali.
Qualche considerazione aggiuntiva va spesa sulle politiche del lavoro. A fronte dell'attacco generalizzato ai lavoratori, la maggioranza della Cgil ha proseguito su un tentativo di concertazione che si rivela in questo contesto ancor più fallimentare che in precedenza; la possibilità di aggregare un fronte sindacale che rompesse la catena Monti-Pd-maggioranza Cgil attorno alla Fiom, è stata per ora persa dal suo gruppo dirigente. Il sindacalismo di base mantiene i suoi limiti di frammentazione e debolezza. Davanti a questa situazione il Prc ha deciso di non decidere, lesinando critiche che sarebbe stato giusto avanzare e facendo l’equilibrista per non scontentare nessuno dei suoi iscritti e non solo, se pensiamo alle posizioni sindacali espresse nella Federazione della sinistra. Né è conseguito un partito che non riesce più a spostare di un millimetro le posizioni della Cgil o ad unificare i settori più avanzati del mondo del lavoro attorno a rivendicazioni chiare. Questo fa sì che i compagni si orientino di fatto autonomamente: alcuni hanno rinunciato alla militanza sindacale, altri hanno sviluppato una militanza nei sindacati extraconfederali, altri ancora hanno deciso di opporsi alla deriva della Cgil, organizzandosi come minoranza e, per completare il quadro, c’è stato chi invece ha ritenuto opportuno schierarsi con la maggioranza dello stesso sindacato.
Le delegate e i delegati al congresso regionale del Prc, pertanto, danno mandato alla futura Segreteria di redigere una mappatura di tutte le compagne e compagni lavoratori, che permetta l'esistenza di un dipartimento lavoro ben organizzato e in costante contatto con i tanti conflitti sociali che, spesso, proprio per la situazione sopra descritta, sorgono quasi spontaneamente e non trovano degni rappresentanti delle loro istanze. Questa è anche la condizione di possibilità per farci trovare pronti quando le pressioni dal basso romperanno l'immobilismo delle direzioni sindacali. Il buon funzionamento dello stesso dipartimento, inoltre, farà sentire i nostri compagni meno soli, rispetto agli ultimi tempi, quando, battendosi nei luoghi di lavoro o nel sindacato, non hanno percepito la presenza alle loro spalle di un partito capace di difenderli.
Si impegna altresì il Segretario a risollevare gli organismi regionali dal loro immobilismo e a sviluppare un'attività che coinvolga i compagni a partire dalle proprie competenze e terreni di intervento e che rompa l'ormai consolidato criterio di divisione delle responsabilità sulla base delle aree o sotto-aree di appartenenza, siano esse formali o informali.
Bari 17 giugno 2012
Giuseppe Cesaria
Felice Dileo
Pietro Pasculli
Mario Rizzi
Arcangelo Valentino
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