Il 24 settembre si è tenuta una interessante assemblea degli iscritti al Prc della federazione di Alessandria.
Si è svolta nella nuova sede, piccola, ma più adatta ad un partito che deve imparare a costruirsi dal basso e a sinistra. Erano presenti una trentina di compagni e compagne provenienti da alcuni circoli della provincia. Presiedevano il compagno Gianni Naggi, commissario della federazione di Alessandria, e Armando Petrini della segreteria regionale.
Nella sua introduzione Naggi si è concentrato sulla necessità di rilanciare il Partito, di fare un lavoro di inchiesta nelle fabbriche dove sono presenti nostri compagni, puntando anche a diventare utili socialmente per arrestare il declino di immagine e di efficacia della nostra politica.
Infine, ha annunciato lo svolgimento del congresso di Federazione intorno al 31 ottobre prossimo, per poi lasciare al compagno Petrini l’ingrato compito di trattare l’argomento ‘elezioni regionali’.
Quest’ultimo ha esordito ricordandoci che il voto è previsto per la metà di marzo, mese che segnerà anche la fine dei rimborsi elettorali che tengono in piedi economicamente il Partito a livello nazionale ma anche periferico. Subito dopo ha espresso soddisfazione riguardo l’entrata in segreteria della mozione due vista come un superamento della lacerazione di Chianciano. Petrini si è lanciato quindi nella presentazione della nostra strategia a breve termine per le regionali: la Bresso ha governato meglio di molti suoi colleghi di altre regioni, i nostri compagni in giunta e in consiglio hanno svolto un lavoro encomiabile, sono state approvate leggi ottime su sanità, risparmio energetico, amianto e sostegno al reddito che non ci sarebbero se noi fossimo stati all’opposizione. Il governo regionale, ha aggiunto, ha anche delle ombre, siamo in dissenso sulle grandi opere, privatizzazione della rete ferroviaria, sostegno al reddito insufficiente. C’è una parte del Pd che vorrebbe candidare Chiamparino con la conseguente nostra estromissione dalla alleanza. Inoltre la Bresso avrebbe detto di voler partire dalla coalizione uscente, abbozzando un programma comune, riservandosi la libertà di sottoporlo poi all’Udc, per un allargamento della stessa. In questo quadro noi dobbiamo presentare delle tematiche su cui deve esserci un vero confronto ( ambiente, lavoro, sanità per esempio) e “tentare con tenacia di trovare un accordo”. “ Non possiamo permetterci di dire che non vogliamo l’Udc perché faremmo un favore alla stessa Udc e forse anche al Pd che in fondo non ci vuole”.
A questo punto si è aperto il dibattito e ho sentito la necessità di intervenire per primo. Prima di esprimere le critiche nel merito sulla relazione del compagno Petrini ho avanzato la proposta di organizzare una proiezione del filmato sulla Innse come federazione di Alessandria, o come circolo o anche in più circoli della provincia, percependo un consenso quasi unanime dei presenti. Ho espresso tutto lo stupore per la serenità con cui, dopo la catastrofe Prodi, dopo Chianciano, si parla di cercare noi l’accordo e non escludere di allargarlo all’Udc. Ho ricordato che un programma definito importante dai nostri dirigenti tre anni fa lo hanno firmato Follini, Dini e Mastella; ho ricordato che la natura stessa della coalizione regionale in questi cinque anni è cambiata e che la nascita del Pd modifica completamente il quadro politico.
Il partito uscito da Chianciano aveva l’obiettivo di ripartire dal basso a sinistra e questa impostazione della scelta elettorale, come la nascita della federazione della sinistra di alternativa sono state presentate dall’alto e ci spingono verso la nostra destra. Ho proposto di portare due soli argomenti alla Bresso: No alla Tav e al terzo valico, no alle privatizzazioni. Ho spiegato che questo è semplice buonsenso, riprendendo l’esempio del compagno Naggi: se prima della crisi penso di comprare una bella macchina, oggi, in piena crisi dirotto quei soldi per spese più urgenti. Quindi i soldi della Tav vanno spostati su sostegno al reddito e difesa dell’occupazione. Inoltre ho chiesto di capire perché non possiamo dire chiaramente che non vogliamo allearci con l’Udc? Avremo un giorno un limite alla nostra destra? Tanto più che non sarebbe malizioso pensare che l’accordo Pd-Udc possa essere già pronto. Non sarà difficile spiegare a lavoratori e disoccupati le ragioni di una rottura con questi signori, sarebbe ben più catastrofico doversi giustificare fra un anno o due per l’ennesima delusione di aspettative alimentate da noi stessi. Seconda domanda: Se noi decidessimo di non bere l’amaro calice e i compagni del Pdci fossero invece pronti ad allearsi con il centro sinistra che fine farebbe la Federazione?
Ho concluso invitando a non cercare scorciatoie per un rilancio che deve passare dal lavoro quotidiano, a non farsi guidare dalla paura di restare senza soldi, a continuare a costruire un partito nella società che possa ambire a rappresentare davvero le persone più colpite dalla crisi e dunque a raggiungere quel 4% di voti che oggi spaventa tanto i nostri dirigenti.
Ci sono stati diversi interventi dopo il mio, ne segnalo per brevità solo alcuni.
Il consigliere regionale De Ambrogio ha difeso il lavoro svolto, ha spiegato tecnicamente che sulla sanità, per esempio, ci sono molti paletti imposti da leggi nazionali ed europee e che il piano sanitario di questa giunta è quanto di meglio si potesse fare; ha sostanzialmente detto che anche lui non ama particolarmente gli alleati attuali ma non è giusto non valorizzare le cose che la giunta ha fatto grazie al nostro lavoro e che senza di noi non sarebbero esistite.
L’intervento a mio avviso più interessante è stato quello del compagno Filippo, della mozione due. Con molta onestà ha espresso la sua soddisfazione per l’approdo alla gestione unitaria del partito, figlia del ravvedimento di chi a Chianciano aveva scelto di spingere il partito stesso in un angolo. Ritiene che il rischio bancarotta non vada affatto sottovalutato, apprezzando il discorso pragmatico di Petrini, aggiungendo però che va allargata la federazione della sinistra a quelle forze che stanno tentando di costruire una sinistra nuova. Ha precisato di non considerare tra queste l’Italia dei Valori perché questo partito “fatica ad essere coerentemente di sinistra” pur essendo una opposizione seria al centrodestra.
Massimo, giovani comunisti, ha respinto l’ipotesi di accordo con il Pd, perché , per esempio, il problema non è solo la privatizzazione degli enti pubblici, ma già la gestione privatistica che ormai se ne fa. E in questo il Pd non si distingue dal centrodestra. Non sarebbe giustificabile una alleanza nel momento di maggior sforzo per rilanciare il Partito dopo la catastrofe degli ultimi anni.
Alessandro, lavoratore di una fabbrica di Novi, è stato molto netto e chiaro nel rifiutare “l’ennesima mediazione al centro” nel solco di quelle che in un passato ancora troppo recente, hanno portato alla demolizione del nostro partito. Ha ribadito che due sono le questioni da presentare: no tav e privatizzazioni. Ha ricordato che se abbiamo ragione di esistere dobbiamo pensare ad autofinanziarci e che i lavoratori, se ci vedranno come una forza viva e utile alle loro battaglie, non ci negheranno il loro sostegno, anche economico. Se non abbiamo ragione di esistere perché viviamo di poltrone e mediazioni, spariremo lo stesso.
Il segretario di circolo di Alessandria ha voluto respingere al mittente ogni tentativo di apertura verso Sinistra e Libertà, ricordando chi sono i socialisti lì presenti, pur non essendo totalmente contrario ad un accordo con la coalizione uscente in regione.
Nelle conclusioni Naggi ha sfidato i compagni a riflettere seriamente sull’autofinanziamento e sulla necessità di costruire la nostra capacità di praticarlo.
Il compagno Petrini ha detto di apprezzare le iniziative tipo video Innse o intervento nelle fabbriche, ma “oltre a stare nelle lotte dobbiamo portare un progetto, un modello di società”; e ancora, “noi non possiamo dimenticare che siamo alternativi al Pd, ma in alcune circostanze bisogna fare delle alleanze per portare dei punti”. Dobbiamo sederci al tavolo dopo aver raccolto tutta la forza di cui possiamo disporre, cioè dopo aver coinvolto nella elaborazione dei punti le altre forze di sinistra. Dobbiamo stare tranquilli perché ogni discorso è aperto e l’Udc potrebbe anche decidere di andare da sola al voto. In ogni caso la discussione rimane aperta e la segreteria regionale vuole che il dibattito sia più vero e ampio possibile nei circoli.
Per concludere faccio notare che in nessun intervento, né tantomeno nelle repliche, è stato fatto cenno alla mia domanda riguardo la federazione e l’eventualità in cui noi e il Pdci prendessimo decisioni discordanti. Altra considerazione riguarda la presunta gestione unitaria. È chiaro a tutti i compagni capaci di analizzare e onesti che la linea di Chianciano non è più la linea del Prc, la decisione di allargare la segreteria alla mozione due non è frutto di un allargamento del consenso su quella linea politica, ma del suo accantonamento. Perché questo accantonamento non sia un abbandono c’è bisogno del lavoro di tutti quei compagni che, da qualunque area del partito provengano, sono sinceramente interessati a riportare, nei fatti, il Prc al fianco di lavoratori, disoccupati e studenti per mettere davvero in discussione questo modello di società ormai putrescente.