Il dato delle otto province
Il fatto che si è votato in tutte le otto province e in alcuni grandi centri come Sassari, Porto Torres, Quartu e Nuoro, può farci parlare di test politico nei confronti della Giunta Cappellacci insediatasi da poco un anno in seguito al crollo vertiginoso del quinquennio guidato da Soru. Ma analizzando i dati provincia per provincia vediamo che le cose non sono così lineari come ce le presenta Ferrero. Il centrosinistra in questo primo turno conferma le provincie di Sassari (come anche il Comune), del Medio Campidano e del Sulcis; non ribalta però il risultato della provincia di Oristano dove si conferma il centrodestra, e allo stesso tempo perde la Gallura; altre tre province come Nuoro, Ogliastra e Cagliari, con giunte uscenti di centrosinistra, dovranno invece attendere il ballottaggio, ma nel frattempo il centrodestra è avanti in tutte e tre.
Nel dettaglio notiamo che giusto a Nuoro possiamo sperare in una sconfitta del centrodestra in quanto le due coalizioni di centrosinistra che nel primo turno hanno corso separate [1] arrivano insieme al 56%. Anche se i malumori in casa Pd hanno creato rotture tali da dar vita a due coalizioni avverse, e perciò difficili da superare, questo è il dato che più lascia auspici in confronto alle altre due province. L’Ogliastra infatti, zona rossa per eccellenza, non solo vede la coalizione di centrodestra essere in vantaggio di 3 punti percentuali rispetto al centrosinistra, ma l’ago della bilancia è rappresentato dai voti (8,91%) che potrebbe mettere in moto l’altra coalizione comprendente forze tradizionalmente schierate a destra come Fortza Paris e MpA.
Per quanto riguarda Cagliari occorre registrare come sia il centrosinistra (33,80%) che il centrodestra (46,53%) hanno registrato delle spaccature. Tra i primi abbiamo visto la corsa in solitaria dell’Idv in seguito alla riproposizione a leader del centrosinistra del presidente uscente Graziano Milia, condannato in secondo grado per abuso d’ufficio. Il partito di Di Pietro ha ottenuto un 7%, ma due punti in più sono stati ottenuti dai dissidenti del centrodestra guidati dal senatore del Pdl Piergiorgio Massidda. Perciò l’elettorato di destra rappresenta un’area maggioritaria nel cagliaritano. Andando così le cose potremo arrivare a un 4 a 4 che se paragonato al 7 a 1 (tutte tranne Oristano) realizzato cinque anni fa dal centrosinistra mostra aldilà di tutto quello che si può e si deve dire sulla tenuta di Cappellacci, un avanzamento della destra negli avamposti provinciali.
Lo stato di Rifondazione e della Federazione della Sinistra
Anche qui dobbiamo fare un’analisi più approfondita del per forza di cose striminzito comunicato stampa di Ferrero. Partendo dal nord al sud dell’isola notiamo che a Sassari la Fds, lungi dall’essersi costituita nei suoi organismi dirigenti, non ha neppure presentato la lista. Da una parte abbiamo avuto l’esperimento Sinistra Unita (un quadriciclo comprendente Prc, Psi, Verdi e Sel) e dall’altra, solo per le provinciali [2], la lista del Pdci. Il teatrino che ha portato a tale situazione ha avuto per tutto il tempo il massimo del ridicolo, proprio ad iniziare dal nazionale: in un primo momento si doveva presentare la lista della Fds in tutte le province e nei comuni sopra i 15.000 abitanti, poi si è iniziato ad ammettere le biciclette (nonostante non c’erano quorum da superare per le liste coalizzate), poi ancora i tricicli “ma escludendo i socialisti”, come dettoci da Marco Gelmini, fino alla benedizione postuma (e con i socialisti dentro) da parte di Raffaele Tecce nell’unico Cpf regolare convocato dall’ultimo congresso a questa parte. Il risultato è stato che il quadriciclo ha preso il 5,07% eleggendo per giunta due esterni al Prc in provincia e due socialisti in Comune[3], mentre il Pdci da solo ottiene il 3,04%.
A Cagliari il dilemma “Milia si, Milia no” si è riflettuto anche nelle dinamiche tra Prc e Pdci in quanto questi ultimi, narrano le storie, erano protesi a rapporti privilegiati più con il presidente uscente ai fini delle nomine in alcuni enti (come ad esempio il Casic – il Consorzio industriale della Provincia di Cagliari – di cui lo stesso Milia ne fu presidente) che non con il Prc. Alla fine la lista della Fds la si è fatta e il supporto a Milia è stato garantito in modo subalterno anche dal Prc dopo che ne ha criticato il modo di governare e dopo che “per settimane, mesi, siamo rimasti fermi senza trovare mai risposta alla nostra richiesta di chiudere su un programma e su un candidato alla presidenza alternativo”[4]. Ma i malumori si sono trascinati fino al punto di avere uno dei circoli di Cagliari, tra l’altro molto attivo, che non ha fatto campagna elettorale. Problemi per la costituzione della lista della Fds si sono avuti anche a Nuoro come dimostrano i fuochi incrociati negli interventi dei Cpr e alcuni malumori nella base, soprattutto a Macomer dove l’intero circolo (l’unico con alcuni compagni che hanno umilmente dato vita alla conferenza provinciale dei GC) è uscito dal Prc. Partito, il nostro, che fino all’altro giorno era all’opposizione della Giunta Deriu e ora magicamente a lui alleato, trainato dal Pdci e da una distorta concezione della “sopravvivenza del partito”. Anche per quanto riguarda il citato buon risultato della Fds ci tocca contraddire Ferrero. Alle europee la lista comunista e anticapitalista prese in tutta la regione 26.429 voti mentre oggi arriviamo a 24.356 [5]. Sinistra Ecologia e Libertà invece passa da un dato di 16.297 voti delle europee alle 27.083 di questa tornata amministrativa[6]. Dov’è questo radicamento della Fds? Dov’è il buon risultato?
Prc pronto ad allearsi e mai a guidare le lotte operaie
Le critiche alla guida delle amministrazioni uscenti non sono certo mancate da parte dei dirigenti del Prc. A Sassari non sono mai stati in secondo piano i malumori per una gestione ultrapresidenzialistica dell’amministrazione provinciale da parte della Giudici (Pd) e per le assunzioni “discrezionali” della Multiss, società di gestione di servizi partecipata “in house”. Per ciò che riguarda il Comune invece il nostro partito è stato sconfitto, praticamente a pesci in faccia, sul versante dei diritti civili, prima facendosi bocciare dal Pd l’istituzione del registro delle unioni di fatto, poi ancora (a ridosso delle elezioni) subendo un affronto in sede di discussione dell’odg che avrebbe istituito il consigliere comunale aggiunto, pur senza diritto di voto, a rappresentanza delle comunità extracomunitarie presenti in città: i bravi “compagni” del Pd hanno pensato bene di far mancare il numero legale! Tutto questo, insieme alle scelte urbanistiche non certo a favore degli strati più deboli della popolazione, o alle pochissime case popolari consegnate, o ancora a una raccolta differenziata piuttosto scadente.
Le critiche però non sono mai state motivo di analisi negli organismi preposti, come ad esempio il Cpf, ma un qualcosa pronto ad essere dimenticato nel balletto di nomi e nelle trattative che hanno caratterizzato il periodo pre-elettorale. Certo a Sassari è andata bene, ma il risultato non può non tenere conto di alcuni aspetti: da una parte il centrosinistra non si è certamente sottratto a logiche spartitorie e clientelari (la Multiss è solo un caso); dall’altra parte il centrosinistra ha avuto partita facile nei confronti di un centrodestra in agonia che ha puntato tutto sui sardisti, fino a ieri fedeli alleati e complici del Pd. Ma conta anche il contesto economico governato in generale dalla destra con scelte impopolari e dalla particolare condizione disastrata della provincia sassarese.
Le lotte operaie del petrolchimico hanno certo spostato a sinistra il voto nella zona e il dato delle comunali di Porto Torres, con il centrodestra che non arriva neanche al ballottaggio, è un segnale. Quello che si deve sottolineare è il ruolo marginale del partito anche in questa vicenda. Non appena il sindaco del Pd, Luciano Mura, ha scaricato la sinistra nella sua maggioranza per abbracciare l’Unione popolare cristiana (guidata dal vicepresidente del consiglio provinciale Enrico Piras, noto imprenditore edile interessato nelle eventuali bonifiche del petrolchimico), il Prc, anziché investire tutta la sua attività in una zona nevralgica del conflitto di classe in Sardegna, ha subito dato vita a una lista della sinistra indistinta e in modo del tutto subalterno ha fatto si che lo sfidante di Mura fosse tale Beniamino Scarpa, notabile locale (già consigliere e assessore regionale) con un passato nel “Nuovo movimento” dell’imprenditore Nichi Grauso, nel Partito sardo d’azione, e poi ancora nel Pd. È chiaro che poi gli operai della Vinyls senza sponda politica (ma neanche sindacale) sono costretti a puntare sull’effetto mediatico dell’isola dei cassintegrati…
Altri due elementi: astensionismo e voto indipendentista
Nel frattempo continua il trend di sfiducia generalizzata nei confronti della classe politica dalla quale il Prc non riesce a smarcarsi, intriso com’è di tatticismi elettoralistici. L’affluenza alle urne è calata dell’11,53% rispetto alle provinciali di 5 anni fa. Si è passati infatti dal 68,26% al 56,73%. Il dato curioso è che per quanto riguarda il rinnovo concomitante dei consigli comunali, l’affluenza, pur essendo calata del 5,36% rispetto a cinque anni fa si è attestata al 71,37%. Esiste una correlazione tra questi dati e quanto affermato circa la disaffezione dalla politica? Certamente. A tal fine occorre tener conto di una semplice considerazione: non si è votato solo nei grandi Comuni citati sopra, ma, in tutto, in ben 176 centri, molti dei quali piccolissimi.
Nella stragrande maggioranza di questi comuni le liste che si presentavano agli elettori erano civiche e non di partito, e questo ci conferma come proprio i partiti siano stati puniti attraverso l’arma del non voto nei confronti di chi si candidava a governare le province. Ma nonostante l’astensionismo è da notare l’aumento dei consensi del movimento indipendentista Irs (Indipendentzia – Repubbrica de Sardigna) di Gavino Sale. Rispetto alle provinciali scorse, dove piazzava un solo consigliere solo a Sassari, il movimento si estende piazzandone oggi anche a Nuoro e Oristano. Irs supera sia Sinistra Unita che il Pdci a Sassari ottenendo 9.189 voti e un 5,83%; idem a Nuoro, Ogliastra e Oristano nei confronti sia della Fds che di Sel (rispettivamente con un 4,21%, 3,27% e 5,79%); ancora, nel Medio Campidano sorpassa Sel (2,89% contro 2,41%). È un dato che certamente deve fare riflettere. Come prima cosa Irs viene premiata per il fatto di tenersi equidistante dai due poli di centrodestra e centrosinistra (rappresentando per certi versi una sorta di Movimento 5 stelle in salsa sarda[7]); in secondo luogo, e questo rappresenta uno sviluppo tutto sommato recente del movimento, Irs si presenta come difensore della multiforme piccola borghesia sarda, spesso accompagnando tutto questo con l’utilizzo di toni sprezzanti nei confronti dei lavoratori in lotta delle grandi fabbriche[8], altre volte con l’aperto boicottaggio delle manifestazioni di piazza organizzate dai sindacati contro la crisi, come quella dello scorso febbraio a Cagliari che, aldilà della limitata piattaforma rivendicativa, si è rivelata la più grande manifestazione sindacale degli ultimi tempi in Sardegna.
All’indomani del voto, Sale ha spiegato che tale risultato è stato ottenuto (oltreché dai voti di larga fetta di giovani disaffezionati dalla politica ufficiale) grazie ad un investimento nel “ceto medio” sardo e le sue recenti proteste contro i non certo trasparenti meccanismi di Equitalia nei confronti delle piccole (e non solo) imprese sarde stanno a dimostrarlo. Un messaggio che deve arrivare a Rifondazione e alla Sinistra, i quali non solo non sanno sottrarsi neanche dalle alleanze più squallide, ma che non organizzano né rappresentano la loro classe, quella operaia, e che di conseguenza, neanche sviluppano quelle strategie necessarie per potare la piccola borghesia (nazionalizzazione del credito vorrà pur dire qualcosa?) sul versante del proletariato sardo.
Conclusioni
Il compagno Ferrero, ce lo auguriamo, sa bene che il Pdl, Berlusconi e il suo governo scricchiolerebbero ben benino con ben altre cose rispetto a delle amministrative che per giunta, sebbene registrino per lui un calo, vedranno aumentare il numero delle province a lui fedeli. Il notevole calo del Pdl rispetto alle regionali di un anno fa (ha dimezzato i voti) si inserisce non solo nel contesto astensionista, ma anche nell’inchiesta che vede coinvolto Cappellacci (indagato per abuso d’ufficio e concorso in corruzione nell’affaire dell’eolico), e nel bel mezzo della manovra lacrime e sangue che il suo governo nazionale si appresta a far pagare ai lavoratori italiani e sardi. È proprio da qui che il Prc dovrebbe ripartire.
[1] La coalizione guidata dal presidente uscente Roberto Deriu, avente al suo interno il Pd, la Fds, i socialisti e altre 5 liste locali ha ottenuto il 32,47% (con il 3,52 della Fds). L’altra coalizione, guidata da Efisio Arbau, fautore delle primarie di coalizione e poi espulso dal Pd, ha ottenuto il 23,90% e aveva al suo interno RossoMori, Sel (al 4,03%), Idv, Verdi e altre due liste locali.
[2] Per le comunali di Sassari alcuni esponenti del Pdci sono stati candidati nella lista civica “Ora si!”, una lista fatta su misura del Sindaco riconfermato, Ganau, e partorita e cresciuta tra i malumori in casa Pd.
[3] La possibilità che uno dei due socialisti eletti diventi assessore apre delle ciance per il segretario federale del Prc Dario Satta, arrivato terzo.
[4] Da una nota del segretario regionale Gianni Fresu in merito alle provinciali di Cagliari
[5] Data l’egemonia socialista in termini di eletti e la maggioranza di posizioni vendo liane nel Prc sassarese mettiamo il solo Pdci nel raffornto lista anticapitalista/Fds e Sinistra Unita in quello di Sel. Inoltre, a giustificare una tale scelta, è opportuno ricordare che SU comprende anche Verdi e socialisti che alle europee facevano parte del cartello Sinistra e Libertà.
[6] Il dato comprende, oltre a SU di Sassari, anche le biciclette con i Verdi a Oristano e con i Rossomori in Gallura.
[7] È da registrare l’assenza del movimento in Sardegna e gli intensi rapporti tra Beppe Grillo e Gavino Sale.
[8] Si veda il video “Una giornata con Gavino Sale” al minuto 6,00 dove invita gli operai in sciopero a soffiare in coro sotto le pale eoliche (“così vi fa bene ai polmoni!”), anziché difendere una fabbrica che li avvelena.