Abolite le pensioni di anzianità e demolito l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, il governo dell’unità nazionale ha riaperto il dossier privatizzazioni, avanzando una serie di proposte per monetizzare una parte del patrimonio degli enti locali e dello Stato, al fine di ridurre il debito pubblico.
Gli strumenti attraverso i quali verrà portata avanti l’ennesima dismissione del patrimonio pubblico a favore dei privati, sono tre fondi di investimento che verranno varati dalla Cassa depositi e prestiti (già coinvolta nella privatizzazione del 30% di Snam rete gas) e dall’Agenzia del demanio che acquisiranno, dagli enti locali, gli immobili e le partecipazioni nelle ex municipalizzate.
Le intenzioni del governo sono quelle di coinvolgere la Cassa depositi e prestiti (Cdp) anche per sbloccare le privatizzazioni della Sea (la società che gestisce gli aeroporti di Milano) e dell’Acea (la municipalizzata di Roma dell’elettricità e dell’acqua). Due privatizzazioni contro le quali sono stati organizzati, sia a Milano che a Roma, scioperi generali, con una massiccia partecipazione dei lavoratori e diverse mobilitazioni cittadine.
Nella svendita da saldi di fine stagione è coinvolta anche Fincantieri. Monti prova, così, a far rientrare dalla finestra la privatizzazione della cantieristica navale italiana e le conseguenti ristrutturazioni, contro le quali i lavoratori hanno organizzato scioperi e mobilitazioni nel periodo 2007-2011.
La Cdp è praticamente una banca, con 3 miliardi di euro di liquidità disponibile e 260 miliardi di raccolta di risparmio postale attraverso Poste italiane (sottoposte anch’esse, da inizio 2011, ad un processo di privatizzazione e liberalizzazione che porterà entro la fine di quest’anno alla chiusura di 1.152 uffici postali), controllata al 70% dal Ministero dell’economia e, per il resto, da 65 fondazioni bancarie.
Dal giugno del 2009, la Cdp può concedere finanziamenti alle imprese per una cifra complessiva che va dai 5 agli 8 miliardi di euro. Si tratta di una controriforma di portata storica. La Cdp tradizionalmente poteva operare solo con la pubblica amministrazione mentre ora viene espressamente prevista la possibilità di finanziare direttamente i privati.
Un altro progetto nel quale si sta cercando il coinvolgimento della Cdp è particolarmente istruttivo del groviglio di interessi e affari che si nasconde dietro ogni privatizzazione.
Negli anni ’90 Telecom Italia è stata privatizzata e caricata di debiti. Con la privatizzazione fu bloccato il progetto di cablaggio di tutta la penisola.
Ora Metroweb, una società privata partecipata tra gli altri da A2A e Fastweb, riprende il progetto di cablaggio, iniziando a portare alla fibra ottica negli uffici delle 30 principali aziende italiane. Col finanziamento di questa operazione, Cdp dà soldi ad una società privata per un’operazione che una società pubblica avrebbe potuto portare avanti se non fosse stata privatizzata e seppellita dai debiti contratti per portarne avanti la privatizzazione.
In tutte le operazioni elencate la Cdp compra aziende per poi rivenderle sul mercato, è un tramite per portare avanti le operazioni di privatizzazione. Immaginiamo già quali saranno i saldi di queste operazioni! Quello che sappiamo già è che il tutto sarà finanziato dai risparmi postali di centinaia di migliaia di lavoratori e pensionati.
In una intervista sul nostro giornale pubblicata nel luglio 2008, il coordinatore nazionale dei circoli delle poste del Prc, Michele Cimabue, un lavoratore delle Poste di Roma, rispondendo ad alcune domande su quali fossero i temi su cui il partito dovesse impegnarsi, disse che il governo Berlusconi stava mettendo le mani sui soldi della Cdp e che si sarebbe distrutto il patrimonio della Cassa, che invece poteva essere utilizzato per fare cose nell’interesse della collettività.
Il gruppo dirigente del Prc non seguì questa traccia di lavoro e preferì dare ascolto agli economisti di sinistra di turno, scettici su queste analisi… mentre le previsioni avanzate in quell’intervista si sono puntualmente verificate.