Wikileaks, l’organizzazione di Assange, continua a farsi beffa della segretezza dei trattati tra i “grandi” del mondo. In questi giorni è stato rivelato il Tisa, un accordo di commercio dei servizi, che sarebbe in discussione segretamente tra 50 paesi del mondo compresi tutti i paesi europei. Sono stati esclusi, invece, i cosiddetti Brics: Brasile, Russia, India e Cina.
Si tratta di un trattato segreto con lo scopo di deregolamentare più del 70% del commercio mondiale dei servizi (banche, sanità, istruzione, trasporti, servizi finanziari e assicurativi, ecc.). Gli Usa stanno attraversando una crisi di egemonia e tentano di proteggere ed estendere il mercato per le merci e i profitti delle lobby americane. Il Tisa si accoda agli altri accordi: Doha Round, Ttip con l’Europa e Tpp con i paesi asiatici esclusa la Cina.
Per capire la gravità dell’accordo basta far luce su cosa vorrebbero metter mano i falchi del capitale: l’Espresso sostiene che l’entità del settore dei servizi riguarda circa il 70% del prodotto lordo mondiale. Sarebbe un bel giro d’affari per lobby e multinazionali, pari a circa 6mila miliardi di dollari.
Una parte importante è dedicata alla finanza e l’indirizzo è quello di una liberalizzazione del settore e di porre fine alle regole dei singoli Stati: le parti si impegnano a eliminare o limitare le ripercussioni negative sui fornitori dei servizi finanziari. In seguito alla crisi del 2008 alcuni paesi hanno posto dei limiti al settore per prevenire alcuni contraccolpi, ora queste barriere devono essere eliminate e la spazzatura finanziaria deve essere libera di circolare accompagnata dagli “specialisti del settore”.
Un altro documento del Tisa e discusso a Ginevra nel settembre 2014 è incentrato sull’assistenza sanitaria ed è introdotto dalla teoria del “vantaggio comparato”. Si tratta della teoria ricardiana che sostiene come siano molti i vantaggi del commercio mondiale in un contesto di competitività sfrenata e il documento spiega come in questo modo si potrebbe intervenire sulla produttività e sui costi dei servizi. In parole povere, più sfruttamento dei lavoratori e servizi più costosi e per pochi ricchi.
Il documento continua rilevando il potenziale enorme per il commercio: pazienti (che vengono naturalmente visti come dei consumatori), personale e macchinari. Il problema per i privati sono le troppe regole dei singoli Stati che non garantirebbero un adeguato margine di profitto. Soluzione: deregolamentiamo con un accordo internazionale e tutto si sistema. In più, verrebbe istituito un “tribunale speciale” per proteggere le aziende dai paesi che dovessero violare il trattato.
Già oggi vediamo come nella stessa pubblica amministrazione e nella sanità in Italia, ma non solo, si stia superando ogni limite: tagli al personale, straordinari e doppi turni, contratti senza rinnovo da anni e una precarietà dilagante. Evidentemente non basta, bisogna fare molto di più e garantire il profitto!
Si continua con la retorica di come i privati in concorrenza tra loro produrrebbero un miglioramento dei servizi, un abbassamento dei costi per gli utenti e una condizione migliore per i dipendenti. Le privatizzazioni degli ultimi decenni sono andate proprio in questa direzione! L’argomentazione principale di questi ultimi anni era “bisogna risolvere il problema del debito pubblico e dunque è necessario privatizzare” ma abbiamo visto come il problema del debito è peggiorato invece che risolversi.
C’è un grande assente nella valutazione di questi saggi strateghi del capitale: la lotta di classe. Negli ultimi anni le lotte contro le privatizzazioni si sono moltiplicate. Gli scempi degli ultimi decenni hanno raggiunto il limite di sopportazione e il clima sta cambiando. Proprio per questo tentare di arrivare ad un accordo con questi affaristi spietati, come sta facendo o spera di fare Tsipras, in questo momento può solo gettare illusione verso la riformabilità di un sistema che invece dev’essere solo rovesciato.