La caratteristica più sorprendente della campagna per le elezioni presidenziali in Francia è il massiccio sostegno manifestato per il Front de Gauche (Fronte di sinistra) guidato da Jean-Luc Mélenchon. Molto prima che la campagna iniziasse davvero, si sono succeduti chiari segnali che la parte più avanzata e attiva della classe operaia si stava mobilitando attorno al Fronte de Gauche.
Il 14 gennaio, per esempio, 6.000 lavoratori e giovani hanno ascoltato Mélenchon a Nantes. Al lancio ufficiale della campagna a Parigi, il 18 marzo – anniversario della Comune di Parigi – l’evento ha preso la forma di una manifestazione di massa di oltre 100.000 persone in piazza della Bastiglia. L’incontro organizzato a Tolosa ha raccolto tra le 45.000 e le 60.000 persone. Si sono distribuite qualcosa come 300.000 copie dell’opuscolo che delinea la politica del Fronte de Gauche.
La Francia non vedeva un tale entusiasmo per una campagna elettorale dalla storica vittoria di François Mitterrand nel 1981. I sondaggi accreditavano Mélenchon tra il 4% e il 7% verso la fine dello scorso anno ma attualmente gli attribuiscono tra il 13% e il 15%. Tra oggi e il primo turno delle elezioni il 22 aprile, i suoi voti potrebbero ancora aumentare.
Il Front de Gauche è, in pratica, un’alleanza tra il Partito Comunista (PCF) e il Parti de Gauche creato da Mélenchon e dai suoi sostenitori dopo la loro rottura con il Partito socialista. Il Parti de Gauche è più debole del PCF in termini di militanza e di apparato, ma è in costante crescita in sostegno e iscritti.
Il progresso fenomenale del Front de Gauche si svolge in un contesto di profonda crisi sociale ed economica. Il capitalismo francese è in un vicolo cieco. Il declino dell’industria e del commercio ha portato a un deficit commerciale di 75 miliardi di euro. La disoccupazione è fortemente aumentata. Circa 11 milioni di persone vivono in condizioni di povertà o di disagio sociale. In tutti gli aspetti della vita: la salute, l’istruzione, salari e condizioni di lavoro, case, pensioni – la società viene ributtata indietro. Il dominio delle banche e degli interessi capitalistici in generale, sta rovinando lo Stato e l’economia.
Tra vasti strati della popolazione vi è una crescente consapevolezza che questa crisi è qualitativamente diversa da quelle dei decenni passati. Sarkozy è a capo di un governo dei ricchi e per i ricchi, che attacca in continuazione i diritti e i mezzi di sussistenza dei lavoratori. Nel 2010, ha lanciato un feroce attacco alle pensioni dei lavoratori, portando avanti la “riforma” nonostante una massiccia opposizione. Ha più volte usato la propaganda razzista come mezzo per distogliere l’attenzione dalle cause reali della crisi e anche dalla lunga serie di scandali finanziari che coinvolgono i membri del governo.
Il successo del Fronte de Gauche mostra uno spostamento del movimento per difendere le pensioni nel 2010 – che si è concluso con una sconfitta – sul piano politico. Ma questo non spiega tutto. Nelle precedenti elezioni presidenziali, nel 2007, a dispetto di un movimento che coinvolgeva milioni di lavoratori contro il “Contratto di primo impiego” (CPE), la candidata del PCF Marie-George Buffet non era riuscita ad attrarre un sostegno significativo alla sua candidatura, prendendo solo l’1,93% dei voti. L’entusiasmo dei lavoratori e dei giovani nel corso di questa campagna elettorale è dovuto certamente alle proposte più combattive contenute nel programma del Fronte de Gauche rispetto a quelle degli altri partiti, ma anche al ruolo straordinario e alle qualità personali di leadership mostrati da Jean-Luc Mélenchon. Nonostante le debolezze del programma del Front de Gauche – e ve ne sono di gravi – finalmente abbiamo un candidato che identifica chiaramente il sistema capitalista come responsabile della crisi, che ha strenuamente difeso gli interessi dei lavoratori contro le banche e la Borsa, che ha demolito il razzismo e la demagogia del Fronte nazionale – fino al punto di ridurre Marine Le Pen a uno stato di confuso e umiliato silenzio nel corso di un dibattito televisivo – ha esposto crudamente le politiche filo-capitaliste del candidato socialista François Hollande, e mostrandosi un oratore di talento e un bravo propagandista, ha cercato di dare alla gente comune che lavora il senso del suo peso quando decide di agire. Il suo slogan principale – prendete il potere! – riassume questo approccio, che ha indubbiamente permesso a Mélenchon di connettersi con lo stato d’animo militante di sindacalisti, comunisti e socialisti di sinistra, e, attraverso questo strato “attivo”, di raggiungere una parte considerevole della classe lavoratrice.
Questi sviluppi confermano un aspetto importante delle prospettive elaborate negli anni dai marxisti attorno alla rivista comunista La Riposte. Abbiamo sempre spiegato che anche se i gruppi settari potevano raccogliere per alcuni anni un certo appoggio tra i lavoratori, la classe operaia, a cominciare dai suoi strati più avanzati e politicamente attivi, si sarebbe mossa alla fine per trasformare le sue organizzazioni politiche e sindacali tradizionali. Per molti anni, alcuni gruppi settari hanno ottenuto un certo sostegno sulla base della deriva a destra dei leader delle organizzazioni di massa. I sostenitori di La Riposte venivano derisi: “state sprecando tempo a cercare di difendere idee rivoluzionarie in organizzazioni morte come il PCF. I dirigenti del PCF hanno sostenuto le privatizzazioni massicce sotto il governo Jospin”, ecc., ma ora le cose sono cambiate. I militanti del PCF hanno cacciato gli elementi più chiaramente di destra all’interno del partito (Hue, Gayssot, Braouezec), che hanno rotto con il partito, mentre il Parti de Gauche, la scissione di sinistra del partito socialista, ha formato un’alleanza con il PCF. In realtà, Mélenchon difende una politica più a sinistra della leadership del PCF, e questo ha portato a un forte crollo organizzativo e morale di tutti i gruppi settari. Il Nouveau Parti Anti-Capitaliste (NPA), che dichiarava 9000 militanti un paio di anni fa, ora si è praticamente disintegrato.
Qualunque sia il risultato per il Front de Gauche il 22 aprile, è chiaro che l’alleanza può diventare un potente polo di attrazione per i lavoratori e giovani in cerca di un’alternativa al capitalismo. Se François Hollande vincesse, applicherebbe politiche di austerità simili a quelle di Sarkozy, e probabilmente anche peggio. Ha messo in chiaro che i mercati non hanno “nulla da temere” da un suo governo. In queste condizioni, l’alleanza del Front de Gauche sarebbe in grado, almeno potenzialmente, di sviluppare una solida base di massa.
Tuttavia, ci sono diverse possibili varianti delle prospettive per l’alleanza. Nonostante l’abbandono dei elementi più esplicitamente moderati della leadership del PCF, alcuni dirigenti vorrebbero appoggiare o partecipare a un governo socialista, anche se non osano dirlo apertamente in questo momento. È significativo che mentre Mélenchon ha escluso la partecipazione a un eventuale governo Hollande, la direzione del PCF è rimasta ostinatamente in silenzio su questa questione di vitale importanza. Molti dirigenti del PCF vedono il Front de Gauche come un primo passo verso la liquidazione del partito. Il Parti de Gauche, inoltre, è ben lungi dall’essere politicamente omogeneo. Molti elementi moderati e opportunisti hanno aderito al nuovo partito nella speranza di fare carriera, mentre la base è costituita principalmente da militanti che vedono il partito come un mezzo per lottare contro il capitalismo. Al centro di tutti questi problemi c’è il programma dell’alleanza e dei partiti al suo interno. Anche se il programma del Fronte de Gauche contiene tutti gli elementi di base di un programma di lotta serio su questioni come i salari, le pensioni, la casa, la sanità, l’istruzione, i diritti dei lavoratori e molte altre questioni importanti, è molto lontano dall’essere un programma generale di espropriazione socialista degli interessi capitalistici. Preso nel suo complesso, quindi, equivale a un tentativo di abolire le conseguenze del capitalismo senza abolire il capitalismo stesso.
Negli anni che ci attendono, tutte queste questioni di politica, strategia e organizzazione saranno dibattute nel calore della lotta di classe. In Francia, come nel resto d’Europa, si stanno avvicinando grandi eventi. Sarkozy, si spera, verrà sconfitto e consegnato alla pattumiera della storia. Ma lui e il suo partito sono solo i rappresentanti di una classe e di un sistema. Qualunque governo andrà al potere, il capitalismo porterà il declino e l’impoverimento per la massa della popolazione, mentre proteggerà e accrescerà i privilegi e la ricchezza di una minoranza parassitaria. Nessun ordine sociale può continuare su questa strada, senza preparare la sua rovina.