Nei giorni scorsi è stata presentata alla segreteria nazionale la bozza di tessera 2009 dei/delle Giovani Comunisti/e. Sul fronte compare l’immagine del muro di Berlino che, all’indomani della riapertura della frontiera, viene scavalcato da un gruppo di ragazzi in festa.
Sul retro, invece, c’è l’immagine di un’assemblea di movimento, con decine di giovani in cerchio in una qualche università occupata. L’obiettivo ci pare chiaro. Si vogliono accomunare questi due avvenimenti: come vent’anni fa un’onda di libertà e democrazia travolse il cosiddetto «socialismo reale», oggi l’Onda travolge la politica e la società italiana. Non è in questione, per quanto ci riguarda, un approccio critico verso la storia dei Paesi dell'Est. Il problema sono gli intenti con cui lo si esprime. Anche Occhetto, sciogliendo il Pci, criticò radicalmente quell’esperienza, ma con l'obiettivo di spostare ulteriormente a destra il baricentro del partito. Oggi il Partito Democratico è il figlio legittimo di quell'impianto ideologico e allo stesso tempo, non casualmente, propugnatore del sistema bipolare.
Di fronte alla possente campagna ideologica anticomunista che verrà lanciata dai media, approfittando per l'appunto del ventesimo anniversario della caduta del muro, i/le Giovani Comunisti/e dovrebbero avere il compito di lanciare una campagna politica capace di indagare criticamente, con atteggiamenti né apologetici né liquidatori, le ragioni di quel crollo e di mettere in evidenza come la restaurazione del libero mercato nei Paesi dell'Est sia coinciso, al di là di ogni giudizio di merito, con l’affermazione del modello capitalistico e con la radicalizzazione della violenza in esso immanente.
Per questo il crollo del muro di Berlino ha un valore simbolico rilevantissimo ed è diventato l’icona del trionfo del capitalismo. L’evento che avrebbe dovuto (secondo gli ideologi del capitale) «chiudere la storia» e inaugurare una nuova epoca di pace e prosperità ha aperto le porte ad un ciclo cupo di guerre, di diffusione epidemica della povertà, di distruzione dei diritti, di accentramento oligarchico delle leve del potere.
Oggi quest’illusione giunge al capolinea. Perché, allora, riprendere sulle nostre tessere l’evento che la simbolizza? Perché trasformare nell’emblema di chi lotta per il cambiamento un evento così problematico? Non ci dice nulla il fatto che diverse organizzazioni politiche di destra abbiano costruito in questi anni almeno una tessera, un manifesto, un volantino, una iniziativa pubblica intorno a quell’evento, riconoscendolo – nei fatti – come un simbolo (forse il simbolo) dell’anticomunismo militante?
Non vorremmo che il fine di una simile scelta fosse provocare scientemente la sensibilità di migliaia di compagne e compagne, inducendoli a desistere dal rinnovare l’iscrizione all’organizzazione. Del resto, non è un caso che la proposta non sia emersa al termine di un dibattito e di un confronto in coordinamento nazionale in cui ciascun iscritto e ciascuna iscritta si fosse potuto esprimere rispetto all’icona che meglio rappresentasse il nostro pensiero e il nostro agire politico.
Per parte nostra l’iscrizione all’organizzazione non è in discussione. Anzi, oggi più che mai ci sentiamo coinvolti in un’impresa politica – rafforzare i/le Giovani Comuniste/i – a cui tutti noi quotidianamente contribuiamo. Per questo avanziamo, costruttivamente, una richiesta ben precisa: valorizziamo (richiamandolo graficamente) un altro anniversario, il quarantennale del 1969, di quella straordinaria annata di conflitto sociale e politico animata dall’intreccio delle lotte di lavoratori e studenti. Oltre che una scelta più fortunata, potrebbe essere un buon auspicio per l’oggi. L’unità tra lavoratori e studenti: ecco la nostra storia, ecco l’obiettivo a cui crediamo debba guardare la straordinaria Onda in campo in questi mesi e, con essa, la nostra organizzazione.
Prime firme:
Anna Belligero
Enrico Pellegrini
Giovanni Savino
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