Il testo che presentiamo in queste pagine costituisce la base del documento che presenteremo al dibattito della III Conferenza dei Giovani Comunisti, prevista per giugno (conferenze di base) e luglio (conferenza nazionale). Il percorso approvato dal Coordinamento nazionale prevede che verranno proposti al dibattito e al voto delle conferenze locali quei documenti che verranno sottoscritti da almeno 200 compagni iscritti. Ad oggi sono oltre 250 le firme raccolte sul nostro appello.
Sono passati ormai quattro anni dall’ultima Conferenza, anni in cui milioni di giovani e di lavoratori si sono mobilitati in tutti i settori della società, dal movimento contro la guerra alle mobilitazioni operaie, dalle lotte dei precari fino alle mobilitazioni territoriali come Scanzano, Acerra e recentemente la Valsusa, tutte dentro il quadro di una lotta più generale contro il governo Berlusconi e le sue politiche padronali.
Il bilancio dell’attività di questi anni è preoccupante; nonostante gli iscritti crescano arrivando a circa 15000 con un aumento rispetto al 2002 del 20% circa, il radicamento dei Gc tra i giovani lavoratori e tra gli studenti è al minimo storico. Le iscrizioni ai Gc avvengono spesso come un adesione semplicemente d’opinione. Possiamo dire senza ombra di dubbio che si contano sulla punta delle dita le realtà in cui l’organizzazione è capace di essere punto di riferimento nelle mobilitazioni. In decine di province la struttura è inesistente.
La maggioranza bertinottina propone al dibattito una traccia di documento dal titolo “rigenerAzioni” che è un distillato della politica seguita in questi anni. Il cuore del ragionamento si sofferma ancora una volta su una astratta evocazione dei movimenti che dovrebbero garantire il conflitto, non con l’idea di rappresentare i bisogni e le aspirazioni dei giovani, e in particolare dei proletari, emerse in questi anni ma semplicemente nel “tentativo di disegnare un’idea più avanzata del rapporto fra governo e conflitti, fra democrazia e partecipazione“. L’azione dei Gc non viene tesa a radicare l’organizzazione come strumento per sviluppare il conflitto di classe necessario, ma semplicemente ad essere uno strumento per fare qualche pressione sul governo dell’Unione. Questo approccio nel quale si rivendica la “contaminazione”, si rifiuta di lottare per contendere l’egemonia nelle mobilitazioni alle forze riformiste, si rifiuta per i Gc qualsiasi “ruolo di avanguardia di classe” e si prosegue sulla strada dell’“innovazione teorica e organizzativa”, ignora che, come dimostrano gli avvenimenti recenti, dalla rivoluzione bolivariana in Venezuela fino alle grandi mobilitazioni in Francia, la lotta di classe resta il motore della società.
La frantumanzione organizzativa dei Gc è il riflesso di una crisi politica. La maggioranza che dal 2002 aveva guidato l’organizzazione è oggi divisa, con i compagni di Erre-Sinistra critica che presentano un proprio documento, il cui asse è la piena rivendicazione di quella stessa linea che negli scorsi anni ha distrutto il radicamento dei Gc; lamentano “l’interruzione del percorso fecondo, seppur contraddittorio, di internità ai movimenti che ha caratterizzato i Gc” e danno delle svolte ideologiche sulle quali Bertinotti ha costruito la marcia di avvicinamento al governo una lettura riduttiva, definendole “divisioni su dibattiti astratti come quello su violenza-non violenza”.
Progetto Comunista invece si presenta a questa conferenza divisa più che mai, con tre testi differenti, frutto di una crisi di prospettiva della quale non si vede lo sbocco.
Questa frammentazione ha condotto alla presentazione di ben sette appelli sui quali si stanno raccogliendo le firme. Per quanto sia negativa, la risposta non può venire che da un dibattito chiarificatore e soprattutto dall’esperienza viva delle lotte e della partecipazione attiva. L’appello rivolto dai compagni dell’Ernesto in forma di “Lettera aperta” priva di qualsiasi discriminante politica, che si limita a proporre “di parlare di noi, delle nostre ambizioni, dei nostri sogni, ma anche delle nostre difficoltà” non tiene conto di questo elementare punto di partenza (una nostra risposta alla “Lettera aperta” è reperibile sul nostro sito).
Appare evidente che la conferenza sarà un momento per mettere in campo la necessità di una critica radicale alla gestione fallimentare di questi anni che non può che essere affrontata presentando all’organizzazione anche delle proposte concrete, cosa che abbiamo fatto nel nostro predocumento, basandoci sulla nostra esperienza di intervento accumulata in questi anni; un’esperienza ricca che rivendichiamo ma che non consideriamo “proprietà privata” della nostra area, ma che vogliamo sottoporre all’attenzione, alle critiche e alla partecipazione di tutti. Il nostro obiettivo dichiarato è indicare la strada per uscire dall’impasse nella quale l’organizzazione è stata condotta dalla politica della maggioranza.
12 Aprile 2006