BRASILE: successo del primo campeggio rivoluzionario - Falcemartello

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“Pubblico, gratuito e per tutti: trasporto, salute e istruzione. Abbasso la repressione!” Questo è lo slogan con cui i marxisti brasiliani hanno lanciato una campagna che rivendica la gratuità e l’universalità dei servizi, e si batte contro la repressione poliziesca. La campagna porta avanti i grandi movimenti delle ultime due estati, contro l’aumento della tariffa del trasporto pubblico e contro la grande speculazione dei mondiali di calcio 2014, dove si sono spesi miliardi di euro pubblici (!) ma la gente normale ha visto solo militarizzazione e profitti delle grandi aziende.
Dal 15 al 18 gennaio la campagna ha avuto un momento di raccolta generale: il primo campeggio nazionale giovanile. Duecento giovani sono arrivati da ogni parte del Brasile per discutere sì della prosecuzione della battaglia, ma anche per ragionare su come le condizioni di vita dei giovani brasiliani peggiorino, come in tutti gli altri paesi, per la crisi del capitalismo mondiale.
Un bell’esempio di come si può lottare, già il primo giorno, l’ha dato la visita alla Flaskô: il campeggio infatti non si è tenuto in un posto qualunque, ma proprio intorno alla fabbrica plastica che, abbandonata dal padrone, fu occupata dagli operai nel 2003 e che da allora, nonostante il boicottaggio economico e gli attacchi aperti dello Stato, funziona sotto il controllo dei lavoratori, senza nessun padrone. Un esempio che indica una via d’uscita ai lavoratori di tutto il mondo.
Il giorno dopo proprio le lotte internazionali sono state oggetto di una discussione apposita, dove oltre al nostro contributo come Sempre in lotta sono intervenuti un compagno della Marxist student federation britannica, un compagno argentino e uno della neonata Union de estudiantes revolucionarios, che raccoglie gli elementi più coscienti dell’eroica lotta dei giovani (e non solo) messicani esplosa con il rapimento dei 43 studenti di Ayotzinapa. Nel pomeriggio la discussione è andata avanti toccando temi più specifici come il razzismo, la repressione e le droghe. Il terzo giorno, partendo da alcuni esempi storici, abbiamo discusso della differenza fra una tattica rivoluzionaria di massa e i due opposti errori del riformismo e dell’estremismo; lezioni generali utili per le ultime due discussioni: la prima sui compiti futuri della campagna in Brasile, la seconda sul tipo di organizzazione di cui abbiamo bisogno, lì e negli altri paesi. Si è chiuso come si è cominciato: con l’importanza della lotta rivoluzionaria internazionale. Un punto che si è imposto anche nelle feste serali, una delle quali è stata dedicata alle canzoni di lotta dei diversi paesi, subito prima degli spettacoli teatrali e musicali.
Insomma, non è mancato niente, e ognuno di noi è tornato a casa, chi in Brasile, chi nei propri paesi, ancora più convinto che in tutto il mondo i giovani sono al centro della lotta rivoluzionaria, e che insieme riusciremo a costruire l’organizzazione di cui c’è bisogno per vincere.

BRASILE • Successo del primo campeggio rivoluzionario

 

Alessio Marconi

Coordinatore nazionale Sempre in lotta

 

Pubblico, gratuito e per tutti: trasporto, salute e istruzione. Abbasso la repressione!” Questo è lo slogan con cui i marxisti brasiliani hanno lanciato una campagna che rivendica la gratuità e l’universalità dei servizi, e si batte contro la repressione poliziesca. La campagna porta avanti i grandi movimenti delle ultime due estati, contro l’aumento della tariffa del trasporto pubblico e contro la grande speculazione dei mondiali di calcio 2014, dove si sono spesi miliardi di euro pubblici (!) ma la gente normale ha visto solo militarizzazione e profitti delle grandi aziende.

Dal 15 al 18 gennaio la campagna ha avuto un momento di raccolta generale: il primo campeggio nazionale giovanile. Duecento giovani sono arrivati da ogni parte del Brasile per discutere sì della prosecuzione della battaglia, ma anche per ragionare su come le condizioni di vita dei giovani brasiliani peggiorino, come in tutti gli altri paesi, per la crisi del capitalismo mondiale.

Un bell’esempio di come si può lottare, già il primo giorno, l’ha dato la visita alla Flaskô: il campeggio infatti non si è tenuto in un posto qualunque, ma proprio intorno alla fabbrica plastica che, abbandonata dal padrone, fu occupata dagli operai nel 2003 e che da allora, nonostante il boicottaggio economico e gli attacchi aperti dello Stato, funziona sotto il controllo dei lavoratori, senza nessun padrone. Un esempio che indica una via d’uscita ai lavoratori di tutto il mondo.

Il giorno dopo proprio le lotte internazionali sono state oggetto di una discussione apposita, dove oltre al nostro contributo come Sempre in lotta sono intervenuti un compagno della Marxist student federation britannica, un compagno argentino e uno della neonata Union de estudiantes revolucionarios, che raccoglie gli elementi più coscienti dell’eroica lotta dei giovani (e non solo) messicani esplosa con il rapimento dei 43 studenti di Ayotzinapa. Nel pomeriggio la discussione è andata avanti toccando temi più specifici come il razzismo, la repressione e le droghe. Il terzo giorno, partendo da alcuni esempi storici, abbiamo discusso della differenza fra una tattica rivoluzionaria di massa e i due opposti errori del riformismo e dell’estremismo; lezioni generali utili per le ultime due discussioni: la prima sui compiti futuri della campagna in Brasile, la seconda sul tipo di organizzazione di cui abbiamo bisogno, lì e negli altri paesi. Si è chiuso come si è cominciato: con l’importanza della lotta rivoluzionaria internazionale. Un punto che si è imposto anche nelle feste serali, una delle quali è stata dedicata alle canzoni di lotta dei diversi paesi, subito prima degli spettacoli teatrali e musicali.

Insomma, non è mancato niente, e ognuno di noi è tornato a casa, chi in Brasile, chi nei propri paesi, ancora più convinto che in tutto il mondo i giovani sono al centro della lotta rivoluzionaria, e che insieme riusciremo a costruire l’organizzazione di cui c’è bisogno per vincere.