Mercoledì scorso 11 febbraio, decine di migliaia di persone si sono radunate in Piazza Syntagma ad Atene e in dozzine di altre città contro il ricatto operato dai “partner” europei. Nonostante il freddo pungente (non è mancata neppure la neve per qualche minuto) la partecipazione è stata di massa e la gente è rimasta per ore a presidiare il Parlamento.
Presidi simili si sono svolti in molte altre capitali europee. Il presidio di Atene ha lanciato un messaggio molto forte al governo: “Nessun passo indietro di fronte al ricatto, fate quello che avete promesso!”
L'ambiente prevalente in Piazza Syntagma era combattivo e la paura del periodo precedente alle elezioni era svanita. L'assenza della polizia si avvertiva e molti commentavano con piacere la rimozione delle transenne di fronte al Parlamento. Ciò rafforzava la sensazione fra i manifestanti che il governo al potere è il “loro” governo.
C'era una significativa presenza di giovani, qualcosa che si era visto raramente nei cortei degli ultimi anni. La gioventù è sta colpita duramente dalla crisi ed ha visto nella vittoria elettrorale di Syriza e più in generale nell'insediamento del nuovo governo una speranza per il futuro. La presenza di migliaia di giovani in piazza dimostra che una nuova generazione si pone di nuovo in prima linea a lottare per il proprio destino. I giovani, i disoccupati, i lavoratori hanno chiesto al governo di andare fino in fondo, di non cedere.
Allo stesso tempo, tuttavia nella piazza si è sviluppata una discussione rispetto a cosa farà esattamente il governo. Sfortunatamente la direzione di Syriza non ha fornito alcuna chiara prospettiva politica per il periodo successivo alla rottura, necessaria, con la Troika. I vertici di Syriza avrebbero dovuto spiegare, ai manifestanti e a tutta la popolazione che, dato che la Troika vuole continuare a spremere il popolo greco, l'unica soluzione è il conflitto e l'adozione di misure radicali, cominciando con il ripudio del debito predatorio e con la nazionalizzazione delle banche.
Allo stesso tempo afrebbe dovuto rivolgere un appello ai lavoratori affinché non attendano in maniera passiva che il programma di Salonicco venga messo in pratica, e si mobilitino per assicurarsi che tutte le misure in esso contenuto vadano effettivamente in porto.
La mobilitazione dovrebbe comprendere una campagna per l'organizzazione all'interno dei sindacati o e la loro creazione dove non esistono, nonché la lotta per un drastico aumento dei salari. In tutti i quartieri e in tutte le città si dovrebbero svolgere delle riunioni volte alla creazione di comitati di lotta. Allo stesso tempo, dobbiamo rivolgere un appello chiaro e specifico alla lotta a tutti i lavoratori europei, affinché sostengano attivamente i loro fratelli di classe in Grecia e si mobilitino assieme per l'unica unione del continente possibile, quella degli Stati uniti socialisti d'Europa.