Cortina fumogena per i preparativi di guerra
La risoluzione n° 1441 votata dal consiglio di sicurezza dell’Onu costituisce un nuovo passo, forse decisivo, verso la guerra.
La propaganda dei media tenta di accreditare l’interpretazione secondo la quale si tratterebbe di una risoluzione generosa, che lascia a Saddam Hussein la possibilità di evitare la guerra “comportandosi bene”; inoltre, si dice, Francia, Russia e Cina, cioè i paesi che avevano manifestato maggiori perplessità sulla prospettiva di guerra, avrebbero “frenato” gli Usa imponendo che, in caso di violazione, l’attacco militare non sia immediato e la discussione torni invece nel consiglio di sicurezza.
La storia del conflitto fra Usa e Iraq è ampiamente analizzata negli articoli delle pagine 10-12. Qui vogliamo limitarci a sottolineare la completa ipocrisia di queste posizioni. Basta leggere la risoluzione per capire come si tratti di una trappola il cui scopo non è raggiungere un accordo con l’Iraq, ma creare un clima di provocazioni crescenti in modo da creare il pretesto adatto per far scattare l’aggressione.
La risoluzione (pubblicata integralmente su Liberazione del 14 novembre) dà il potere agli ispettori di fare il bello e il cattivo tempo in Iraq. Riportiamo alcuni passi significativi.
Unmovic (questa sigla indica il gruppo di ispettori) e Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica) hanno “accesso senza restrizioni o condizioni a tutti i siti anche sotterranei, edifici, attrezzature, documenti e mezzi di trasporto (…) assieme a immediato accesso privato e senza restrizioni a tutti i funzionari e altre persone che decidano di intervistare nel luogo di loro scelta. (…) possono condurre le interviste dentro o fuori l’Iraq, possono facilitare a loro arbitrio il loro spostamento e quello delle loro famiglie fuori dall’Iraq e questo alla sola discrezione dell’Unmovic e dell’Aiea. Queste interviste potranno svolgersi senza la presenza di osservatori iracheni. (…)
La sicurezza di Unmovic e Aiea sarà assicurata da sufficiente personale di sicurezza Onu.
Unmovic e Aiea potranno dichiarare zone di ‘non volo’ e di ‘non transito’, zone di esclusione e corridoi di transito aereo e terrestre vigilate da forze di sicurezza Onu o da stati membri.
Unmovic e Aiea avranno diritto di usare senza restrizioni aerei ed elicotteri sia dotati di pilota che senza pilota. (…) avranno diritto di comunicare liberamente e senza restrizione anche in codice. (…)
Unmovic e Aiea avranno diritto di importare e usare materiali per ispezioni e esportare materiali equipaggiamento e documenti sequestrati nelle ispezioni senza perquisizione del loro bagaglio personale o di servizio.”
Proviamo a immaginare concretamente cosa significa tutto questo. Gli Usa, dietro lo schermo del consiglio di sicurezza Onu, possono inviare soldati in Iraq, rimuovere o distruggere qualsiasi installazione ritengano essere una “prova” dell’esistenza delle famigerate armi di distruzione di massa, senza alcun controllo da parte dell’Iraq. Possono di fatto sequestrare legalmente scenziati, tecnici, funzionari, e lo scopo evidente è quello di trovare qualche testimone compiacente disposto ad avallare le loro tesi nel caso queste non trovassero riscontro nei fatti. La “protezione” della missione significa poter inviare soldati (anche americani) in qualsiasi luogo del paese a discrezione degli ispettori.
Le possibilità del governo iracheno non diciamo di controllare, ma anche solo di essere informato di quanto faranno gli ispettori saranno quasi pari a zero.
Immaginate che un giudice vi accusi di detenere delle armi in casa. Vi invia la polizia per perquisire l’edificio. La legge vi garantisce comunque alcuni diritti: ad esempio di assistere alla perquisizione, di verificare di persona o tramite un avvocato l’operato della polizia, ecc.
Niente di tutto questo viene garantito all’Iraq, l’obiettivo evidente della risoluzione è quello di esautorare di fatto il governo iracheno, indebolirlo, minarlo e creare le condizioni per uno suo rovesciamento. Se questo non avverrà in breve tempo, scatterà l’aggressione.
In questo senso la risoluzione Onu va chiamata con il suo nome: è un ultimatum, studiato apposta per lasciare sempre aperta la possibilità di accusare l’Iraq di non aver rispettato i patti.
La logica di Bush viene chiaramente esposta dai recenti bombardamenti sull’Iraq. Nel 1991 Usa e Gran Bretagna decisero unilateralmente (cioè senza neanche la foglia di fico di una risoluzione Onu) di imporre le No fly zone (zone di non volo) nel nord e nel sud dell’Iraq. Da allora, quasi quotidianamente i caccia angloamericani colpiscono le installazioni irachene in queste zone. Quando la contraerea irachena risponde al fuoco, scatta l’accusa di aggressione! Ancora in questi giorni Bush ha tentato di dire che questo costituiva una violazione della risoluzione Onu.
Francia, Cina, Russia, e così pure la Siria (che è attualmente membro del consiglio di sicurezza) e la Lega araba hanno tutti sostenuto questa cinica farsa. Indubbiamente il regime iracheno tenta disperatamente di guadagnare tempo (e difficilmente potrebbe comportarsi altrimenti). È altrettanto chiaro che il tempo concesso servirà solo agli Usa a terminare la preparazione militare, logistica e politica dell’attacco, che avverrà con o senza il consenso del consiglio di sicurezza, con o senza la partecipazione formale della Nato. L’amministrazione Bush ha già pubblicato i suoi progetti. Attacco militare, rovesciamento di Saddam, installazione di un regime direttamente governato da un generale Usa (forse quel Tommy Franks che ha comandato le truppe americane in Afghanistan) per un numero imprecisato di anni.
Nessun pezzo di carta, sia questa la risoluzione Onu o la costituzione italiana, può fermare l’aggressione. Una volta di più gli avvenimenti drammatici che si preparano in Iraq e in tutto il Medio oriente confermano la posizione del marxismo: la lotta contro la guerra è lotta contro il capitalismo e l’imperialismo, il movimento che è già in campo in Italia e nel mondo ha di fronte la responsabilità enorme di porsi sul terreno di questa alternativa. Una volta di più, socialismo o barbarie.
20 novembre 2002