Prima dell’estate il governo ha approvato il pacchetto sicurezza: introdotto il reato di immigrazione clandestina, prorogato il tempo di permanenza nei centri di identificazione ed espulsione (prima Cpt, oggi Cie) fino a sei mesi, la possibilità di denunciare chi si rivolge a strutture mediche se irregolare, la tassa di 200 euro per il permesso di soggiorno, l’istituzione delle ronde. Questo bel pacchetto si unisce al tripudio gioioso delle Frecce Tricolori nei cieli di Libia e soprattutto all’accordo con Gheddafi di pattugliamento comune delle coste.
Il calo degli arrivi dimostra, nelle parole del ministro Maroni, la validità della politica del governo: basta con l’immigrazione, aiutiamoli a casa loro, che è la traduzione educata dello slogan leghista: un immigrato buono è un immigrato affogato in mare.
E la strage di agosto, dove 73 eritrei sono morti di stenti dopo 21 giorni passati in mare, ha dimostrato l’applicazione concreta di questa linea. I pattugliamenti congiunti significano che congiuntamente gli stati libico, italiano e maltese fanno finta di non vedere le carrette del mare. Il calo degli arrivi è probabilmente frutto di un aumento pauroso di stragi silenziose, che restano segrete nella reciproca acquiescenza degli stati. Oggi sappiamo quello che è successo - e cioè che una motovedetta, pare maltese, ha avvistato il gommone e non ha tratto in salvo i naufraghi - solo perché 5 di questi sono stati salvati da un peschereccio e hanno potuto raccontare la loro drammatica avventura.
Un coro internazionale di ben pensanti ha accusato il governo Berlusconi di crudeltà inaudita. Per i 5 superstiti invece del carcere previsto dalla nuova legge è stato aperto un procedimento per la richiesta di asilo politico e nel contempo dalla Boldrini (rappresentante Onu per i rifugiati politici), a Napolitano, a Fini, all’insieme delle gerarchie ecclesastiche, fino all’immancabile Francheschini è partito un florilegio di dichiarazione in difesa del diritto alla vita, all’accoglienza e all’amore fra i popoli. Lorsignori hanno dimenticato che la politica dei respingimenti non è certo cominciata con questo governo, che l’introduzione in Italia dei centri di accoglienza avviene per la prima volta proprio grazie alla legge Turco-Napolitano con un governo di centrosinistra e che la prima volta in Italia che si è parlato di pacchetto sicurezza è stato con il governo D’Alema e che non ci risulta che la chiesa cattolica abbia avuto alcunchè da ridire, salvo fare la carità con qualcuna delle sue tante e potenti organizzazioni per lavarsi la coscienza.
Tuttavia oggi abbiamo un salto di qualità. Il governo di centrodestra ha dato dignità e legalità con i fatti prima ancora che con le dichiarazioni all’ideologia fascista secondo la quale esiste una razza (per ora i cittadini italiani, ma con un occhio di riguardo ai padani) superiore ad un’altra. L’ultima volta che in Italia è stata approvata una legge del genere era il 1938, erano le leggi razziali contro gli ebrei adottate dalla dittatura di Mussolini. Tutto questo con il beneplacito del Presidente della Repubblica, cosiddetto guardiano della nostra gloriosa Costituzione nata dalla Resistenza... che fine ingloriosa.
Il signor presidente ci risulta soprannominato, simpaticamente in alcuni ambienti, “Pisolo”. Purtroppo non c’è molto da ridere.
È giusto indagare le ragioni di questa svolta. In Italia ci sono ormai 4 milioni di immigrati, di questi poco più di 400mila si stima siano clandestini. Rappresentano il 10% della forza lavoro, e il 12% degli iscritti al sindacato fra i lavoratori attivi, anzi fra i lavoratori dipendenti immigrati, 1milione e mezzo, 800mila sono sindacalizzati. Questi dati forniti dal rapporto annuale della Caritas mostrano chiaramente come gli immigrati sono un settore rilevante della classe lavoratrice italiana, più sfruttato (il 44% di loro fanno i lavori meno qualificati e hanno una paga mediamente dell’11% inferiore a quella degli italiani) e la cui discriminazione razziale è funzionale a perpetuare questo sfruttamento.
Gli immigrati vivono una condizione di subordinazione al datore di lavoro e, per chi è illegale o ha il permesso in scadenza, di vera e propria schiavitù. È possibile perpetuare questo sfruttamento aberrante solo promuovendo un’ideologia che mente spudoratamente e nasconde la verità, ovvero che la stragrande maggioranza degli immigrati mangiano, dormono e lavorano esattamente come i nati in Italia, né più né meno.
In Italia c’è stato il fascismo, poi l’era della strategia della tensione (Cossiga e i cosiddetti servizi segreti deviati) contro i comunisti e il movimento operaio. Poi è arrivata la Lega con la sua propaganda razzista e fascista che non solo ha sfruttato le paure più retrive della piccola borghesia e dei lavoratori spaventati dalle contraddizioni del capitalismo e oggi dalla profonda crisi economica, ma ha trovato legittimazione nelle decisioni di un governo che ha fatto proprie quelli che erano apparentemente solo degli slogan di una setta di pazzi furiosi alla Borghezio.
I lorsignori democratici hanno ben poco da strillare scandalizzati perché sono altrettanto responsabili di questa legittimazione. Non si contano le giunte di centrosinistra che prima ancora di Gentilini a Treviso si erano fatte promotrici delle campagne securitarie. Ricordiamo la campagna della giunta Pd di Firenze contro la pericolosa categoria dei lavavetri, per non parlare dello sceriffo Cofferati, di Chiamparino, di Penati e compagnia cantante.
Siamo arrivati addirittura alla vicenda vergognosa della Cgil di Treviso il cui segretario ha chiesto l’anno scorso di sospendere gli ingressi di immigrati (stabiliti per legge attraverso i flussi), con il plauso un po’ sorpreso di Lega e Confindustria, per dar lavoro in primo luogo agli italiani.
Noi siamo per l’abolizione dei flussi, del permesso di soggiorno e dei centri di “accoglienza” qualsiasi nome essi abbiano, siamo per espropriare le case sfitte e darle a chi ne ha bisogno, siamo per espropriare le realtà produttive in crisi e/o che delocalizzano per nazionalizzarle senza indennizzo e mettere la produzione sotto il controllo dei lavoratori e a servizio della collettività, siamo per redistribuire il lavoro che c’è a parità di salario. Basta denaro pubblico alle banche e al padronato, investire nella sanità territoriale e nell’istruzione pubblica di ogni ordine e grado, unica tutela della dignità di tutte le donne e degli uomini di ogni razza e di ogni religione.
Non ci sono scorciatoie per combattere il veleno leghista. Dobbiamo combattere la politica della paura, quella che piace a tutti i padroni per perpetuare il loro miserevole dominio. La paura si combatte andando all’offensiva di un sistema marcio da cima a fondo.
Chi pensa di aggrapparsi al “neodemocratico” Fini, che tenta di costruirsi un’esistenza politica autonoma da Berlusconi (tentativo destinato a rovinoso fallimento), facendosi fautore del diritto di voto agli immigrati e presentando un volto umano e “politicamente corretto” dello sfruttamento capitalista è destinato a rovinoso fallimento in compagnia del Presidente della Camera.
Il prossimo 17 ottobre è convocata una manifestazione promossa da un ampio schieramento di associazioni, centri sociali, sindacati extraconfederali e dal Prc, contro il pacchetto sicurezza con una piattaforma avanzata, che chiede non solo il ritiro dei provvedimenti del governo, ma la libera circolazione degli esseri umani contro ogni divisione fra lavoratori italiani e immigrati.
È necessario far vivere queste rivendicazioni non solo in un corteo, ma attraverso una ripresa del conflitto sociale in tutti gli ambiti in cui la crisi del capitalismo mette in discussione la dignità e la vita dei lavoratori e delle lavoratrici.