La dichiarazione della Bce di non accettare i titoli di Stato greci pone immediatamente davanti a un bivio il governo di Tsipras. I governi “progressisti” europei hanno tolto la maschera e hanno appoggiato senza riserve il diktat di Draghi.
Nel giro di pochi giorni, la borghesia internazionale ha spiegato nella maniera più brutale che non permetterà che Syriza realizzi nemmeno la più moderata delle proposte con cui ha vinto le elezioni del 25 gennaio.
Sono crollate come un castello di carte le illusioni della direzione di Syriza di creare un fronte anti-Germania insieme ai governi europei. La vera speranza risiede nelle masse, quelle che sono scese in piazza ad Atene ieri sera contro la Troika ed a sostegno del governo.
Sono i milioni di giovani e lavoratori greci e di tutta Europa che devono essere mobilitati in maniera permanente a difesa del programma di Syriza. I prossimi giorni saranno decisivi!
Pubblichiamo la dichiarazione della Tendenza comunista di Syriza di ieri 5 febbraio
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La ritirata di Syriza non ha fermato gli ultimatum tedeschi. La soluzione risiede in politiche combattive, non nella diplomazia.
Ripudiamo il debito - nazionalizziamo le banche - espropriamo l'oligarchia!
Disgraziatamente gli avvenimenti di oggi hanno confermato gli avvertimenti della tendenza comunista di Syriza rispetto alla direzione del partito. Le intenzioni dei “partner buoni” sono state pienamente svelate, come lo sono quelle dei “partner cattivi”, provando così quanto lo spazio sia inesistente per qualsiasi negoziato che potrebbe portare qualche beneficio sostanziale al popolo greco.
Dopo il trattamento ironico e glaciale che il primo ministro greco ha ricevuto da Renzi (suo presunto amico) nella riunione di ieri, lo stesso primo ministro ha provato altri due dispiaceri nei “negoziati”. Il presidente francese Franciose Hollande ha richiesto che Tsipras «rispetti le regole», rendendo così chiaro che la Francia non è disponibile a fare l'alleato della Grecia contro la Germania. Ciò era stato confermato da un altro «amico» francese, il ministro delle finanze Sapen, che aveva chiesto al governo greco di non cercare di mettere la Francia contro la Germania.
Un altro motivo di disappunto è arrivato dal Presidente della Commissione europea Juncker, che nella riunione di oggi con il Primo ministro greco si è limitato a un linguaggio diplomatico e ha incoraggiato la Grecia a richiedere un'estensione dell'attuale programma di aiuti attraverso l'applicazione di ciò che si era già «concordato».
Ancora più deludente è stato l'esito dei colloqui tra il ministro delle finanze Varoufakis e il tecnocrate del Fmi, P. Thomsen, tenutosi sabato ma il cui contenuto è stato rivelato ieri, e con il presidente della Bce, Mario Draghi, stamattina a Francoforte. Il rappresentante del Fmi ha reso chiara la propria indisponibilità a discutere qualunque proposta di compromesso fatta dal governo greco sul debito e, facendo riferimento al mandato del Fmi, ha insistito sulla necessità di «attenersi strettamente» al programma stabilito in precedenza col governo Samaras.
Da parte sua Draghi ha sottolineato nel colloquio con Varoufakis che la Bce non può scambiare i titoli di stato greci con nuovi titoli a maggiore scadenza senza il consenso di Berlino. Precludendo così ogni possibilità di fornire liquidità alle banche greche senza la richiesta da parte di Atene di un prolungamento dell'accordo esistente con la Troika.
Mentre scriviamo la Bce, continuando a operare una pressione continua sul governo greco, ha annunciato la decisione di non accettare i titoli greci per il finanziamento delle banche elleniche.
E poi è arrivata la ciliegina sulla torta indigesta, come sono questi negoziati: l'annuncio da parte del ministro delle Finanze tedesco di un documento riguardante le posizioni del governo in vista del summit previsto per la prossima settimana. Questo documento sottolinea l'opposizione tedesca a tutte le richieste del nuovo governo greco,compresa la proposta puramente cosmetica di una riconfigurazione della composizione della Troika. Passando al contrattacco, il governo Merkel rivolge un appello provocatorio al nuovo governo di Atene, chiedendo che rinuncia a tutto il suo programma. Verrebbero meno così gli impegni ad aumentare il salario minimo e le pensioni e a fermare le privatizzazioni; il governo dovrebbe rispettare tutte le scadenze, pena la perdita della linea di liquidità promessa dalla Troika dopo il 28 febbraio 2015.
Tutti questi spiacevoli sviluppi delle ultime ore nei negoziati, che, detto per inciso, culmineranno oggi (5 febbraio) con l'incontro tra Varoufakis e il ministro delle finanze tedesco Schauble e che avrù un esito del tutto simile, rendono ogni passo indietro da parte del governo greco ancora più pericoloso, e contraddicono la posizione di dignità espressa alla riunione con il provocatore Dissenbloom lo scorso venerdì.
E' chiaro che abbandonare la rivendicazione della cancellazione della maggior parte del debito, riaffermare l'impegno a raggiungere un avanzo primario di bilancio, riconciliarsi con l'attuale sistema di supervisione del debito da parte di un pugno di speculatori, rifiutarsi, seppur in maniera indiretta ma altrettanto chiara, di rinazionalizzare le aziende statali in precedenza privatizzate e prevedere criteri specifici per il ripristino del salario minimo non hanno rafforzato la posizione del governo greco ma piuttosto l'hanno indebolita. Hanno solo reso più arrogante la Troika e il suo vero padrone, la Germania!
Qualunque «carta» negoziale il governo pensasse di avere in mano, è il suo tentativo di creare un fronte con i governi borghesi per isolare la Germania che è completamente fallito. Nessun «amico» della Grecia nel campo della borghesia europea e internazionale è disposto a scontrarsi con la potenza del capitalismo tedesco, ed ancora meno è disposto a sostenere in maniera significativa un governo di sinistra in Grecia dove i successi potenziali potrebbero diventare un esempio che minaccerebbe il dominio capitalista a livello internazionale.
Tutto ciò dimostra che il conflitto con la Troika è inevitabile e che gli alleati non si devono cercare dove il nuovo governo pretende di trovarli, vale a dire fra i governi borghesi nazionali.
L'impegno chiaro a rompere con l'austerità e il compimento rigoroso del programma di Salonicco, insieme alle posizioni forti espresse dal governo nei suoi primi giorni, dovrebbero rappresentare la guida per le azioni da portare avanti nel prossimo periodo. I passi indietro recenti hanno avuto l'unico effetto di gettare un'ombra sulle speranze del popolo e hanno seminato confusione tra la classe operaia e i settori più poveri della società.
Al governo greco e a i nostri compagni della direzione del partito proponiamo i seguenti punti:
(5 febbraio, 2015)