I mass media hanno presentato Boris Nemtsov come un oppositore liberale anti-Putin. In realtà era uno di quegli oligarchi emersi con il crollo dell'Unione Sovietica, per quanto fosse ormai caduto in disgrazia. Artem Kirpichenok offre in questo articolo un punto di vista molto diverso, direttamente dalla Russia.
Con un ritardo di vent'anni, il destino di Boris Nemtsov si è infine compiuto. Una banda di sicari, un cadavere sull'asfalto, una donna che urla e investigatori freneticamente al lavoro sotto la pioggia: nei "liberi" anni novanta, questa era una scena molto comune in Russia.
A quei tempi, la cosiddetta élite "democratica" stava lottando per il potere, cercando di accaparrarsi le proprietà altrui e di conquistare ambite posizioni ben retribuite. E non lo facevano semplicemente denunciando i propri avversari al NKVD (ex-KGB), ma usando bombe, cecchini e veleno. In quei giorni, Boris Nemtsov era molto bravo a schivare i proiettili. Solo ieri un sicario è riuscito a colpirlo mortalmente, nel quindicesimo anno dell'era della "stabilità" di Putin.
Indubbiamente, Boris Nemtsov è stato uno dei simboli del periodo della presidenza Eltsin. Pur essendo giovanissimo, ha avuto una carriera folgorante, da consigliere di Boris Eltsin fino a Governatore della regione di Nižnij Novgorod. Nel 1997 era già Vice Primo Ministro. Sfruttando al massimo le sue modeste capacità, ha fatto tutto quello che poteva per costruire sulle macerie dell'URSS quella "nuova Russia" che oggi conosciamo.
Sergei Borisov, ricercatore e autore di articolo intitolato "L'attuale regime politico nella regione di Nižnij Novgorod: la realizzazione degli anni 90", ha scritto che si era formata attorno a Nemtsov una "alleanza informale delle aziende più influenti ed elitarie", costituita dai rami esecutivi e legislativi del governo, "siloviki" locali (rappresentanze della polizia, della sicurezza dello stato e delle forze armate), imprenditori e proprietari di mass media.
Secondo il sociologo Alexander Prudnikov, i modelli di gestione e di governo promossi da Nemtsov rappresentavano un "sistema per testare nuovi elementi di democrazia controllata". Successivamente l'esperienza di questa "democrazia controllata di stampo neoliberale è stata estesa dal terreno di prova di Nižnij Novgorod a tutta la Russia.
Di fatto, le fondamenta della nuova economia russa sono state gettate nella Nižnij Novgorod di Boris Nemtsov. Già durante quegli anni, la stampa aveva fatto circolare diversi rapporti che parlavano delle relazioni che il governatore aveva con il boss criminale Andrei Klimentyev, così come dei fondi della Banca di New York misteriosamente scomparsi nella regione e della amicizia che Nemtsov aveva con l'uomo d'affari e burocrate Boris Brevnov, il quale aveva avuto un ruolo nella distruzione e nella svendita della cartiera di Balakhninsk.
Bisogna comunque notare che a quei tempi la stampa cosiddetta libera era piuttosto indifferente verso questi metodi di gestione degli affari. L'opinione pubblica "democratica" insisteva sul concetto secondo cui "la proprietà statale è proprietà di nessuno", e che il furto era necessario per l'accumulazione primitiva del capitale e per guadagnarsi il radioso futuro del mercato libero. A quel tempo, i "truffatori e ladri" (come le opposizioni chiamavano Putin e il suo partito) sostenevano con forza i loro attuali critici.
Avere un dicastero nel governo russo è stato il punto più alto raggiunto da Nemtsov durante la sua carriera. Lo stesso Eltsin, forse scherzando o forse da ubriaco, disse di avere intenzione di nominarlo Boris il Secondo, erede della sua corona zarista. Ma presto fu evidente che quella corona era per lui un po' troppo larga.
La breve ma scandalosa permanenza di Nemtsov al Cremlino fu caratterizzata dall'appropriazione indebita di fondi pubblici appartenenti alla OAO, il sistema energetico unificato russo, dal suo dilettantismo e da iniziative ridicole come il tentativo di costringere i dipendenti pubblici ad usare solo automobili prodotte in Russia.
Il 26 Dicembre del 1997, la Duma approvava una dichiarazione in cui definiva Nemtsov un irresponsabile e un politico incapace e consigliava a Eltsin di sollevarlo da ogni incarico. Lo stesso presidente aveva capito che Nemtsov non era in grado di estendere il modello autoritario che aveva creato nel Nižnij Novgorod in tutta la Russia. Questo lo poteva fare solo una persona completamente diversa, che sarebbe poi apparsa sulla scena politica da li a poco.
Nel 1999 Nemtsov dichiarava: "Per le forze politiche di destra, Putin è una figura pienamente accettabile. Èun gran lavoratore, ha esperienza ed è una persona intelligente, più o meno al livello di Stepashin [l'allora primo ministro, ndt]." L'ex governatore della regione di Nižnij Novgorod ha ripetuto dichiarazioni simili più e più volte, sostenendo che Valdimir Vladimirovich (Putin) era "il più valido di tutti i candidati alla presidenza".
Ma come oramai sappiamo, Boris Yefemovich (Nemtsov) ha commesso un grave errore a quel tempo. Un politico vagamente competente solo sul piano regionale, privo di alcuna connessione con la cricca di Putin a San Pietroburgo, era del tutto inutile per le nuove autorità. Dopo la sconfitta alle elezioni del 2003 del suo partito "Unione delle forze di destra", Nemtsov si era trovato escluso dal panorama politico ufficiale e cominciò allora a giocare il ruolo del leader dell'opposizione extraparlamentare. Grazie alla sua posizione precedente di governatore regionale e di parlamentare, diventò presto la figura principale dell'opposizione liberale, e cominciò ad essere presentato come un illustre "avvocato della democrazia" e un "nemico della corruzione".
Il pubblico liberale amava Boris Yefemovich (Nemtsov), poichè vedeva in lui l'immagine del politico russo sempre capace di rinnovarsi. A differenza dei vecchi burocrati di partito, con le loro noiose orge al chiuso delle loro dacie private, Nemtsov non è stato troppo timido nel dimostrare al paese impoverito che a lui non era estraneo nulla di ciò che è umano. Padre di tutti i figli delle sue segretarie e appassionato di orge con prostituite di alto livello a Dubai, Boris Yefemovich era capace di prendere un aereo per Davos sfruttando i fondi di una qualche compagnia occidentale che in passato aveva aiutato privatizzando un qualche prezioso pezzo di proprietà statali. Persino nei sui ultimi minuti era in compagnia di una modella di 23 anni.
Chiaramente i vatniks e i sovietici (come sprezzantemente vengono definiti dai liberali russi i lavoratori che guardano con nostalgia alle conquiste sociali dell'epoca sovietica e che rifiutano l'ideologia liberale, spesso nutrendo illusioni in Putin) non erano in grado di apprezzare lo stile di Nemtsov. Non hanno mai nascosto il loro odio per questo Rafferty russo . A dire il vero, anche molti dei suoi amici liberali credevano che l'ex- governatore non fosse proprio un aiuto per l'opposizione russa, visto quanto era screditato dal suo passato e dalle costanti visite agli strip club. Ma da venerdì tutto questo è passato.
Negli anni '90 milioni di lavoratori russi avevano desiderato ardentemente che uomini come Nemtsov, Chubais e Gaidar incontrassero un proiettile o qualcosa di simile da qualche parte nei pressi di Lobnoye Mesto, vicino al muro del Cremlino. Nel caso di Nemtsov, questo desiderio si è realizzato solo adesso. Ma nella sua morte non c'è nè giustizia nè redenzione. Al contrario, anche con la sua morte Boris Yefimovich è riuscito a causare un grosso danno alla sua nazione.
L'assassinio di Nemtsov avrà infatti inevitabilmente conseguenze negative, con un irrigidimento del potere di Putin, un aumento dell'attività dell'opposizione liberale, che ora ha un suo Gongadze (un giornalista ucraino assassinato nel 2000), e un netto peggioramento delle relazioni con l'Unione Europea e gli Stati Uniti.
E come sempre, per questi giochi di potere di cui è caduto vittima il principe della élite liberale russa, Boris il Secondo, a pagare sarà la classe operaia russa.