Dopo la riduzione delle linee periferiche degli autobus avvenuta a maggio, i mesi estivi non sono stati mesi di pausa per il processo di privatizzazione dell’azienda. Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha dichiarato, infatti, che servono 240 milioni di euro, senza i quali, ad ottobre, si troverà in difficoltà a pagare gli stipendi dei dipendenti Atac. La Regione Lazio ha stanziato già 140 milioni di euro per risolvere in parte il problema della liquidità dell’azienda ma mancano ancora 100 milioni di euro per riuscire a pagare le mensilità dei dipendenti. Il Comune di Roma ha chiesto al governo di poter utilizzare lo 0,4% dell’addizionale Irpef che vale all’incirca 200 milioni l’anno per provvedere a questa mancanza ma il governo ha subito risposto con un secco no. Alla fine il resto dei soldi verrà stanziato dal commissario straordinario del debito di Roma Capitale Massimo Varazzani sotto forma di mancati trasferimenti dal Comune. Tale provvedimento non risolve il problema dei fondi dell’azienda, ma è semplicemente una soluzione temporanea che prolunga di qualche tempo la questione della liquidità e dei conti in rosso che gravano sul’Atac.
Per i lavoratori le sorprese non sono finite. All’inizio di settembre è stato siglato un accordo interno tra l’azienda e i sindacati confederali che prevede un netto peggioramento delle condizioni lavorative con un aumento della produttività e una riduzione delle pause. Il tutto secondo una nuova gestione dei turni degli autisti e dei macchinisti e l’introduzione del badge all’inizio e alla fine delle ore lavorative. Invece per i dirigenti dell’azienda arrivano solo buone notizie con 9 milioni di euro di bonus da dividere in base al sistema Mbo (management by objectives), cioè la gestione per obiettivi, un metodo di valutazione del personale che si basa sui risultati raggiunti a fronte di obiettivi prefissati. Un incentivo previsto dal contratto nazionale per dirigenti e quadri che prevede un super bonus oltre alla retribuzione. Per aggiudicarsi il bonus i dirigenti aziendali devono far percorrere più chilometri agli autobus e alla metropolitana e questo vuol dire far lavorare di più i dipendenti, facendoli forzatamente ammalare meno. Per alcuni dirigenti, quelli in prima fascia, il super bonus si aggirerebbe a circa 40mila euro a testa. A scalare, tutti gli altri, fino a coprire la cifra di più di 9 milioni di euro.
Di questi Atac aveva già previsto lo stanziamento nel budget per 8,3 milioni, mentre per i restanti 831mila euro, spiega la delibera, cifra “non prevista” nel budget, “sarà coperta attraverso i risparmi che verranno conseguiti nell’ambito Risorse umane e all’interno delle componenti del costo del lavoro”. La situazione all’interno dell’azienda è in continua evoluzione e l’obiettivo dei dirigenti è senza dubbio quello di puntare alla privatizzazione dell’Atac.
L’esasperazione cresce sempre di più tra gli utenti e gli stessi lavoratori. In questi giorni nella periferia Nord di Roma due autiste sono state aggredite da un gruppo di utenti esasperati dal fatto che tre autobus non si sono fermati perché stracolmi di gente. Gli autisti hanno dichiarato che il vero problema è la mancanza di vetture soprattutto nelle zone periferiche dovute ai tagli dei mesi scorsi. Questi avvenimenti sono tutte piccole scintille di una situazione a rischio di esplosione.
Oggi più che mai di fronte a questi avvenimenti è necessario che i lavoratori si organizzino e mostrino all’azienda la loro forza con rivendicazioni chiare per difendere il proprio posto di lavoro e migliorare le proprie condizioni lavorative. Gli unici ad aver diritto a un aumento salariale sono i lavoratori e non coloro che da anni dirigono l’azienda e l’hanno portata sull’orlo del fallimento con 1,7 miliardi di euro di debiti.