La vertenza Terim conosce in queste settimane un ennesimo colpo di scena. Il fantomatico compratore egiziano, che a settembre del 2013 aveva sottoscritto l’accordo per riaprire e rilanciare l’azienda con 201 lavoratori (cioè tutti quelli che non avevano espresso volontariamente l’intenzione di essere messi in mobilità incentivata), si è dato alla macchia. Per mesi non si è fatto sentire, si è svolto solo un incontro qualche settimana fa nel quale i suoi emissari italiani hanno sostanzialmente fatto capire, anche se mai ammettendolo esplicitamente, che a Farouk interessa solo prendere gli stampi e i marchi; il resto lo vorrebbe lasciare al proprio destino, operai compresi.