A fine luglio la vertenza Terim ha subito un altro colpo di scena. Mercoledì 31 si è tenuto presso la sede della regione Emilia Romagna un incontro che, secondo le aspettative, avrebbe dovuto portare l’acquirente egiziano ad accettare le condizioni poste dalla Fiom e dai lavoratori per giungere ad un accordo che permettesse di salvare l’azienda, riconvertire il sito di Baggiovara ed impedire qualsiasi forma di licenziamento imposto. Invece con un colpo di scena da degno precursore del padrone della Firem, il compratore ha annunciato che non avrebbe accettato le richieste sindacali e che la sua disponibilità sarebbe stata quella di assumere solo 110 dei 330 dipendenti Terim, ritornando di fatto alla sua proposta iniziale già respinta dalla Fiom. Questo ha determinato l’immediata rottura del tavolo e l’arresto di qualsiasi ipotesi di accordo sindacale e quindi di acquisto dell’azienda.
Il fatto che durante il mese di agosto l’egiziano si sia fatto vivo sui giornali ribadendo la propria disponibilità ad acquistare la Terim ma alle sue condizioni, dimostra che in realtà lo scopo della sua mossa al tavolo era chiaro: porre un ricatto sulla testa dei lavoratori Terim per indurre il sindacato ad accettare l’applicazione del cosiddetto comma 5 dell’art. 47 sulla cessione d’azienda. Tale comma prevede che per un’azienda in percorso concorsuale che venga acquistata da un nuovo padrone il personale in eccedenza venga “tenuto in carico dalla procedura stessa” aggirando di fatto i vincoli dell’art. 2112. Ciò in sostanza significa dare all’acquirente mano libera di poter assumere chi vuole e licenziare i restanti dipendenti. Tale operazione avrebbe lo scopo esplicito di permettere all’egiziano, dietro cui qualcuno sospetta ci sia ancora il vecchio padrone della Terim Montorsi, di licenziare i lavoratori con prescrizioni mediche e soprattutto quelli più combattivi che hanno guidato la lotta fino ad ora.
Anche se il tavolo è formalmente rotto, voci attendibili ed insistenti parlano della possibilità concreta che nei prossimi giorni ne venga convocato uno nuovo, sempre con l’egiziano. Per quanto ci riguarda, qualora questo incontro avesse luogo, la posizione del sindacato e della Rsu non cambierà di un millimetro rispetto a quella espressa negli ultimi incontri: nessun licenziamento imposto, mobilità solo volontarie, contratti di solidarietà per chi vuole restare e riconversione vera del sito di Baggiovara per permettere la ricollocazione di tutti i lavoratori.
No all’applicazione del comma 5 dell’art. 47!
Non accettiamo nessun ricatto!