Mandiamo finalmente in stampa in questi giorni un volume importante: Il lungo filo rosso contiene un’ampia selezione di scritti del compagno Ted Grant, uno dei punti di rifermento fondamentali per il marxismo nel periodo del dopoguerra. Ted Grant ha rappresentato per numerose generazioni di militanti in decine di paesi del mondo il legame diretto con le radici del movimento rivoluzionario del ’900, la continuità storica di una tradizione che risale fino agli anni fondativi dell’Internazionale comunista.
Un lungo filo che si dipana dai tempi eroici dell’opposizione di sinistra allo stalinismo negli anni ’20 e ’30 e attraversa gli anni della Seconda guerra mondiale, le rivoluzioni del dopoguerra, gli anni del miracolo economico, la battaglia intransigente in difesa del marxismo e dell’eredità di Trotskij contro le correnti prevalenti del riformismo e dello stalinismo, in uno sforzo continuo di riannodare il filo che lega le idee rivoluzionarie del marxismo al movimento di massa della classe operaia internazionale.
Nato in Sudafrica nel 1913, legatosi giovanissimo al movimento trotskista sotto l’influenza di Ralph Lee, uno dei pionieri del comunismo sudafricano, Ted Grant emigrò nel 1934 in Inghilterra alla ricerca di “orizzonti più ampi” per la sua militanza rivoluzionaria. A Londra si legò ai piccoli gruppi che facevano riferimento all’Opposizione internazionale di sinistra, la corrente guidata da Trotskij che si contrapponeva alla degenerazione stalinista dei partiti comunisti.
Iniziava così un lungo percorso di battaglie teoriche e politiche che si dipanò ininterrottamente fino alla sua morte, avvenuta il 20 luglio del 2006.
Un movimento perseguitato
Non è un’esagerazione dire che il trotskismo è stato il movimento più perseguitato dei nostri tempi. Gli oppositori di sinistra dello stalinismo vennero denigrati, espulsi, calunniati, esiliati da tutti i regimi. I mostruosi processi farsa degli anni ’30 e le epurazioni di Stalin sterminarono l’intera generazione rivoluzionaria. Dall’Urss alla Spagna, furono migliaia e i migliaia i militanti che caddero di fronte ai plotoni d’esecuzione, nei campi di concentramento o semplicemente sparirono nel nulla, fino all’assassinio dello stesso Trotskij in Messico nell’agosto del 1940.
L’occupazione nazista dell’intera Europa durante la guerra portò nuove persecuzioni per tutte le organizzazioni operaie, ma i trotskisti si trovarono nella condizione estrema di doversi difendere da due lati: alla persecuzione nazista si sommava infatti quella staliniana, che anche in piena guerra mondiale non interruppe la sua opera devastatrice. Basti ricordare la sorte di Pietro Tresso, ex dirigente del Partito comunista d’Italia, espulso dal partito nel 1930, assassinato dagli stalinisti in Francia durante la guerra.
La Quarta Internazionale, fondata nel 1938, dovette quindi affrontare inaudite difficoltà per cercare un proprio radicamento in un movimento di massa che dopo il 1945 era dominato in modo schiacciante dalle correnti prevalenti dello stalinismo e del riformismo.
Affrontare quell’isolamento richiedeva gigantesche doti politiche e morali, e in primo luogo una capacità di vivificare l’enorme lascito teorico di Trotskij con analisi e prospettive in grado di interpretare la nuova situazione che emergeva dal conflitto mondiale. In questa battglia, va detto, il gruppo dirigente della Quarta Internazionale non riuscì ad elevarsi all’altezza del compito. Prevalse un approccio formalista, dogmatico, settario al marxismo. La lettera prevalse sul contenuto, le formule sul metodo. Questa crisi teorica condannò la Quarta Internazionale a un destino assai diverso da quello che Trotskij aveva ipotizzato al momento della sua fondazione, aprendo un processo di frantumazione organizzativa e di progressivo allontanamento dal marxismo e dal movimento operaio e dal prevalere di un eclettismo politico permeabile a tutte le mode del radicalismo piccolo-borghese, come oggi è facile vedere nella gran parte delle correnti scaturite da quella fase di scissioni e scomposizioni.
Il rifiuto di questa deriva pose ben presto Ted Grant e i suoi compagni in conflitto con la direzione della Quarta Internazionale. Ne seguì una prima rottura nel 1950 e poi una seconda, definitiva, nel 1965.
Non ripercorriamo qui i termini del dibattito, che costituiscono parte centrale del libro che pubblichiamo. Da quella rottura e dal rifiuto della degenerazione settaria del “troskismo” Ted Grant trasse la conclusione che il marxismo rivoluzionario avrebbe potuto conquistare il posto che gli spetta nel movimento operaio solo se avesse saputo radicarsi profondamente nelle organizzazioni di massa della classe, rompendo con lo spirito di setta propagandistica. Frutto più alto di quella impostazione fu lo sviluppo della Militant tendency che in Gran Bretagna tra la fine degli anni ’70 e la metà degli anni ’80 si guadagnò un posto di primo piano come sinistra marxista nel partito laburista e nel movimento operaio britannico, facendosi protagonista di battaglie epocali quali quella di Liverpool contro la Thatcher o quella contro la Poll-Tax, alla fine degli anni ’80. Una tendenza che organizzava migliaia di militanti, che esprimeva tre deputati, con una presenza sindacale consistente, con un organo settimanale che diffondeva migliaia di copie, con un forte apparato organizzativo.
Anche il Militant fu una delle vittime del riflusso degli anni ’90, come tutte le forze della sinistra nel mondo. Se ne salvò una parte, decisa a difendere una volta di più il diritto del marxismo e del socialismo in mezzo a quel mare di abiure, apostasia e battiture di petto che dopo il crollo dell’Urss travolse buona parte della sinistra a livello internazionale.
Ted Grant fu tra questi, contribuendo negli ultimi anni della sua vita a riannodare quel filo che tante volte aveva dovuto riprendere in mano nei periodi più difficili. Due libri, da noi pubblicati negli anni scorsi, testimoniano di quella battaglia: La rivolta della ragione (scritto con Alan Woods) e Russia, dalla rivoluzione alla controrivoluzione.
Oggi pubblichiamo scritti di Ted che nella maggior parte risalgono a molti decenni fa. Sono la testimonianza della sua grande capacità di applicare il marxismo alle situazioni inedite, di saper guardare lontano anche nei momenti nei quali ogni prospettiva pareva chiudersi.
Non mancano naturalmente gli errori, le ipotesi poi dimostratesi infondate: non ci sono “profezie” negli scritti di Ted Grant, così come non ci sono i vezzi accademici di tanti intellettuali “rivoluzionari”. C’è invece un metodo dialettico che discende dalla migliore tradizione del marxismo, illuminata da un indomabile ottimismo rivoluzionario.
Maggio 2007
Parte prima
Storia del trotskismo britannico (2002)
Contro la corrente. Le origini e i primi anni
Un nuovo tipo di trotskismo
Il Revolutionary Communist Party
In difesa del trotskismo. La nostra lotta con l’Internazionale
La fine di un’era. Gli ultimi anni dell’Rcp
Parte Seconda
(1942-1949)
Verso il potere (1942)
Risposta alla Rsl. Sciovinismo e disfattismo rivoluzionario (giugno 1943)
Il mutamento dei rapporti di forza in Europa e il ruolo della Quarta internazionale (marzo 1945)
Democrazia o bonapartismo in Europa? Risposta a Pierre Frank (agosto 1946)
Prospettive economiche 1946
Cecoslovacchia, la posta in gioco (aprile 1948)
La rivoluzione cinese (gennaio 1949)
Risposta a David James (primavera 1949)
La teoria marxista dello Stato (1949)
Parte Terza
(1960-1990)
Ci sarà una recessione? (1960)
La rivoluzione coloniale e la rottura cino-sovietica (agosto 1964)
Il programma dell’Internazionale (maggio 1970)
La rivoluzione portoghese (maggio 1975)
La rivoluzione coloniale e gli Stati operai deformati (luglio 1978)
Perché i russi hanno invaso l’Afghanistan (Gennaio 1980)
L’importanza di Trotskij oggi (agosto 1990)