In realtà, anche se i rifiuti in questi mesi sono stati rimossi dalle strade, è sotto gli occhi di tutti il disastro ambientale di cui è vittima da anni la regione Campania e in particolar modo l’inquinamento del territorio avvenuto grazie alla collusione tra criminalità organizzata, imprenditori, politici e funzionari di Stato. L’inquinamento da diossine, PCB, metalli pesanti, finanche materiale radioattivo, ha raggiunto e superato da tempo, nella regione, quello delle zone più industrializzate d'Italia! Ben il 43% dei siti avvelenati nel nostro paese è concentrato in Campania.
L’ultimo ritrovamento quello di ben 10 mila tonnellate di amianto nella cava del poligono di Chiaiano e la nuova denuncia di sversamenti abusivi di rifiuti nel vallone di San Rocco. La risposta del Governo è: militarizzazione sempre maggiore del territorio, inceneritori, discariche e provvedimenti straordinari discutibili come quello sull’abbandono di “rifiuti ingombranti”. Intanto, lungo le direttrici di transito dei trasportatori di rifiuti tossici, non vi è nessun tipo di controllo! Ma soprattutto si estendono gli incentivi statali per la realizzazione degli inceneritori in modo da includere praticamente anche quelli di nuova realizzazione. Tutto questo con la piena collaborazione del governatore Bassolino, il quale solo qualche mese fa ha ricevuto il suo ennesimo avviso di garanzia relativo alla questione rifiuti.
La platea all’inaugurazione del cosiddetto “termovalorizzatore” era quelle delle grandi occasioni, in prima fila vi erano i massimi vertici della A2A, la multility che gestisce l’impianto al posto dell’Impregilo (interdetta dalla Procura); la Moratti, sindaco del comune di Milano che insieme a quello di Brescia, è azionista della società; Bassolino, Presidente della regione Campania e strenuo sostenitore del piano rifiuti di Bertolaso e infine la Iervolino, in rappresentanza del comune di Napoli. Per Bassolino la giornata del 26 pare sia stata una giornata memorabile, una «vittoria dello Stato», ha detto il Presidente, che ha anche riconosciuto pubblicamente i meriti dei commissari straordinari che si sono succeduti - e arricchiti - nel tempo «da Catenacci a Pansa, da Di Gennaro a Bertolaso» non esitando infine a lodare i meriti dell'attuale Governo e in particolare del premier Berlusconi «che - ha sottolineato Bassolino - ha avuto la forza e il merito di fare leggi forti e necessarie». Le dichiarazioni di Berlusconi e Bertolaso non sono state meno scandalose. Addirittura si è sostenuto durante la conferenza stampa che l’impianto inquinerà solo quanto tre auto! La cosa è del tutto falsa, come è stato dimostrato da un’inchiesta di Medicina Democratica che ha prodotto risultati significativi analizzando i dati in uscita dell’inceneritore di Livorno. È interessante dare uno sguardo a tali studi per capire l’impatto di questi ecomostri sulla popolazione. É bene puntualizzare che per svolgere questa inchiesta i medici hanno utilizzato come parametri di riferimento un impianto di incenerimento di CDR della potenzialità di 400 t/g (meno di un quarto di quello di Acerra che ne smaltisce circa 2000 t/g), con una emissione di fumi pari a 8.000 mc per tonnellata di CDR combusto, ed un funzionamento annuo dell’impianto di 8.000 ore; e per le automobili, come parametro rappresentativo, un’automobile a benzina, immatricolata dopo il 1997 – catalizzata 94/12/CEE, di cilindrata inferiore a 1,4 litri, con una percorrenza annua media pari a 10.000 km.
Al termine dello studio, pur con i limiti di una valutazione impropria tra emissioni con diverse caratteristiche, si sono ricavate alcune conclusioni ed è possibile evidenziare che riguardo alle emissioni di ossido di carbonio l’impatto dell’emissione di un inceneritore con le caratteristiche considerate è equivalente alla percorrenza annua in ciclo urbano di 360 auto catalizzate. Riguardo agli ossidi di azoto un’emissione pari a 38.500 "auto equivalenti".
Rispetto alle emissioni di polveri l’equivalente di un inceneritore è invece pari a quello di 20.874 automezzi/anno; ma se andiamo ad analizzare il dato riguardante quelle relative alla diossina, ovviamente si ottiene dalle analisi fatte, che l’emissione dell’inceneritore è pari a ben 71 milioni e 300 mila automobili/anno.
Al quadro sopradescritto andrebbero aggiunti molti altri prodotti cancerogeni che l’inceneritore produce mentre l’auto no! Questi valori evidenziano un apporto all’inquinamento atmosferico, da parte dell’inceneritore, di proporzioni ben più gravi e preoccupanti di quanto vogliono farci credere, in quanto, al di là della pericolosità dell’inquinamento atmosferico, l’inceneritore costituisce una minaccia per la salute dei cittadini a causa dell’emissione di polveri sottili, nitrati, diossine, furani, nanoparticelle e altre sostanze cancerogene emesse rispetto a quelle delle auto. Non solo le sostanze inquinanti sono in grande numero ma sono anche molto pericolose per la salute, e mettono a rischio non solo l’aria, ma anche le falde acquifere e i terreni coltivabili.
Questo è solo l’ultimo atto di un piano rifiuti appoggiato in pieno dal centrosinistra in Campania e che farà pagare i costi ai cittadini di tutta la regione. La cosa assurda è che i cittadini non solo vedranno messe a rischio le loro condizioni di salute, ma dovranno anche pagare, nei prossimi mesi, costi esorbitanti per lo smaltimento dei rifiuti. Bassolino in maniera propagandistica aveva detto che grazie agli inceneritori i cittadini avrebbero avuto energia elettrica a basso costo e avrebbero pagato molto meno lo smaltimento dei rifiuti. In realtà all’indomani dell’apertura dell’inceneritore il consiglio regionale ha varato un aumento delle tasse relative allo smaltimento dei rifiuti. L’aumento della Tarsu, deciso dalla giunta nella misura del 30-35%, costerà ai napoletani la bellezza di 61 milioni di euro. Ecco come stanno le cose: il costo dello smaltimento dei rifiuti è di 170 milioni, la Tarsu attuale copre fino a 109 milioni, di qui l’aumento per arrivare a coprire l’intero importo. La sostanza è che la stangata è così grande che nemmeno il più pessimista fra gli analisti l’avrebbe immaginata di simili proporzioni. Ad esempio nella città di Napoli la tassa aumenterà del 36% e a Torre del Greco, comune del vesuviano, addirittura dell’89%. Risulta chiaro il quadro per il quale i cittadini pagheranno tre volte la crisi dei rifiuti: la prima vedendo un peggioramento delle proprie condizioni di vita e di salute, la seconda sborsando cifre sempre più alte per la Tarsu e la terza attraverso l’aliquota della bolletta Enel (Cip 6).
A questo quadro, già di per sé drammatico, va aggiunto il decreto legge del 23 maggio 2008 varato dall’attuale Governo. Il decreto stabilisce la costruzione di quattro inceneritori (quello cittadino presumibilmente nella zona di Ponticelli) e individua dieci siti in cui realizzare altrettante nuove discariche dichiarate zone di interesse strategico nazionale di competenza militare. Bertolaso può disporre, inoltre, attraverso un proprio provvedimento, la precettazione dei lavoratori a qualsiasi titolo impiegati nell'attività di gestione dei rifiuti. Il decreto stabilisce inoltre che il parere della commissione di controllo ambientale sia solo consultivo, quindi il Sottosegretario può ignorare l’eventuale parere negativo della commissione; e in deroga a tutte le norme vigenti in materia, comprese quelle comunitarie, autorizza lo smaltimento nelle nuove discariche anche dei rifiuti pericolosi fattore che ha reso ancora più ferma l'opposizione alla loro realizzazione da parte delle popolazioni locali.
Intanto mentre i comitati si affannano a denunciare la cattiva gestione dell’intero ciclo di smaltimento dei rifiuti e ad organizzare le mobilitazioni contro la discarica di Chiaiano e contro gli inceneritori, chiedendo che prima di tutto si provveda a una bonifica del territorio e alla raccolta differenziata porta a porta, Berlusconi annuncia che «la Campania avrà il suo quinto - e poi, perché no, sesto -inceneritore». Sembra chiaro che la nostra regione, nei piani del Governo, sia stata scelta per risolvere anche le crisi dei rifiuti latenti di altre regioni come il Lazio, la Puglia e la Calabria, e che ben presto negli inceneritori campani finiranno le cosiddette “eco” balle, le stesse che la Germania ci ha rimandato indietro considerandoli massa di rifiuti!
Dai comitati non si spengono le obiezioni: se in Campania si producono 6500 t di rifiuti giornalieri (una delle regioni in cui si producono meno rifiuti pro capite in Italia) e si toglie un minimo del 40% di raccolta differenziata ed il 30% di umido destinato al compostaggio, ne consegue che con un corretto ciclo integrato di rifiuti, ne dovrebbero essere smaltiti (con inceneritori o trattamento meccanico biologico BMT) circa 1500 tonnellate al giorno per una valore di circa 500.000 tonnellate all'anno, e pensare che l'inceneritore di Acerra è costruito per smaltire oltre 2000 tonnellate al giorno per circa 750.000 tonnellate l'anno! Non si capisce da dove nasca la necessità di parlare di altri quattro inceneritori!
La verità è che in Italia l’inceneritore è il principale, se non unico, strumento di trasformazione della parte non riciclabile di rifiuti. Il problema è che esso non è “complementare” alla riduzione della quantità di rifiuti, ma “contraddittorio” ad essa. L’esperienza dimostra che i costi di costruzione e di gestione degli inceneritori sono talmente elevati che per avere una certa convenienza si è costretti a bruciare quanto più possibile. Dunque se servono quanti più rifiuti possibile da incenerire, non si avrà interesse a ridurre seriamente, per cui succede che si rende inutile la raccolta differenziata e tutte le politiche di riduzione connesse, spingendo addirittura ad un aumento, o quanto meno ad una “gestione incontrollata” della produzione di rifiuti. Questo spiega perché gli obiettivi per la raccolta differenziata sono così bassi (50% entro il 2011) e coprono, per esempio per la città di Napoli, solo una piccola percentuale della popolazione (120mila abitanti su 970 mila).
Bisogna dire, a onor del vero, che il centrosinistra non ha fatto e non propone di meglio! Nel gennaio 2008 è stato il Governo Prodi a varare per primo un decreto di militarizzazione del territorio, ma soprattutto, è stato Prodi, come ultimo atto della sua legislatura, a reintrodurre le agevolazioni finanziarie per gli inceneritori a fatica precedentemente abolite.
Inoltre, a sancire che le balle fuori norma uscite dagli impianti imperfetti di cdr potessero essere bruciate nel termodistruttore di Acerra è stata sempre un' ordinanza dell’ex premier. Tutto questo proprio mentre il governatore Bassolino veniva rinviato a giudizio con otto capi di imputazione tra cui frode in pubbliche forniture, truffa ai danni dello Stato, abuso di ufficio, falso e reati ambientali. A giugno, inoltre, la commissione Ambiente della Camera ha approvato un emendamento del Partito Democratico al decreto sull'emergenza che stabilisce che il ministro dello Sviluppo economico, possa concedere, con decreto, gli incentivi Cip 6 ai termovalorizzatori di Salerno, Napoli e Santa Maria La Fossa, in deroga alla “moratoria” stabilita con la Finanziaria 2008. A conti fatti questo vuol dire che chi gestisce quegli inceneritori incamererà la bellezza di circa 80 milioni di euro l'anno per 15 anni, un totale 1,2 miliardi di euro. Un bel regalo fatto alla lobby degli inceneritori e dei petrolieri, pagato coi soldi dei cittadini! Tutto questo grazie al PD!
Lo Stato, infatti, e la cosa assurda è che non tutti lo sanno, continua a finanziare gli inceneritori equiparandoli a impianti di produzione di energia pulita, attraverso un’aliquota della bolletta ENEL che tutti paghiamo, in modo da rendere conveniente la costruzione di impianti grandi che altrimenti non renderebbero abbastanza da giustificare copiosi costi di costruzione. Tutto questo attraverso il programma di incentivi Cip 6 già dal 1992 (prima abrogati poi però reintrodotti con limitazioni dal governo uscente Prodi infine estesi a tutti gli impianti da Berlusconi) e al meccanismo dei certificati verdi introdotto dal decreto Bersani istituiti per sostenere economicamente le fonti rinnovabili i cui benefici economici sono però stati estesi alle fonti assimilate. La Commissione europea ha avviato, in merito, una procedura di infrazione contro l'Italia che per produrre energia brucia rifiuti inorganici considerandoli "fonte rinnovabile". Si calcola che dei circa 30 miliardi che sono stati pagati dai contribuenti solo dal 1991 al 2003 il 92% è andato ad impianti inquinanti (inceneritori e gassificatori) e solo l’8% a quelli che utilizzano fonti realmente rinnovabili e pulite. Un vero e proprio impero economico, fondato sul risparmio e la convenienza di un pugno di capitalisti! Ad aver beneficiato degli incentivi per l’inceneritore di Acerra è stata dunque la A2A, nata dal matrimonio fra le due aziende energetiche controllate dal Comune di Milano (Aem) e dal Comune di Brescia (Asm), la società gestisce già 5 impianti di termovalorizzazione, tra cui, appunto, quello di Brescia.
Partendo dal presupposto che in natura “nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma”, è semplice comprendere come l’immondizia non possa sparire ma solo essere trasformata in qualcos’altro e che quindi per il suo smaltimento si parla solo di processi di trasformazione più o meno efficaci e più o meno nocivi.
Per una corretta gestione del ciclo, produzione e smaltimento vanno considerati insieme. Siccome non si può fare altro che trasformare rifiuti, diventa assolutamente necessario ridurne la quantità, riutilizzare, ove possibile, e riciclare. Un’alternativa pulita agli inceneritori, per esempio, c’è ed è possibile; si tratta del trattamento chimico biologico a freddo; lo scorso giugno a La Spezia è stato inaugurato un nuovo impianto che fa uso di questa nuova tecnologia.
Il processo prevede una prima fase durante la quale il rifiuto viene triturato e separato dai materiali ferrosi. Dopo questo pretrattamento un processo biologico renderà il rifiuto secco e non più putrescibile, quindi trasferito nel compartimento di raffinazione e produzione di CDR. Tutte le operazioni avvengono al chiuso in locali dotati di sistemi di aspirazione. Alla fine del processo meno del 20% del rifiuto in entrata finirà come materiale inerte igienizzato e stabilizzato in discarica. Meccanismo già in uso da anni in Germania e in Israele.
Il problema dello smaltimento dei rifiuti pone un problema di scelte strategiche di medio ma soprattutto di lungo termine, è necessario porre l’attenzione sulle incompatibilità fra l’anarchia produttiva del sistema economico capitalista e le tecnicamente possibili soluzioni “pulite” del ciclo produzione-consumo-smaltimento rifiuti, che richiedono una complessiva capacità di pianificazione ed un parallelo controllo sociale della sua gestione. Per affrontare il problema dei rifiuti si è costretti a dover affrontare parallelamente quello della produzione e del suo carattere privato e questo è un problema politico. La pianificazione generale dei processi produttivi è assolutamente necessaria per la corretta gestione del problema e per il raggiungimento dell’obiettivo “rifiuti zero”, ma è esattamente ciò di cui il nostro sistema economico non è capace, per cui le soluzioni tecnologicamente già possibili non possono avere efficacia e corretta applicazione. Se il processo produttivo non è pianificato dalla stessa classe che ne è il destinatario, non potrà mai risolversi la discontinuità di interessi fra produzione consumistica in libero mercato e smaltimento pulito dei rifiuti e la parallela tendenza a trasformare ogni anello del processo in una speculazione economica, ambientale e sociale ai danni della parte di società che da tutto questo non riceve nessun beneficio in cambio però dell’intero l’onere. É chiaro che oggi lo smaltimento dei rifiuti continua a soggiacere alle sole logiche di profitto e a pagarne le spese sono i cittadini con la loro salute. Solo la pianificazione del processo produttivo dalla A alla Z può scongiurare speculazioni di ogni tipo e solo la gestione sociale, da parte della classe lavoratrice può garantire la compatibilità ecologica, ambientale ed economica della produzione con le esigenze reali dei cittadini.
Sono quindici, ormai, gli anni del commissariamento rifiuti per la regione Campania, e sono stati spesi ben più di 2 miliardi di euro per uno stato di emergenza che sembra essere stato creato ad hoc solo per intascarsi denaro pubblico senza risolvere la crisi o addirittura peggiorandola come dimostrano le indagini della Procura di Napoli che nel luglio 2007 ipotizza reati di truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato e frode in pubbliche forniture, falso ed abuso d'ufficio a carico di 28 imputati; tra questi Antonio Bassolino, già Commissario straordinario insieme ai suoi collaboratori diretti.
È ovvio che vista la situazione sopradescritta, se si vuole trovare una reale via di uscita alla crisi sui rifiuti, questa non va trovata né in un alleanza con il centrosinistra, né nella demagogia del centrodestra. Rifondazione e le forze della vera sinistra devono mettere in campo una battaglia che ponga le basi per una reale alternativa alle politiche clientelari del PD e dei suoi satelliti. È chiaro che non vi è nessuna possibilità di alleanza con il Partito Democratico e risulta del tutto insensata la scelta dei vendoliani di MPS di partecipare alle primarie essendo così evidente che il distacco ormai insanabile tra le istanze dei cittadini e le scelte della politica del centro sinistra. Se vogliamo trovare una via di uscita alla situazione la potremo trovare solo al fianco dei comitati civici e dei cittadini delle realtà in lotta, non certo al fianco di chi ha contribuito a distruggere il territorio.
Il limite di tutte le lotte ambientali degli ultimi anni è stato quello di essere circoscritte geograficamente, di vedere al massimo un coinvolgimento emotivo da parte delle persone estranee al problema, ed in molti casi si trattava di persone coinvolte in lotte simili, ma oggi non è più così. Se si ha la capacità di cogliere questo elemento di unificazione e con il coinvolgimento del sindacato e la partecipazione della classe lavoratrice si potrà sviluppare un’unica lotta che ponga la questione della salute pubblica e della gestione del territorio su una base più avanzata, che sappia individuare nella ricchezza dei pochi la causa dei disastri ambientali che colpiscono intere popolazioni.
Rifondazione Comunista in questi anni ha partecipato attivamente alle mobilitazioni contro l’inceneritore ad Acerra e contro le varie discariche ma non è mai riuscita a rappresentare una alternativa complessiva per il legame a doppio filo che ormai da oltre un decennio la lega al centrosinistra in Campania.
Il partito non può limitarsi semplicemente a condannare la politica di militarizzazione del territorio e a offrire, seppur pubblicamente, solidarietà ai cittadini in mobilitazione. E’ necessario che il diritto alla salute venga difeso con la lotta! Su questo campo, il PRC deve impegnarsi in prima linea, scegliere da quale parte stare per recuperare credibilità e fiducia, riconquistando il ruolo che gli spetta: quello di unico partito di opposizione di questo paese!
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