La crisi politica economica e sociale italiana non accenna ad avere fine.
Nel meridione le condizioni della popolazione hanno ormai tutte le caratteristiche della povertà; la disoccupazione dilaga, i pensionati non riescono ad arrivare a fine mese e migliaia di lavoratori, dopo aver perso il lavoro, oggi rischiano di perdere anche gli ammortizzatori sociali.
Il comune di Licata (Agrigento) esprime il peggio di questo stato di cose: dalla mancanza, che perdura da anni, di organi quali il Consiglio comunale, alle privatizzazioni; dal nuovo flusso di emigrazione, alla mancanza di qualsiasi prospettiva di miglioramento; in questo clima ci prepariamo alla nuova tornata elettorale.
La decisione del circolo “Resistençia” del Prc di intraprendere un percorso autonomo alle amministrative parte dalla necessità di rappresentare le lotte fatte in questi anni, come le campagne referendarie sull’acqua e sull’articolo 18 o quelle inerenti ai rifiuti e alla questione del lavoro, nonché dalle caratteristiche delle altre forze presenti sul territorio, assolutamente incapaci di rappresentare le istanze delle nostre lotte e dei bisogni dei licatesi.
In questa fase decine di “salvatori” puntano alla carica di sindaco, promettendo di risollevare le sorti cittadine con un populismo vergognoso.
È bene far chiarezza sulle posizioni di Pd, Pdl e M5S locali.
Se per il Pdl non c’è nulla di diverso dalla linea politica nazionale, con la riproposizione di un impresentabile berlusconiano che monopolizza gli organi di stampa e conduce una campagna elettorale in perfetto stile democristiano, la spaccatura all’interno del Pd è sempre più evidente.
La sezione locale dei democratici propone una propria candidatura ma non presenterà il simbolo Pd, poiché il Presidente della Regione Crocetta lo ha impedito nei fatti. La sua lista “Il Megafono”, appoggia infatti un altro candidato, ex assessore di una giunta monocolore di Alleanza nazionale.
Il M5S è spaccato in più pezzi e una sua lista per le comunali non è affatto certa. Si dimostra ancora una volta come la mancanza di democrazia spadroneggi all’interno del movimento, un carro sul quale tutti vogliano saltare per primi, e dove convivono opposti orientamenti politici.
La necessità di un cambiamento costruito dal basso, che metta fine alle politiche di massacro della gente, è il naturale impulso della nostra iniziativa. Con una lista aperta, “Licata al popolo”, avanziamo un percorso profondamente radicato sul territorio, convogliando la rabbia dei cittadini verso la messa in discussione dell’intero sistema.
Non scenderemo a compromessi con chi ha condotto e condurrà politiche lacrime e sangue colpendo lavoratori e giovani; denunceremo apertamente chi strumentalizzerà la nostra lotta; scacceremo arrivisti, opportunisti e non cederemo a pressioni o false promesse di chi vorrebbe tenerci sopiti. Saremo il bastone che bloccherà la ruota della reazione capitalista e per far ciò lotteremo insieme a chi schiaccerà uno ad uno i padroni… il popolo!