Messico
Il 16 settembre 1.025.724 delegati provenienti da ogni regione del paese hanno riempito Plaza Zocalo di Città del Messico per la Convenzione nazionale democratica (Cnd) convocata da Lopez Obrador, leader del Partito della rivoluzione democratica (Prd), il principale partito della sinistra messicana. Questa è l’ultima tappa di circa due mesi di mobilitazioni che stanno bloccando il paese contro i brogli elettorali seguiti alle elezioni presidenziali del 2 luglio.
Malgrado il numero elevatissimo di persone presenti non permettesse un reale sviluppo della discussione le masse messicane hanno avuto ancora una volta una chiara dimostrazione della loro forza.
A partire dal 2 luglio scorso, quando un evidente e plateale broglio elettorale ha sottratto la vittoria a Lopez Obrador, le masse sono scese in campo determinate a impedire che venisse perpetrato l’ennesimo furto ai loro danni. I brogli elettorali non sono certo una novità nel Messico, che già nel 1988 vide imporre con gli stessi mezzi il presidente Salinas de Gortari. Questa volta tuttavia la reazione dei lavoratori non è stata quella di rinchiudersi nella rabbia impotente o nella frustrazione, ma di scendere in campo in prima persona per opporsi all’ennesimo insulto dell’oligarchia e di Washington.
Il movimento che si è espresso con gigantesche manifestazioni culminate il 31 luglio con la calata di tre milioni di manifestanti nello Zocalo, si diffonde nel paese e assume in alcune zone un carattere chiaramente rivoluzionario e insurrezionale.
Questo movimento, nei confronti del quale non a caso la stampa e la tv hanno organizzato una vera e propria cospirazione del silenzio, non nasce dal nulla, ma ha avuto il suo preludio nelle dure lotte che durante il mandato del presidente Fox hanno visto i lavoratori opporsi ai progetti di privatizzazione del governo e ai tentativi di negare i diritti sindacali, ottenendo anche alcune vittorie difensive.
Il braccio di ferro con la borghesia e la destra del Presidente Vicente Fox e del “neoeletto” Felipe Calderon sembra destinato a continuare nel prossimo periodo. Infatti quello che appare chiaro è che la lotta in campo ha fortemente polarizzato la società messicana contrapponendo frontalmente i lavoratori, i giovani ed i contadini poveri alla santa alleanza tra borghesia, latifondismo ed imperialismo, benedetta della gerarchia ecclesiastica che per bocca del cardinale Norberto Rivera ha ridicolizzato le manifestazioni di questi mesi riconoscendo come unico legittimo Presidente il catto-conservatore Felipe Calderon.
Le rivendicazioni delle masse e radicalità delle forme di lotta sono andate ben oltre la questione della frode elettorale e la questione democratica, fondendosi con tutti i problemi esistenti da sempre nel debole capitalismo messicano. Vicente Fox ne è consapevole e per paura di una generalizzazione della comune di Oaxaca, in cui l’assemblea popolare è nei fatti un organismo di contropotere, ha deciso per la prima volta dopo oltre 100 anni di spostare la commemorazione dell’indipendenza da Città del Messico a Dolores Hidalgo, nello stato del Guanjuato, per paura della reazione popolare. Questa è solo l’ultima dimostrazione di come la classe dominante sia seduta su una polveriera e se ne renda perfettamente conto.
A sua volta Washington guarda con profonda preoccupazione gli sviluppi in un paese con il quale ha tremila chilometri di confine comune e che fino a ieri considerava uno dei suoi più fedeli alleati in America latina.
Divisioni nel Prd
In questa situazione ogni forza politica è stata messa alla prova e la linea scelta dall’Ezln e dal subcomandate Marcos di boicottare le elezioni e descrivere Lopez Obrador e Felipe Calderon come due facce della stessa medaglia ha letteralmente spazzato via gli zapatisti, screditandoli e riducendone come non mai l’autorità tra le masse.
Lo stesso Prd è attraversato da forti contraddizioni e una parte della burocrazia teme le mobilitazioni, che sono chiaramente andate oltre le stesse intenzioni della direzione. Non è un caso che Cuahtemoc Cardenas, dirigente del Prd ed in passato egli stesso candidato alle presidenziali, abbia riconosciuto il verdetto del Consiglio Elettorale Nazionale che assegna in via definita la vittoria a Calderon, “per evitare di rompere con le istituzioni”. Questo rispecchia un settore che spaventato dalla forza e dalla radicalità del movimento popolare vorrebbe chiudere il ciclo di lotte con un qualche accordo con la destra, magari farcito di qualche carica istituzionale e qualche riconoscimento per il Prd in parlamento.
Il clima in piazza tuttavia era ben diverso e milioni di persone hanno dichiarato Cardenas un traditore! Tra la gente si poteva respirare una incredibile euforia e un boato è riecheggiato nella piazza quando Lopez Obrador è stato dichiarato presidente legittimo. Le prime parole del Presidente autodefinitosi “capo del governo del popolo” sono state di duro attacco alla classe dominate e al “blocco formato dall’elite dei dirigenti del Pan e del Pri, braccio politico di una piccola minoranza rapace che tanti danni ha provocato al paese”.
Il nuovo governo alternativo guidato da Lopez Obrador e sostenuto da milioni di sfruttati si insedierà il 20 novembre data in cui nel 1917 fu approvata la costituzione frutto della rivoluzione di Zapata e Pancho Villa.
Le risoluzioni approvate alla Convenzione dimostrano esse stesse come al di là della lotta contro la frode questa straordinaria mobilitazione sia frutto del rifiuto della politica di destra e delle privatizzazioni portate avanti in questi la borghesia sotto la dettatura dell’imperialismo e del Fmi.
A sostegno della Cnd si è formato un gruppo di giornalisti che ha il compito di contrastare la campagna massmediatica orchestrata dalla destra a livello nazionale e internazionale. Il primo atto di questi giornalisti è stato quello di rivendicare l’esproprio dei canali Tv in mano alla destra, come unico strumento per garantire una informazione libera dagli interessi dell’oligarchia.
La Cnd ha inoltre indicato come prossime tappe una giornata nazionale di mobilitazione contro la privatizzazione delle risorse energetiche ed in particolare contro la privatizzazione dell’industria petrolifera Pemex e una giornata di lotta in difesa della gratuità dell’istruzione pubblica.
Il culmine della mobilitazione si svolgerà il 1 dicembre giorno dell’insediamento del Presidente “ufficiale” Felipe Calderon.
La Comune di Oaxaca
La vera sfida per movimento è quella di continuare ad ampliare il movimento e soprattutto dargli una forma democratica. L’esempio è sotto gli occhi di tutti ed è la Comune di Oxaca, dove l’assemblea popolare rappresentativa di centinaia di associazioni sotto la giuda del sindacato degli insegnanti sta portando avanti un vero contropotere, contrapponendosi al governatore locale, il tiranno del Pri Ulises Ruiz.
I lavoratori di Oxaca hanno costruito un vero e proprio embrione di potere alternativo. Eleggono i loro rappresentati revocabili in assemblee di massa e sfidano le autorità e l’apparato repressivo dello Stato che tenta di terrorizzarli con arresti e omicidi mirati, come avvenuto negli scorsi giorni nei quali due attivisti sono stati sgozzati da bande di paramilitari. Questi avvenimenti illustrano drammaticamente le due possibilità che hanno davanti a loro i giovani ed i lavoratori messicani: o la sconfitta dell’oligarchia e dell’imperialismo o la sanguinosa repressione che il Messico ha già conosciuto più volte.
L’unica alternativa che ha di fronte lo straordinario movimento che ha scosso le fondamenta dello Stato centroamericano è costruire comitati di lotta popolari (quelli che i bolscevichi chiamavano soviet) in ogni quartiere, fabbrica, caserma e scuola e coordinarli a livello locale e nazionale con rappresentati eleggibili e revocabili in ogni momento. È allo stesso tempo necessario organizzare l’autodifesa di questi comitati contro la repressione che mira a terrorizzare il movimento.
Assieme alla lotta contro la frode elettorale vanno rivendicati, acqua potabile, cibo, un alloggio degno, democrazia sindacale e salari decenti. Solo così la lotta può prendere ancora più vigore e sfidare attraverso lo sciopero generale il potere della borghesia e della destra.
In un secolo di indipendenza la corrotta classe dominate messicana non è riuscita a garantire una vita degna a milioni di lavoratori e contadini poveri, oggi più che mai questo compito può essere portato avanti solo dalla classe lavoratrice riprendendo la bandiera socialista di Zapata.