Con il mese di luglio siamo entrati formalmente nel semestre che dovrebbe vedere l'avvio delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale storicamente più importante per l'industria, quello metalmeccanico. Se nelle scorse settimane Federmeccanica non ha perso occasione per ribadire in tutte le sedi e tutte le salse qual è il suo obbiettivo per questa tornata contrattuale, confuso e contraddittorio pare invece l'atteggiamento della Fiom.
I padroni parlano chiaro
I padroni nella lora assemblea annuale svoltasi ad Ancona il 19 giugno sono stati molto chiari. Il modello da seguire è quello Marchionne. Un livello contrattuale aziendale che di fatto sostituisce quello nazionale, il quale deve restare come mera scatola vuota, e aumenti salariali non più fissi e in paga base ma esclusivamente legati all'andamento aziendale. Insomma se l'azienda va bene l'operaio mangia, in caso contrario, dieta. Federmeccanica, forte del sostegno governativo, ha anche detto chiaro e tondo che non intende firmare ulteriori contratti separati. Questa volta o firmano tutti i sindacati, Fiom compresa, oppure niente contratto e ognuno per sé.
L'attendismo della Fiom
Se la posizione padronale, dal loro punto di vista, non fa una piega e di certo non lascia molti margini interpretativi proprio non si capisce quale strano tatticismo stia inducendo invece la Fiom ad assumere un atteggiamento così attendista.
Con quella tenuta a Bologna il 10 e 11 luglio infatti, siamo ben alla seconda assemblea nazionale dei delegati nel giro di 2 mesi che non vara la piattaforma da sottoporre ai lavoratori.
Il mantra ripetuto in queste settimane è che la Fiom non deve dare alibi a Fim e Uilm per essere accusata di non volere una piattaforma unitaria. Debbono essere caso mai le altre sigle sindacali a sfilarsi dal tavolo e assumersi la responsabilità del non raggiungimento di un'intesa unitaria. Per questa stesso tentativo spasmodico di ricercare l'unità con Fim e Uilm si sono adottate espressioni quantomeno ambigue in merito alle intese separate passate. Si sono usate formulazioni cerchiobottiste del tipo "nello stabilire quale contratto nazionale si rinnova (se quello separato o quello unitario del 2008) nessuno deve chiedere l'abiura a nessuno. Noi non la chiediamo a Fim e Uilm, loro non devono chiederla a noi". Come se non si sapesse benissimo che al momento di una ipotetica firma del contratto nazionale non si è costretti a specificare quale contratto viene rinnovato. Si sono altresì avanzate proposte di merito che paiono dei tentativi di mediazione a priori (quindi parziali concessioni ingiustificate) verso gli altri sindacati. Per esempio sulle deroghe al contratto nazionale, se da un lato si rifiuta tale ipotesi, dall'altro si avanza la disponibilità a demandare alla contrattazione aziendale determinate materie. Come a dire faccio rientrare dalla finestra quel che ho cacciato dalla porta. Anche sulla sanità integrativa si è avanzata una apertura e disponibilità a trattare di una materia che non solo è sbagliata politicamente in quanto alimenta il percorso di privatizzazione della sanità, ma risulta essere un maldestro tentativo di rientro nel regime di MetaSalute, che è proprio il fondo integrativo istituito da Federmeccanica, Fim e Uilm allo scorso rinnovo contrattuale separato. Per non parlare della disponibilità ad accettare la turnazione a ciclo continuo, cosa sempre respinta dalla Fiom in questi decenni, a fronte di assunzioni e riduzioni di orario. Infine anche sul Jobs Act a fronte di una enunciazione di contrasto, anziché chiederne la pura e semplice non applicazione, si propone il demando al ripristino della contrattazione collettiva per esempio in materia di demansionamento e controllo a distanza.
Piattaforme separate
Come era ampiamente noto e risaputo, queste aperture della Fiom non hanno sortito effetto alcuno. Al contrario, neanche 24 ore dopo la fine dell'assemblea di Bologna, sia Palombella per la Uilm che Bentivogli per la Fim hanno fatto sapere che non c'è alcuna possibilità di accordo unitario. Che questo sarebbe stato l'epilogo, chi scrive lo ha ribadito in ogni sede in cui si è discusso. Sia i padroni che Fim e Uilm non possono accettare un accordo con la Fiom a meno che questa non capitoli.
Questo epilogo si consuma mentre parallalelamente in un tavolo segreto ma di cui hanno parlato tutti i giornali, Confindustria e Cgil, Cisl, Uil stanno segretamente trattatando per dare una formulazione applicativa all'accordo del 10 gennaio che imbavagli definitivamente la Fiom. In ballo c'è la definitiva restrizione del diritto di sciopero e lo smantellamento del ruolo del CCNL con la stesura di un nuovo modello contrattuale.
Un tatticismo che rischia di costare molto caro
Viene quindi spontaneo chiedersi per quale ragione la Fiom anziché fare come in passato, e cioè prendere immediatamente una posizione forte e costringere padroni, Cgil e gli altri sindacati a misurasi con essa, decida di attendere. La risposta plausibile non può che essere una. Ovvero, si persevera nell'errore commesso da ormai diverso tempo: lasciare la conduzione delle vicende sindacali esclusivamente in mano alla confederazione. Lo si è fatto al momento della firma dell'accordo del 10 gennaio 2014 che impone il modello sindacale Marchionne. Lo si è fatto nella gestione delle lotte dello scorso autunno con la disastrosa conseguenza che è ormai andata in cavalleria qualsiasi ipotesi di lotta al Jobs act. Lo si continua a fare ora lasciando che sia la Confederazione a stabilire quale sia il prossimo modello contrattuale cui anche i meccanici dovranno sottostare a partire da questo rinnovo.
In questo contesto in cui per le regole da loro firmate sono obbligati ad accettare la Fiom su tavolo di trattativa, noi anziché usare la forza e il peso della nostra categoria, anziché riaffermare le ragioni che ci hanno spinto alle battaglie del passato abbiamo atteso nella vana speranza di trovare un'unità con Fim e Uilm che già si sapeva essere impossibile. Perciò a settembre si ripartirà senza ancora avere la piattaforma. Al contrario ci sarà un primo giro di assemblee, poi una nuova Assemblea dei delegati per licenziare la piattaforma, poi un'altro giro di assemblee per far votare finalmente la piattaforma. La conseguenza sarà che mentre noi si farà questo percorso infinito, Cgil, Cisl, Uil e Confindustria sigleranno un accordo sul modello contrattuale che avrà come obbiettivo principale quello di imbavagliare la Fiom.
Per queste ragioni all'ultima Assemblea nazionale dei delegati chi scrive assieme ai compagni dell'area "Il sindacato è un'altra cosa" ha ritenuto importante presentare un documento alternativo a quello presentato dalla segreteria nazionale.
Paolo Brini (Comitato centrale Fiom-Cgil)