Marchionne festeggia, ma a guardare bene ha ben poco da essere contento.
Nonostante il ricatto della chiura dello stabilimento, nonostante la massiccia propaganda dei massmedia, del padronato, dei sindacati complici, il sì a Mirafiori vince di poco e solo grazie al voto degli impiegati, appena sfiorati dalle conseguenze negative dell’accordo imposto dalla Fiat.
Come e più di Pomigliano, gli operai di Mirafiori non si sono piegati e a maggioranza hanno, a testa alta e con grande orgoglio, respinto i diktat di Marchionne. Sarà molto difficile per quest’ultimo, costretto a rispettare l’accordo, imporre la sua volontà ad una fabbrica e a dei lavoratori che non hanno nessun desiderio di diventare veri e propri schiavi.
La partita non si è quindi affatto conclusa e non c’è nessun risultato da rispettare, come si afferma da più parti.
Ritorneremo a scrivere del referendum di Mirafiori nei prossimi giorni in maniera più approfondita, ma siamo certi che la grande manifestazione di dignità e coraggio dimostrata lavoratori dello stabilimento torinese fornisce una grande iniezione di fiducia alla lotta di classe di questo paese.
A partire dal 28 gennaio si apre una nuova stagione di lotte, che deve avere come primo obiettivo nello sciopero generale di tutte le categorie e che ci troverà sicuramente in prima fila.
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