Bologna – La Ducati Motor può essere considerata il fiore all’occhiello dell’industria meccanica bolognese, una eccellenza del “Made in Italy” riconosciuta a livello internazionale. In realtà anche la produzione della “Rossa di Borgo Panigale” viene sempre più delocalizzata, o per meglio dire “multilocalizzata” secondo la nuova terminologia manageriale.
La private equity della famiglia Bonomi di Milano (vicina a Pdl e Lega Nord) proprietaria dell’azienda, utilizzando anche finanziamenti pubblici, sta investendo in Thailandia e Brasile, mentre a Bologna si promette la costruzione di un nuovo stabilimento entro il 2014, probabilmente anche – o soprattutto – perchè l’attuale sede della fabbrica è in posizione ideale per una massiccia speculazione edilizia.
Intanto, l’assessore regionale alle attività produttive, il Pd Muzzarelli, insieme all’amministratore delegato della Ducati Motor, Del Torchio, hanno rassicurato che sarebbe stata garantita l’occupazione dell’attuale stabilimento. Peccato che si siano incontrati prima di consultare i sindacati.
Questo scenario locale si inserisce nell’offensiva generale lanciata dai padroni guidati da Marchionne verso il modello Pomigliano. è bastato quindi il tentativo di cancellare le due pause retribuite di 5 minuti per lavarsi le mani, e aumentare così l’orario di lavoro di 10 minuti, per fare incrociare le braccia a tutti gli operai della Ducati Motor per 30 minuti ogni turno. Una vera e propria provocazione fatta il 14 ottobre, praticamente alla vigilia della grande manifestazione nazionale della Fiom, che ha trovato l’immediata risposta delle tute blu proprio guidate dalla Fiom, con Fim e Uilm costretta al traino data la rabbia dei lavoratori. Quelle pause erano il risultato di un accordo che aveva modificato i cicli produttivi per permettere la pulizia delle mani. L’azienda ne ha giustificato la cancellazione unilaterale con la necessità di aumentare l’efficienza aziendale. Come Marchionne a Pomigliano, così Del Torchio a Bologna pretende maggiore produttività mentre minaccia il trasferimento delle produzioni all’estero.
Noi operai non siamo disponibili ad accettare nessun ricatto, e pretendiamo che oltre ad un sindacato che tenga la schiena dritta, le istituzioni non fiancheggino l’azienda favorendo le delocalizzazioni e il trasferimento dello stabilimento di Borgo Panigale, ma si adoperino per fare in modo che la produzione della Ducati Motor rimanga a Bologna.
In questo quadro e dopo la manifestazione del 16 ottobre si sono tenute le elezioni per il rinnovo della Rsu, che hanno visto una vittoria schiacciante della Fiom che ha conquistato la maggioranza assoluta dei voti, e 10 delegati sul totale di 20. Tra gli operai la maggioranza Fiom si è rafforzata significativamente, e tra gli impiegati il voto per la Fiom è raddoppiato.
La vera sconfitta è stata la Fim che ha raccolto appena 4 delegati, pagando giustamente il ruolo di sindacato complice di governo e Confindustria della Cisl. La perdita di oltre cento voti tra gli impiegati – in parte passati alla Uilm che arriva ad eleggere un totale di 6 delegati – si spiega anche con la perdita delle amicizie, mai smentite, con il vecchio gruppo dirigente aziendale. Probabilmente, a Del Torchio non bastano i piccoli compromessi del passato...
La crescita della Fiom prosegue il percorso di radicalizzazione all’interno della fabbrica che si era visto durante il congresso della Cgil dove la mozione Epifani è stata letteralmente bocciata dai lavoratori iscritti che hanno votato compatti per La Cgil che vogliamo.
Rossi alla Ducati Motor non sono solo il pilota idolo locale, e i bolidi su due ruote, ma anche i simboli della Fiom che sempre più lavoratori hanno scelto come riferimento. Un sindacato che sia coerente fino in fondo nel rappresentare i nostri interessi.
* delegato Rsu Fiom, a titolo personale