"L'Assemblea nazionale della Fiom-Cgil [...] assume il contributo della Segretaria generale della Cgil". Queste poche parole riassumono meglio di ogni commento il vero significato dell'assemblea nazionale di Rimini.
dal sito RadioFabbrica
Il gruppo dirigente della Fiom ha messo nero su bianco che, al netto della sfida di vertice tra Camusso e Landini, non vi è più alcuna differenza di linea tra i meccanici della Cgil e la confederazione.
L'accordo del 28 giugno è per tutti la retta via da seguire, Fiom compresa. Tant'è che Landini, nel chiudere la tre giorni di Rimini, ha "rassicurato" tutti sottolineando che al congresso Cgil non ha intenzione di presentare un documento alternativo e soprattutto non vuole ripetere l'esperienza di appartenere ad un'area organizzata lasciando grossolanamente intendere che quella sarebbe una delle cause di tutti i mali della Cgil.
Landini si limiterà a proporre un "documento" di categoria non da far discutere e votare nelle fabbriche ma solo a partire dai congressi provinciali. Con questa mossa l'obiettivo del segretario dovrebbe essere tentare di serrare le fila e di "marcare il territorio" in Fiom cercando di annullare politicamente sia il documento alternativo, sia l'ingerenza della confederazione. Un documento che possa far credere ancora alla base della Fiom che in fondo non ci si è allineati alla Cgil. In realtà, per essere "unitario", dovrà sottostare ai diktat della Camusso e quindi non potrà che ridursi ad un mero ed innocuo contributo, cosa normale in ogni congresso di ogni categoria della Cgil, e che quindi non potrà mettere in discussione la proposta politica della maggioranza della Cgil.
Del resto la segretaria nazionale della Cgil nel suo intervento all'assemblea aveva sottolineato che non ha senso un documento congressuale dove scrivere che siamo stati sconfitti. Si eviti dunque di fare un bilancio sulla sostanziale mancanza di opposizione della Cgil alle controriforme Fornero su pensioni, art.18, precariato e ammortizzatori sociale. Punti su cui pure Landini ha solamente fatto cenno per non compromettere il percorso di riavvicinamento con la Cgil suggellato dall'ipotesi di accordo siglato dalla Fiom per il rinnovo del CCNL Unionmeccanica.
Landini e Camusso hanno poi ribadito l'importanza degli accordi del 28 giugno e del 31 maggio. Su questo la contraddizione per la Fiom è palese. Da un lato si rivendica il rispetto in Fiat della sentenza emanata dalla Corte Costituzionale per cui le agibilità e la legittimità vanno garantite ai sindacati a prescindere dalla firma o meno di un accordo. Dall'altro si chiede il rispetto dell'accordo del 28 giugno che con essa è in netto contrasto poichè prevede l'esatto opposto: i sindacati sono riconosciuti solo se sottoscrivono tale accordo. Non è un mistero infatti che se tale accordo fosse stato in vigore all'epoca della vicenda Pomigliano, la Fiom sarebbe stata costretta a firmare il modello Marchionne. Su questo punto l'acrobazia di linea della Fiom diventa davvero insostenibile.
Landini ha aperto i lavori descrivendo il quadro drammatico della crisi. La lista dei settori industriali in progressivo smantellamento va dalla siderurgia, all'auto, dall'elettrodomestico alla produzione di treni e autobus, fino ai settori civili di Finmeccanica a rischio di privatizzazione. E proprio la svendita del patrimonio pubblico a “capitani coraggiosi” la cui unica politica industriale è stata fare cassa ai danni dello Stato per poi speculare in borsa è stata individuata come la causa principale della deindustrializzazione del paese. Ma anche su questo la soluzione per Landini e Camusso è la medesima. Sta nella necessità di un governo stabile, diverso quindi dalle larghe intese condizionate dagli interessi del condannato Berlusconi, che possa sviluppare una politica industriale nazionale compreso un generico intervento pubblico fatto di incentivi che diano "stimolo" (cioè regali) ai padroni...altro che nazionalizzazioni!
Ma prima, s'intende, è necessario varare una nuova legge elettorale e la legge di stabilità per evitare che ci venga imposta dalla UE. Stiamo parlando di un affidamento oggi a Letta e Napolitano, e domani alla speranza in un governo di centrosinistra con al centro il PD a garanzia della governabilità...alla faccia della cinghia di trasmissione.
In questo contesto drammatico per le condizioni dei lavoratori l'unica proposta concreta di mobilitazione della Fiom è l'adesione alla manifestazione del 12 ottobre. Si lanciano poi due richieste; uno di sciopero unitario a Fim e Uilm e l'altro a Cgil, Cisl e Uil. Oltre alla velleitarietà della proposta ci si chiede come si può pensare ad uno sciopero unitario con due sindacati che non solo sono ormai completamente filo padronali ma che hanno fatto della lotta contro la Fiom la loro bandiera. Chiaro anche qui l'intento in realtà di voler dimostrare alla Cgil che la Fiom è tornata ad essere responsabile ed unitaria.
La parola d'ordine dell'occupazione delle fabbriche lanciata l'8 settembre da Landini è sparita, e non è chiaro che tipo di soluzioni propone la Fiom ai problemi contro i quali chiama alla mobilitazione. Nel documento finale si parla di un messaggio da mandare al Governo, alla Confindustria e al paese. Davvero troppo poco e troppo vago per avere una qualche efficacia.
Il voto sui documenti finali ha messo il sigillo sul rientro della Fiom di Landini nella maggioranza Cgil. Il documento del segretario è stato approvato con 489 voti compresi quelli dell'area camussiana “ortodossa” che in passato aveva contrastato Landini ed oggi approva senza distinguo e dichiarazione di voto, una novità nelle assemblee nazionali. Il documento alternativo ha raccolto i 37 voti dei compagni della Rete 28 Aprile presenti. Gli astenuti sono stati 2. Ancor più dopo questa assemblea non ci sono dubbi: un documento alternativo a quello della Camusso è necessario al prossimo congresso Cgil perchè l'idea di un sindacato conflittuale possa diventare uno strumento dei lavoratori svincolato dalle compatibilità con gli interessi dei padroni e dei loro partiti.
Leggi anche:
Guarda anche: