Pubblichiamo il video dell'intervento di Mimmo Loffredo, della Fiat di Pomigliano, all'attivo nazionale dei delegati Fiom che si è tenuto a Modena lo scorso 12 ottobre.
Compagni, io partirei da un appunto, che devo fare a tutta la sala però, perché non mi sembra giusto che se noi parliamo di rimettere al centro il tema del lavoro, dopo che ha parlato il segretario, che sicuramente ha detto delle cose importanti, usciamo tutti fuori. Dobbiamo ascoltare tutti i compagni che sono intervenuti e che hanno qualcosa da dire. Anche perché attraversiamo un periodo molto difficile, complicato, ci dicevano che, e diceva bene il segretario prima, c'è stata una trasformazione della società che ha colpito alla pancia la popolazione italiana. Una trasformazione reale di quelli che sono anche i valori etici e morali, che come dimostra la politica negli ultimi giorni, vengo messi da parte per l'interesse personale. Noi invece vogliamo rappresentare un altro tipo di società, una società che ha al centro l'interesse collettivo, e per fare questo dobbiamo cominciare a mettere al centro i valori etici e morali di questa società che vogliamo. Una questione morale da rimettere di nuovo al centro, come si fece tanto tempo fa.
La politica e il sindacato, parte del sindacato, non sono immuni dalla deriva di questa società. Più volte anzi hanno avuto delle responsabilità, ne hanno ancora, sono conpartecipi di questa volgare mercificazione di quello che sono in nostri interessi, il nostro vivere quotidiano. Questa fotografia spesso viene bollata come ovvia quando noi la riproponiamo, però è vero anche che se al centro delle discussioni di questi giorni, non solo in Italia ma in Europa, nel sud dell'Europa, diventa un elemento che riesce a mobilitare piazze intere, popolazioni intere, contro politiche di austerità, di tagli, di continui annullamenti della verità e della soggettività. Ebbene, compagni, vuol dire che c'è qualche speranza. C'è una speranza di ripresa di questa società. C'è una speranza di cambiamento, una richiesta di cambiamento che viene fatta, che viene portata avanti. In questa sala più persone più volte l'hanno fatta propria, questa voglia di trasformazione.
E per fare questo, cari compagni, dobbiamo cominciare ad essere protagonisti delle nostre scelte, protagonisti di questo cambiamento politico e sociale. In questo quadro, così angusto per la nostra sopravvivenza, accadde a Pomigliano nel Giugno del 2010, e poco dopo si è ripetuto anche a Mirafiori, quello che è stato visto da parte di grandi parti della popolazione italiana e anche dai lavoratori come un elemento di cambiamento, di svolta, di volontà di cambiamento. E cioè quei tanti NO che in quel referendum si sono susseguiti nella FIAT hanno dimostrato che c'è ancora la possibilità, anche sotto ricatto, di restare a testa alta, di continuare a gridare "NO!" quando i soprusi, quando l'accanimento terapeutico che la politica ha nei confronti dei lavoratori dimostra che non c'è possibilità di parlare di lavoro. E invece abbiamo dimostrato che la possibilità di parlare di lavoro, di parlare di diritti in una società barbarica, ha ancora la propria possibilità di dire la propria.
La FIOM ha in questo caso il merito di aver giocato un ruolo fondamentale, anche tra le mille difficoltà. Quella FIOM ha il pregio di essersi messa in discussione, di aver rischiato la sua stessa fine, come organizzazione, pur di tutelare i lavoratori a testa alta. Quegli uomini e quelle donne hanno dimostrato che se una organizzazione li supporta possono fare cose straordinarie per questo paese. A distanza di anni tra crisi di rappresentanza e di idee, noi siamo ancora qui, pronti a ricominciare e rilanciare la battaglia di civiltà che abbiamo intrapreso. Proprio per questo, io e miei compagni non abbiamo mollato e non abbiamo alcuna intenzione di mollare.
Guardate, proprio in questo momento comincia a venire a galla tutto quello che noi abbiamo messo al centro delle discussioni. Ci sono delle forti difficoltà, il segretario Landini prima diceva che FIM UILM e FISMIC non riescono a fare assemblee sui contratti. Non riescono nemmeno a Pomigliano a fare delle assemblee, e quando ci provano, ci provano in modo veramente bieco. Hanno fatto un'assemblea, che io ho definito fantasma. Un'assemblea nella quale praticamente i lavoratori venivano contattati uno ad uno pur di non far venire a conoscenza dei lavoratori FIOM che c'era quell'assemblea. Hanno fatto un'assemblea in cui la loro risposta alla nostra domanda di lavoro è stata, da parte di un segretario della FIM-CISL, quella che, siccome noi diciamo che le macchine non si vendono, quindi facciamo un merchandising negativo alla FIAT e che dunque dobbiamo cominciare da noi stessi a comprare le Panda per avere il lavoro a Pomigliano. Queste sono le idee che ci propongono questi signori per uscire dalla crisi.
Cari signori, cari compagni, non c'è possibilità alcuna per queste personalità di tornare indietro sui loro passi. Devono essere spazzati via attraverso un conflitto che noi continuiamo e continueremo a mettere in campo fino quando chi vuole continuare a prendere in giro i lavoratori non abbia più la possibilità di farlo. E allora va bene la legge sulla rappresentanza, perché le nostre idee ci daranno la possibilità di chiarire chi è dalla parte dei lavoratori e chi no.
Va bene riprendere però anche un'altro tema. Noi parliamo spesso degli investimenti, parliamo spesso della FIAT che deve mettere in campo degli investimenti in questa fase di crisi, parliamo spesso invitando il governo a proporre e a mettere in campo delle iniziative per far si che la produzione nei territori italiani continui ad esserci. Compagni, noi però abbiamo un obbligo come organizzazione sindacale. L'unico investimento che la nostra organizzazione può fare, è quello che nonostante le mille difficoltà investa nel conflitto di classe. I presupposti ci sono, l'abbiamo dimostrato proprio a Pomigliano, dove ci sono stati dei periodi bui, ma in cui abbiamo resistito anche perdendo iscritti per lunghi periodi. Ma compagni, quando la forza delle idee è dalla nostra parte, quando la ragione è dalla nostra parte il tempo ci darà ragione e ce lo ha dimostrato il fatto che ultimamente siamo riusciti a mettere in campo un'iniziativa in cui finalmente si sono bloccati cancelli della fabbrica, evitando l'ingresso delle merci all'interno della FIAT di Pomigliano.
Noi dobbiamo saper collegare una battaglia generale a una battaglia che sia più legata ad esigenze quotidiane che i lavoratori stessi vivono. Delle proposte che riescano a colpire nel segno i lavoratori e queste proposte noi ce le abbiamo, sono state già elencate: i contratti di solidarietà, la possibilità di tornare al lavoro, spalmando quell'orario di lavoro tra tutti i lavoratori che oggi sono a casa e tra quelli che oggi continuano a lavorare nonostante una situazione di sfruttamento che ha raggiunto limiti che non sto qui a ripetere perché ormai li conosciamo.
Ebbene compagni, questi uomini e queste donne, questi compagni e queste compagne, che hanno tenuto duro e sono riusciti a resistere nei periodi più bui della nostra vertenza, oggi chiedono alla FIOM di organizzare, costruire, di mettere insieme le forze per costruire un conflitto in questo paese. Ne abbiamo bisogno e lo dimostra il fatto che in tutti i paesi che stanno subendo le stesse politiche di austerità, di tagli, stanno mettendo in campo delle mobilitazioni.
Oggi il segretario ha detto giustamente che noi scenderemo in piazza però io voglio ricordare che noi dovevamo scendere in piazza già qualche tempo fa. La nostra segretaria Susanna Camusso aveva dichiarato di voler fare lo sciopero sull'art.18. sulle pensioni, sugli esodati… e che altro c'è da aggiungere per costruire uno sciopero. E invece qui ci si viene a proporre di fare un patto per la competitività. Ma come si fa in questo periodo a dire di voler aumentare le ore di lavoro quando la maggior parte di noi in questa sala è ancora a casa. Come si fa a parlare di un aumento della produttività, quando la produttività le aziende non la vogliono costruire, non la costruiscono e non investono per cercare di migliorare la qualità produttiva.
Cari compagni e care compagne, io credo che abbiamo l'esigenza di trasformare questa società e di porre al centro quelle che sono le condizioni per trasformarla. E quindi partire dal conflitto che dobbiamo mettere in campo, non accettare accordi e patti, ma riconquistare le condizioni che ci consentano di dire la nostra, abbiamo tanto da dire. Abbiamo da dire che vogliamo una riconversione ambientale, una riconversione verde, ma par farlo dobbiamo anche dirci che questo sistema, il sistema capitalistico attuale, non consente questo tipo di trasformazioni senza la sofferenza e senza la capacità nostra di mettere al centro una battaglia di modernità, la nostra modernità, non quella dei Marchionne che ci vogliono portare all'800.
E per fare questo compagni, noi dobbiamo superare anche alcuni tabù nella nostra società, nella nostra organizzazione. Superare questi tabù vuol dire anche cominciare a rivendicare, non solo in FIAT, ma anche per l'ILVA, per l'ALCOA, per tutti quei settori strategici che oggi sono in crisi, che forse bisogna anche nazionalizzare gli stabilimenti e le produzioni quando invece i privati non vogliono investire e fare solo profitto, non ascoltando nemmeno più quello che viene detto da parte della magistratura. E allora e su questi elementi che dobbiamo costruire il futuro di questa organizzazione. Io dico che è su questi elementi che noi possiamo contraddistinguerci, e su questi elementi che noi dobbiamo conquistarci quel ruolo che già è stato nostro, che è già stato della nostra organizzazione, quello che ha visto tanti movimenti nella società che hanno visto nella FIOM una possibilità di cambiamento e si sono allineati a noi per costruirlo, questo cambiamento.
Cari compagni, se noi proviamo a mettere al centro il conflitto di classe, se noi proviamo a mettere al centro le nostre intelligenze, non abbiamo bisogno dei Soloni o di grandi pensatori, abbiamo bisogno del nostro saper stare all'interno dei luoghi di lavoro, del nostro saper risolvere i problemi nei luoghi di lavoro. Se noi ci rendiamo protagonisti probabilmente riusciremo a tirare dalla nostra anche quei partiti politici, anche quelle forze sociali e allora si potremo dire avanti FIOM, fino alla fine, senza paura, senza mollare.
Vedi anche: