I lavori per l’installazione delle tre parabole giganti appartenenti al più moderno sistema di telecomunicazioni satellitare, il Muos, sono quasi a termine.
Per essere completamente operativo, però, bisognerà ultimare i lavori e attendere che vengano fatti dei test di sicurezza. Test che, come dichiara l’ambasciata americana, “non presenteranno rischi per la salute della popolazione vicina”.
Qualche tempo fa, l’Iss (Istituto superiore di sanità), ha fatto un controllo nel quale ha dichiarato che l’impianto non è dannoso per la salute. Peccato che il giorno dei test la base militare era spenta e non essendo in funzione non si sono potute certo rilevare le radiazioni elettromagnetiche ad alta frequenza che emette quando l’impianto è attivo. Inoltre, si sono già verificati casi legati al Muos. Dopo solo due anni di lavori, nel 2004, a un militare posto a sorveglianza dell’impianto, infastidito da continui mal di testa e capogiri, i medici hanno diagnosticato una leucemia mieloide cronica. Prima delle elezioni regionali in Sicilia, l’allora candidato alle elezioni come presidente, Rosario Crocetta, si era dichiarato contrario alla costruzione del Muos. Dopo la sua vittoria, si è adoperato per revocare l’autorizzazione per continuare i lavori. Revoca ritirata poco dopo il parere “scientifico” dell’Iss.
Il 13 febbraio il Tar (Tribunale amministrativo regionale), dopo aver effettuato alcuni controlli, ha accolto il ricorso presentato dal comitato “No Muos” e ha disposto lo stop dei lavori a causa della pericolosità per la salute della cittadinanza e per l’ambiente. Ma ultimamente gli attivisti hanno ripreso con una videocamera alcuni operai che, scortati da militari statunitensi, sono entrati nella base per effettuare dei lavori. Il cantiere era perfettamente funzionante, in più una delle tre parabole era accesa, fatto constatato dalle luci accese e dal movimento della stessa.
È evidente come una battaglia a livello istituzionale è del tutto fine a se stessa. Molte leggi non sono rispettate, tra queste il principio di precauzione, nato come regola di buon senso, diventato legge costituzionale europea, che prevede che se non si può escludere che un intervento o una tecnologia non siano pericolosi, allora non si procede. La sentenza del Tar è stata completamente inutile: come abbiamo già detto i lavori stanno normalmente continuando. Tutti questi esempi dovrebbero bastare per comprendere che all’interno delle istituzioni questa battaglia non potrà mai essere vinta. Le istituzioni sanno molto bene già da tempo che il Muos rappresenta un rischio per la popolazione e per l’ambiente, ma non hanno ancora fatto niente per sotrarsi alle pressioni degli yankee.
Dietro questa base ci sono gli interessi imperialistici statunitensi, che mirano al dominio del Mediterraneo e del Medio Oriente, aree del pianeta dove il Muos sarebbe operativo.
Tutto ciò dovrebbe portarci a capire che la lotta che tutti dobbiamo condurre è una lotta anti-imperialista, una lotta all’attuale sistema economico. Solamente una politica rivoluzionaria con un programma che rompa con ogni compatibilità del capitalismo e che punti al suo abbattimento, può essere vittoriosa.
Sulla base di queste posizioni, parteciperemo alla prossima manifestazione nazionale convocata dal movimento “No Muos” per il prossimo 4 aprile a Niscemi.