Pubblichiamo volentieri il volantino di solidarietà con i lavoratori in lotta dell’ospedale San Paolo, dei Giovani comunisti di Milano
Milano - Ad aprile scorso è cominciata la lotta dei lavoratori dell’ospedale San Paolo: infermieri, amministrativi, tecnici radiologi, addetti alle pulizie, operatori sanitari e altre figure professionali ancora hanno dato il via alla protesta a fronte del taglio del 35% sugli incentivi di produttività.
Le forme delle lotta sono molto radicali: un gazebo fisso davanti all’ingresso principale, l’occupazione momentanea della direzione generale dell’ospedale e un corteo tenuto il 23 maggio che ha sfilato per le vie del quartiere Barona con il concentramento finale davanti alla Dental Building, struttura semi-privata che ha percepito un cospicuo finanziamento di soldi pubblici dalla regione Lombardia.
Questo vero e proprio furto in busta paga è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Le questioni che sono emerse nel corso della vertenza sono molte: turni massacranti, recuperi e ferie che saltano, carichi di lavoro eccessivi e carenza di personale ormai cronica, oltre a un processo di privatizzazione strisciante che di fatto esternalizza progressivamente sempre più mansioni.
La lotta dei lavoratori del San Paolo apre un dibattito centrale sul sistema della sanità in Lombardia. Casi come la clinica degli orrori Santa Rita e il San Raffaele con gli scandali sui fondi neri, il riciclaggio, ecc, hanno semplicemente mostrato la punta dell’iceberg della disastrosa gestione della sanità da parte della giunta Formigoni.
Se da una parte si vedono soldi pubblici elargiti ai privati in virtù delle ormai famose “strutture private convenzionate”, dall’altra si registrano tagli spaventosi sul pubblico: caso più recente è quello dei 520 milioni di euro destinati al reparto infantile dell’ospedale Buzzi e alla ristrutturazione dei locali del Fatebenefratelli.
Intanto al San Paolo nel solo 2012 sono stati tagliati 12 milioni di euro tra personale e azienda con conseguenze disastrose sulla messa in opera di importanti ristrutturazioni come la bonifica dall’amianto (che non si è fatta!), sugli investimenti per la sicurezza dei lavoratori e sull’acquisto di materiali e farmaci essenziali che non saranno più passati ai pazienti.
La lotta dei lavoratori del San Paolo può e deve essere l’inizio di una protesta generale, perché la lotta per i diritti dei lavoratori è la lotta per i diritti di tutti i cittadini. (a partire dalla difesa dell’art. 18 che la recente riforma sul lavoro targata Fornero mette potenzialmente in discussione anche per i lavoratori della sanità).
Mandare a casa Formigoni e i suoi amici della “combriccola del San Raffaele” è il primo passo in questa direzione. Ma non basta! Bisogna mettere in discussione l’intero sistema sanitario regionale basato su clientelismi diffusi e strade spianate a privati e dirigenti compiacenti!
I lavoratori della sanità pubblica meritano rispetto!
La sanità pubblica merita rispetto!