dal sito In defence of Marxism
Giovedì 18 ottobre un oceano di gente ha inondato le strade di Karachi con le bandiere tricolori del Partito popolare pakistano, il Ppp. Dovunque ci si voltasse, si vedeva gente gioiosa ed eccitata che ballava e cantava, scandendo slogan, felici per la rinascita del proprio partito, il partito che è stato formato nel movimento rivoluzionario del 1968-69 e da allora ha vissuto molti alti e bassi durante la sua storia quarantennale.
Gli osservatori e gli analisti hanno paragonato l’accoglienza del 18 ottobre scorso con quella del 9 aprile 1986, quando Benazir Bhutto tornò a Lahore dopo l’esilio seguito alla dittatura brutale di Zia e ad aspettarla c’erano un milione di persone. Nessuno si aspettava che quella cifra record potesse essere battuta, a parte i marxisti che avevano detto più volte che, quando Benazir fosse tornata, le masse sarebbero accorse ad accoglierla in proporzioni mai viste prima.
Genti di tutte le regioni, nazionalità ed etnie sono giunte per manifestare tutto il loro dolore e la loro sofferenza. Carovane di centinaia di autobus sono arrivate a Karachi da ogni angolo del paese viaggiando per migliaia di chilometri, mentre centinaia di migliaia di persone della stessa città di Karachi si sono unite alla manifestazione.
Tuttavia tutto questo entusiasmo è stato stroncato dall’attentato ad opera di due kamikaze che si sono fatti esplodere vicino al camion che trasportava i vertici del Ppp. Quasi 150 persone sono state uccise, comprese le guardie del corpo di Benazir, e oltre seicento persone sono state ferite in seguito allo scoppio.
L’esplosione ha trasformato l’ambiente, provocando terrore e paura. Il resto del programma della giornata è stato cancellato, la Bhutto è fuggita verso la propria abitazione come del resto hanno fatto tutti i manifestanti.
I marxisti nel Ppp
I marxisti che lavorano nel Ppp, radunati attorno al giornale “The Struggle” erano presenti per questa occasione con tutte le proprie forze. Oltre 50mila volantini sono stati distribuiti durante la manifestazione, contenenti un programma e rivendicazioni socialiste.
Il compagno Manzoor Ahmed, deputato del Ppp della circoscrizione del Kasur e coordinatore del Ppp per la regione di Lahore, ha guidato una carovana di migliaia di persone che ha impiegato oltre 24 ore per raggiungere Karachi. Da tutte le altre regioni del Pakistan i compagni di The Struggle hanno guidato migliaia di lavoratori a Karachi. Nel frattempo i compagni di Karachi hanno organizzato assemblee, distribuito volantini e organizzato diversi accampamenti lungo i 40 km di tragitto del corteo, di cui uno proprio di fronte all’aeroporto con striscioni e bandiere con slogan socialisti.
Tutto il percorso era pieno di gente e sul palco dove Benazir avrebbe dovuto pronunciare il comizio c’erano striscioni con scritte a caratteri cubitali “Socialismo o morte” e “Socialismo alla Bhutto”. L’aeroporto di Karachi è nel distretto di Malir, dove si trovano anche gli stabilimenti di Pakistani Steel (le acciaierie statali) in cui i compagni di The Struggle hanno condotto una lotta eroica e vittoriosa contro le privatizzazioni. Grandi assemblee sono state realizzate nella fabbrica nelle settimane prima del ritorno di Benazir, con slogan contro le ristrutturazioni e la privatizzazione. I muri dello stabilimento sono stati dipinti di rosso con slogan combattivi.
I compagni, mentre distribuivano i volantini, discutevano con la gente e la risposta è stata enorme: tanti ci chiedevano pacchi di volantini da distribuire al ritorno nelle proprie città.
Contro l’imperialismo
I compagni avevano preparato un gran numero di bandiere Usa che sono state bruciate alla presenza di giornalisti locali e internazionali. I lavoratori del Ppp hanno partecipato a questa azione in massa, denunciando l’imperialismo al ritmo di slogan come “America ka jo yar hai! Ghaddar hai! Ghaddar hai!” (chiunque sia un amico degli americani, è un traditore). Alcune bandiere sono state bruciate davanti al camion che trasportava la Bhutto ed i vertici del Ppp, altre nel luogo dove sarebbe dovuta tenersi un’assemblea di massa.
Tutte le televisioni hanno seguito l’evento con delle maratone televisive durate due giorni. Durante questi programmi sono stati fatti vedere dei filmati di repertorio con discorsi di Z. A. Bhutto (il fondatore del Ppp, presidente del paese dal 1971 al 1973 e padre di Benazir, ndt). Il compagno Lal Khan, dirigente di “The Struggle”, è stato intervistato su due canali molto popolari, e le sue dichiarazioni sono state replicate più volte durante la giornata. Nelle sue risposte Lal Khan spiegava che la Bhutto avrebbe dovuto seguire la linea dettata nel documento di fondazione del Partito e ciò che il padre aveva scritto in prigione prima di essere impiccato.
Il Ppp è nato durante il 1968-69, durante una rivoluzione che tuttavia non fu vittoriosa a causa della mancanza del fattore soggettivo, un partito bolscevico. Bhutto portò avanti alcune riforme radicali nel settore dell’agricoltura, della sanità, nel campo dell’istruzione ed altri settori. Nazionalizzò gran parte del sistema bancario e dell’industria ,ma il sistema capitalista non fu abbattuto. Per tale motivo Bhutto fu impiccato dalla dittatura di Zia, per essere andato troppo in là nelle riforme.
L’attentato
Quando il corteo ha raggiunto Karsaz, una zona a qualche chilometro dall’aeroporto, due attentatori suicidi hanno attaccato il camion dove si trovava la direzione del Ppp. In quel momento la strada era totalmente gremita per ben otto chilometri dietro al camion e le persone erano schiacciate l’una contro l’altra. L’esplosione ha interrotto il corteo ed immediatamente i dirigenti del partito sono stati condotti in luoghi più sicuri.
I compagni che erano più vicini al camion hanno dapprima controllato di essere sani e salvi e poi hanno raggiunto il luogo dell’esplosione. C’erano corpi senza vita dappertutto e feriti che urlavano di dolore. Non c’era nessun dirigente del Ppp nelle vicinanze. Molti lavoratori piangevano non sapendo cosa fare.
I compagni hanno subito avviato le operazioni di soccorso. Un compagno medico ha aiutato alcuni feriti, e quando le prime ambulanze sono cominciate ad arrivare i compagni hanno continuato a dirigere le operazioni di soccorso, visto che non c’era nessuna autorità presente.
Quando l’esercito è arrivato hanno cercato di disperdere la popolazione, ma il gruppo organizzato dai compagni ha cominciato a gridare slogan contro la dittatura militare e per il socialismo, come “Bhutto è vivo” e “Quanti Bhutto volete uccidere? Bhutto tornerà da ogni casa”. I compagni hanno spiegato ai lavoratori che questo era stato un attacco ai lavoratori del Pakistan e coloro che erano stati uccisi erano i loro fratelli e sorelle. In questo modo molti hanno riacquistato morale.
Il giorno dopo i compagni di “The Struggle” hanno partecipato ad una processione in ricordo degli attivisti uccisi. La maggior parte di loro veniva da Lyari, una zona molto povera, mentre altri erano del distretto di Malir, amici molto stretti di alcuni compagni.
Che succede ora?
Il Ppp ha annunciato tre giorni di lutto e tutte le assemblee di massa sono state annullate. La Bhutto e gli altri dirigenti accusano i servizi segreti per questa tragedia spiegando come avessero avvertito in precedenza che sarebbero potuti accadere fatti del genere.
Allo stesso tempo le masse hanno mostrato la propria forza. La manifestazione di tre milioni di persone ha dato fiducia ai milioni che l’hanno guardata in televisione. Ogni attività in tutto il paese si è fermata: le strade di Lahore, di Islamabad e delle altre città, normalmente caotiche, giovedì erano deserte.
L’elite dominante ha osservato queste scene con terrore, i suoi principali esponenti durante la giornata di giovedì mostravano visi scuri e toni depressi.
Naturalmente la tragedia che è seguita all’accoglienza entusiasta ha recato un certo danno al movimento, tuttavia i lavoratori di Karachi e nel resto del paese sono furiosi per questo attacco perpetuato da parte di elementi le cui azioni vanno contro il popolo. Cercano vendetta e puntano il dito non solo contro le marionette dell’apparato dello stato, ma contro lo stesso stato borghese.
I compagni della tendenza marxista stanno facendo del loro meglio per guidare questi lavoratori furenti ed arrabbiati verso l’abolizione del sistema capitalista e la rivoluzione socialista.
19 ottobre 2007
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