Solidarietà con i lavoratori e i
sindacati pakistani!
"In questi tempi difficili, il PTDUC fa appello ai sindacalisti, agli attivisti politici e ai lavoratori in generale affinché esprimano apertamente la loro solidarietà a questa campagna. Facciamo appello ai nostri compagni in Europa e in tutto il mondo perché ci appoggino in tutti i modi a loro possibili mentre siamo sottoposti a così tanti tipi di attacchi in quella vera e propria guerra che è la guerra di classe. Crediamo al motto che dice "un attacco a uno è un attacco a tutti noi". Mostriamo ai fondamentalisti, agli imperialisti, ai padroni, ai dittatori, ai governanti civili e militari, ai capitalisti e agli oppressori che quando i lavoratori si uniscono e avanzano come classe nessuna forza al mondo può fermarli. La vittoria della classe operaia è l’unica garanzia che si possa porre fine alle brutalità del fondamentalismo e alle atrocità dell’imperialismo. Dobbiamo mostrare che i lavoratori di tutti i paesi potranno e sapranno unirsi ed emancipare l’umanità. Non abbiamo nulla da perdere se non le nostre catene… abbiamo un mondo da conquistare"
Con queste parole termina l’appello, lanciato il 7 ottobre da 35 militanti sindacali di tutte le regioni del Pakistan affinché la classe operaia pakistana e di tutto il mondo costruisca una opposizione all’atrocità della guerra imperialista.
Noi, militanti sindacali, politici, delle organizzazioni studentesche e del movimento antiglobalizzazione, crediamo che questo appello debba essere raccolto anche in Italia. Proprio in questi giorni assistiamo allo spettacolo vergognoso dell’entrata in guerra dell’Italia. Come lo sciacallo che segue il leone per strappare qualche avanzo della preda, il padronato italiano si getta nel caos che da ormai un mese sta insanguinando l’Afghanistan e i paesi vicini.
La propaganda e le menzogne di guerra non conoscono limiti. Parlano di guerra per la democrazia, e sono alleati di alcune fra le peggiori dittature reazionarie esistenti al mondo, dall’Arabia Saudita al regime pakistano. Parlano di guerra all’economia criminale che alimenta le organizzazioni terroristiche, e hanno appena trasformato l’Italia in un paradiso fiscale dove mafiosi e narcotrafficanti possono ripulire impunemente i propri soldi. Parlano di guerra umanitaria, e hanno trasformato l’Afghanistan in una trappola mortale, alle cui frontiere l’esercito pakistano è giunto a sparare sui profughi che tentavano di fuggire dagli orrori della guerra. Parlano di guerra chirurgica, e bombardano da 10mila metri di altezza città e paesi già devastati da vent’anni di guerra, colpendo ripetutamente obiettivi civili tra cui le sedi della croce rossa. Parlano di missioni umanitarie, e a parlare sono gli stessi che in questi dieci anni hanno nascosto sistematicamente le atrocità commesse dalle truppe Nato e Onu, missioni che hanno visto gli scandali dei prigionieri torturati (Somalia), delle ragazze tenute schiave nei bordelli per "allietare" le truppe d’occupazione (ancora Somalia, Macedonia). Promettono uno Stato ai palestinesi, e a prometterlo sono gli stessi che per mezzo secolo hanno sistematicamente ingannato, tradito e massacrato il popolo palestinese.
E di fronte a questo diluvio di menzogne, la cosiddetta opposizione dell’Ulivo non trova di meglio che aderire a sua volta alla guerra, mentre una volta di più il movimento sindacale e in particolare la Cgil non trova di meglio che parlare d’altro e nascondere la testa sotto la sabbia.
Noi crediamo che sia un dovere elementare del sindacato e di qualsiasi organizzazione che voglia rappresentare gli interessi dei lavoratori quello di opporsi con tutti i mezzi a questa guerra, che rappresenta un nuovo capitolo di oppressione non solo sui paesi poveri del mondo, ma anche sui lavoratori dell’occidente, che saranno chiamati una volta di più a pagare i costi economici e umani del banchetto imbandito dalle grandi potenze.
Questo non ha niente a che vedere con la questione del terrorismo, al contrario: è evidente che le atrocità presenti e future della guerra non faranno altro che alimentare nuova disperazione e nuovo odio, creando un’area ancora più vasta di potenziale appoggio per nuovi attentati.
Opporsi alla guerra significa innanzitutto mobilitarci qui, contro questo governo e contro i padroni che lo sostengono, lavorando per la ripresa dei conflitti sociali e per l’opposizione di massa all’entrata in guerra e alle politiche di massacro che il governo sta preparando. Il nostro obiettivo deve essere di costruire l’unità tra tutti coloro che oggi si stanno mobilitando in ordine sparso, dai metalmeccanici agli insegnanti, per arrivare allo sciopero generale e mettere le basi per la cacciata di questo governo.
Ma opporsi alla guerra significa anche sostenere coloro che in Afghanistan, in Pakistan, in tutti i paesi coinvolti dal conflitto, lottano in condizioni di estrema difficoltà per far emergere un’alternativa alla barbarie che avanza, e per costruire un’opposizione a quei regimi dittatoriali (inclusi, fino a ieri, gli stessi talebani) che sono il puntello dell’imperialismo Usa e dei suoi alleati.
Per questi motivi ci mobiliteremo nei prossimi mesi in sostegno della Pakistan Trade Union Defence Campaign, promuovendo incontri, raccolte di fondi e distribuzione di materiale informativo, aggiungendo il nostro appoggio a una campagna che sta già vedendo l’impegno di lavoratori, militanti sindacali e attivisti politici in paesi quali Gran Bretagna, Israele, Spagna, Usa, Germania, Austria e molti altri.
Antonio Forlano (Rsu Ups Italia - direttivo regionale Filt-Cgil Milano), Paolo Grassi, ("La nostra voce - lavoratori e delegati per un sindacato democratico e combattivo"), Sara Cimarelli, Samira Giulitti (Rsa Royal Insurance Milano), Paolo Brini (Rsu Smalti Modena), Davide Bacchelli (Rsu Ima Bologna), Orlando Maviglia (Rsu Motori Minarelli Bologna), Mario Iavazzi (Nidil Cgil Bologna), Sara Parlavecchia (Collettivo "Pantera" - università di Milano), Paolo Tommaselli (Comitato in difesa della scuola pubblica), Dario Salvetti, (Coord. naz. Giovani comunisti), Gabriele Donato (coord. naz. Giovani comunisti), Claudio Bellotti (Direzione nazionale Prc)
Per adesioni: 339-2107942
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Ecco alcuni dei sostenitori della campagna del Ptduc in diversi paesi:
Spagna
Marcelino Camacho (ex segretario generale delle Comisiones Obreras-CC.OO.), Xaquìn Garcia Sinde (Comitato esecutivo di CC.OO. della Galizia), Agustìn Plaza Fernàndez (Segretario generale FIA-UGT, Vitoria), Josè Maria Gil (Comitato esecutivo provinciale CC.OO., Guadalajara), Jesùs Diaz de Durana (Responsabile di organizzazione UGT-Euskadi), Lluis Perarnau Reyes (Comitato nazionale FETE-UGT Catalunya), José Rico Saavedra (Comitato esecutivo CC.OO. Bazàn Ferrol), Pedro Abellàn (Portavoce Comitato nazionale FIA-UGT Euskadi)
Gran Bretagna
Tony Benn, Alan Simpson (deputati sinistra laburista), Jeremy Dear (segretario nazionale sindacato giornalisti), Phil Waker (esecutivo Communications workers union), Trades councils (camere del lavoro) di Greenwich, Blackpool Shipley, Glossop, Uddersfield, Ellesmere Port, federazioni della Merseyside e Lancashire, sezioni sindacali dell’Unison (sindacato dipendenti pubblici) di Birmingham, Gateshead, Leeds, Cumbria, Aeeu della Vauxhall di Lutono e di Ellesmere Port, Gmb Apex London Central, sezioni laburiste di Adamsdown, Preston Ward (Brighton), Castle Ward (Leicester), Freemantle (Southamton) Stockland Green, Nigel Pearce (vice presidente del sindacato minatori - Num)
Austria
Willi Haberzettl (presidente sindacato ferrovieri), Andreas Kollross (presidente giovani socialisti), Ögj (organizzazione giovanile del sindacato), Kpö (partito comunista) di Fohnsdorf, Inge Jäger (deputata Spö), sindacato dei tipografi e numerose sezioni socialiste e delegati sindacali
Israele
Benjamin Gonen, (direzione della federazione sindacale Histadrut e della componente Hadash - Fronte per la pace e l’uguaglianza - Partito comunista di Israele), Jihad Akel (vicesegretario sindacato edili), Efraim Davidi (giornalista e militante sindacale)