Tra giovedì 14 e sabato 16 migliaia di militanti, dirigenti e parlamentari della sinistra pakistana e in particolare del Pakistan People’s Party, sono stati arrestati. La Cnn ha parlato addirittura di cinquemila arresti.
Occasione della repressione è stata la decisione del regime di impedire le manifestazioni di benvenuto al leader del Ppp, Asif Ali Zardari, marito di Benazir Bhutto, di ritorno da Dubai.
Decine di parlamentari sono stati arrestati e picchiati. La repressione poliziesca non ha risparmiato anche diverse deputate, ricoverate in ospdale a causa delle percosse ricevute dalla polizia.
Addirittura bambini di nove-dieci anni sono stati coinvolti nell’ondata di arresti!
Questa repressione indiscriminata mostra come nonostante la sua pretesa democratizzazione, il regime pakistano rimanga fondamentalmente un regime autoritario, privo di un reale consenso popolare, impegnato in una costante opera di attacco ai diritti dei lavoratori oltre che fiancheggiatore dell’intervento americano in Afghanistan e in Asia centrale.
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Fra gli arrestati, oltre alle principali figure dirigenti del Ppp, c’è anche uno dei principali leader della sinistra di quel partito, il deputato Chaudhry Manzoor Ahmed, sostenitore di The Struggle, il giornale della tendenza marxista in Pakistan. Nell’ottobre del 2003 era stato presidente della prima delegazione parlamentare pakistana a recarsi in India dopo l’escalation militare che aveva nuovamente portato i due paesi sull’orlo del conflitto armato.
Ancora il mese scorso il governo pakistano ha negato l’accesso nel paese a una delegazione di 27 attivisti indiani invitati al congresso annuale di “The Struggle” (puoi leggere un resoconto in inglese cliccando sul collegamento).
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Nella notte tra sabato e domenica tutti gli arrestati sono stati rilasciati. L’intento del regime era impedire che si tenessero manifestazioni di massa in appoggio a Zardari che velocemente si sarebbero tramutate in un movimento che avrebbe potuto mettere in discussione la dittatura filoimperialista di Musharraf.
Nella soddisfazione per il rapido rilascio degli arrestati, vogliamo manifestare ai compagni tutta la nostra vicinanza e solidarietà e ci impegniamo a rinnovare i nostri legami nella lotta contro il regime e contro il sistema capitalista che perpetua l’oppressione delle masse nell’intero subcontinente indiano e che alimenta costantemente la spinta alla guerra, al nazionalismo e al fanatismo.
Condividiamo gli slogan con cui i compagni pakistani hanno concluso il loro congresso, celebratosi poche settimane fa:
“L’Asia è rossa!”
”Per la rivoluzione socialista!”
18 aprile 2005