La Legge di stabilità 2015 (ex finanziaria) del governo Renzi tra le varie cose prevede due passaggi che colpiscono direttamente i lavoratori. Dimenticatevi dello spot del Matteo nazionale, “meno tasse per tutti”.
Renzi propone che ogni lavoratore possa scegliere di destinare parte del proprio Tfr che maturerà in busta paga. La motivazione addotta è che i lavoratori sono maturi per poter decidere cosa fare del proprio Tfr senza che lo Stato-chioccia decida per lui.
Noi sappiamo benissimo che i lavoratori sanno scegliere per se stessi e non serve che ce lo venga a dire Renzi. Il reale motivo di questa operazione è rimpinguare le casse dello Stato. Dalla rivalutazione della tassazione sui Tfr, la Cgil calcola che solo nel 2015 l’erario incasserà 140 milioni di euro in più.
Attenzione! La tassazione aumenta sia nel caso che il lavoratore voglia una parte del Tfr in busta subito, sia che, ideologicamente conservatore, lo continui ad accantonare in azienda, in questo caso la tassazione passerà dall’11 al 17%!
Inoltre, la riscossione immediata di parte del Tfr potrebbe far superare la soglia dei 24mila euro annui e quindi far decadere il bonus degli 80 euro, oltre a innalzare l’Isee e quindi far perdere ai lavoratori alcune agevolazioni fiscali.
Legata a questo tema, c’è anche la proposta di totale decontribuzione alle aziende per 3 anni se assumono a tempo indeterminato. Il Tfr è finanziato per il 66% dalle aziende e per il 33% dai lavoratori. Se i padroni non verseranno contributi, anche quel poco di Tfr che rimarrebbe ai lavoratori andrebbe perso. Se ci aggiungiamo che il Jobs act prevede che a questi lavoratori non sarà applicato l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e che quindi potranno essere licenziati “senza colpo ferire”, giungiamo alla conclusione che i fortunati vincitori dei nuovi contratti rimarranno perennemente precari e senza Tfr.
Ciliegina sulla torta: per i lavoratori “garantiti” che erano stati irretiti negli anni del boom dalle sirene dei fondi pensione e che credevano di essersi assicurati un tesoretto per la loro vecchiaia, il governo prevede di aumentare la tassazione della rivalutazione dei fondi pensione dall’11,5 al 20%. Non solo! Sarà retroattivo al primo gennaio 2014 (la cosa puzza anche di incostituzionalità)!
Chi ci guadagna? Renzi. L’erario incassa altri 480 milioni, solo nel prossimo anno.
Come dire, cornuti e mazziati.