La repressione è calata implacabile sul movimento No Tav in ValSusa. Mentre scriviamo duemila uomini delle “forze dell'ordine” stanno disperdendo i presidi della "Libera repubblica della Maddalena" sopra Chiomonte.
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Idranti e lacrimogeni sono stati utilizzati indiscriminatamente sui manifestanti, in quella che è stata la più grande operazione di polizia dal G8 di Genova. Vediamo ancora una volta il vero volto dello Stato, che per tutelare gli interessi dei padroni non esita a usare la violenza più bieca.
I giornalisti di regime stanno spargendo la voce che i presidi sarebbero composti unicamente da black bloc provenienti da tutta Europa e che la popolazione locale assisterebbe indifferente alle attività sovversive di questi facinorosi. In realtà la lotta contro il Tav è sempre stata una lotta di popolo, che ha coinvolto giovani e vecchi, lavoratori e pensionati. È questa “gente comune” che animava la fiaccolata di ieri sera e che è stata protagonista della riconquista di Venaus nel 2005.
D'altra parte, se non ci fosse un'intera valle compatta che protesta contro questo scellerata "grande opera" non ci sarebbe stato bisogno di mobilitare un esercito.
Dietro a questo esercito sono schierati i soliti noti. Il governo con in prima linea la Lega Nord di Maroni, il Pdl e Confindustria, tutti uniti nell'asserire che non si può “andare contro la modernità”. A rafforzare lo schieramento di lorsignori, anche il Pd con il sindaco di Torino, Fassino, che avrebbe mandato in Valsusa anche la Nato pur di ripristinare la “legalità”. A questa bella congrega si è unita recentemente la Cisl che ha promosso una manifestazione Sì Tav a Susa che ha visto la partecipazione di "ben" 150 persone per la maggior parte provenienti da fuori. Tutto questo per un'opera che è del tutto inutile: il traffico merci sia su rotaia che su gomma tra Italia e Francia è in costante diminuzione. A fronte dei 671 milioni di Euro promessi dall'Ue, alle casse pubbliche la Torino-Lione potrebbe costare oltre 15 miliardi di Euro. E tutti sappiamo dove lo stato troverà questi soldi, dai tagli allo stato sociale.
Dall'altro lato, la forza del movimento ha ricompattato attorno a sé i sindaci della valle in larghissima maggioranza e la comunità montana, insieme alla Fiom, alla minoranza della Cgil e ai sindacati di base. Il circolo locale di Rifondazione si è sempre schierato con coraggio e coerenza dalla parte del movimento No Tav, altrettanto non si può dire della direzione provinciale e nazionale del Partito, che per troppo tempo ha cercato di mantenere il piede in troppe scarpe, soprattutto a livello istituzionale. Giustamente oggi Ferrero, il segretario nazionale, era al presidio della Maddalena: l'intervento nel movimento deve essere tuttavia costante e continuo e con un programma che delinei un'alternativa al modello di viabilità che ci impone questa società capitalista.
Oggi si è persa una battaglia, ma non certo la guerra. Gli scioperi spontanei contro la repressione governativa scoppiati in varie fabbriche metalmeccaniche della Valsusa indicano la strada da seguire. Si stanno già convocando presidi di solidarietà in tutta Italia a cui invitiamo tutti a partecipare, ma il vero salto di qualità si può avere con la convocazione di uno sciopero generale provinciale che faccia da preludio a una fermata a livello nazionale in solidarietà alla popolazione della Valsusa. La Fiom deve e può giocare un ruolo chiave in tutto ciò.
Perchè la partita che si gioca in Valsusa ha un valore nazionale: se la repressione “bipartisan” vince a Chiomonte e a Bussoleno, domani sarà più facile che si imponga nel resto di Italia contro chi lotta. E in questa partita gli schieramenti che si fronteggiano sono gli stessi che si sono scontrati tante altre volte, da Mirafiori a Pomigliano. Questo dato dovrebbe far riflettere tutti coloro che, come noi, vogliano costruire un'alternativa al regime che il capitale vuole imporre in questo paese.