Per rilanciare il conflitto in Fiat
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La crisi economica è stata utilizzata in questi anni da parte padronale per sferrare un feroce attacco alle tutele e ai diritti dei lavoratori, con lo spettro della disoccupazione di massa, salari da fame e condizioni di lavoro disumane.
Chi si oppone a questo scenario apocalittico deve essere annichilito. I sindacati sottomettersi alla volontà aziendale o soccombere di fronte all’arroganza padronale.
(…) Il caso più evidente è quello della Fiat, dove Marchionne a partire dal referendum di Pomigliano del giugno 2010, con la collaborazione dei sindacati complici, ha sferrato un attacco ad ogni espressione di dissenso negli stabilimenti del gruppo Fiat.
Da quando la Fiat è uscita da Confindustria, i rappresentanti della Fiom e degli altri sindacati non firmatari non vengono più riconosciuti dall’azienda. È stata loro tolta ogni agibilità a partire dal diritto d’assemblea e l’elezione dei propri rappresentanti sindacali.
(…) Diventa quanto mai urgente rilanciare la mobilitazione dei lavoratori del gruppo Fiat per difendere tutti gli stabilimenti.
A questo proposito rivendichiamo:
• L’abolizione dell’accordo aziendale del 28 dicembre 2010, del contratto specifico dell’auto e la sua riunificazione con il contratto nazionale di lavoro dei metalmeccanici.
• A parità di mansioni, parità di condizioni e di salario. Basta con le discriminazioni contro gli attivisti della Fiom!
• Per garantire l’occupazione introdurre il blocco dei licenziamenti e la riduzione dell’orario di lavoro, ridistribuendo le ore lavorate sui diversi stabilimenti.
• Se Marchionne, che guadagna 7,4 milioni l’anno, non è in grado di garantire la continuità produttiva e i livelli occupazionali, è la proprietà della Fiat che deve essere messa in discussione, attraverso la nazionalizzazione dell’azienda sotto il controllo dei lavoratori. Questa resta l’unica soluzione per riaprire gli stabilimenti di Termini Imerese, Irisbus di Flumeri e Cnh di Imola. A cui vanno aggiunte le decine di aziende dell’indotto
(…) Per rispondere agli attacchi della Fiat dobbiamo generalizzare il conflitto non limitandoci a una difesa in ordine sparso, stabilimento per stabilimento.
Facciamo appello alla Fiom e agli altri sindacati classisti per la proclamazione di uno sciopero nazionale del gruppo Fiat, così come discusso in un recente coordinamento dei lavoratori del gruppo.
Ne va del futuro dei lavoratori e delle loro organizzazioni. Non c’è altro tempo da perdere!
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