Uno degli elementi principali su cui è fondata la svolta a sinistra decisa a Chianciano è il rilancio dell’intervento del Prc nei luoghi di lavoro, cercando in tutti i modi di ‘favorire ogni elemento di conflitto dal basso nei luoghi di lavoro, la rinascita di un protagonismo dei lavoratori e delle lavoratrici’.
Le mobilitazioni succedutesi in questo autunno, prima nella scuola, poi nel pubblico impiego, nel commercio e tra i metalmeccanici, culminate con lo sciopero generale del 12 dicembre, hanno offerto il banco di prova più attendibile sull’intenzione di perseguire o meno i ‘buoni propositi’ di Chianciano.
La campagna d’autunno ha visto i nostri compagni in prima fila con la partecipazione e la promozione della maggior parte dei volantinaggi e delle iniziative che sono state organizzate dal Prc e con l’appoggio del Dipartimento nazionale Luoghi di Lavoro che, da subito, all’interno della campagna, ha messo in campo iniziative di ricostruzione dell’intervento organizzato del partito nei posti di lavoro.
Nelle tre settimane prima dello sciopero generale si sono svolte più di 500 iniziative tra assemblee e volantinaggi nei posti di lavoro. I volantini stampati a livello nazionale sono stati 520mila e, poiché sappiamo che molte federazioni ne hanno chiesto una ristampa e che in altre si è provveduto ad autorganizzarsi per farne altre copie, ne deduciamo che tutti i volantini stampati sono stati distribuiti.
Le iniziative organizzate hanno toccato molti dei più importanti posti di lavoro di questo paese e tutti i territori, dalla Fiat Auto di Pomigliano d’Arco, alla Maserati di Modena, nelle sedi della Telecom, (in queste due realtà, come in tantissime altre situazioni la costruzione dello sciopero generale si è legata alla specifica vertenza contro i licenziamenti), della Vodafone, della Wind e della Ericsson, ai depositi e alle mense delle aziende del trasporto pubblico locale, alla Fincantieri e ai Cantieri Navali e in decine di scuole e Università. Molto sono state le assemblee nelle quali compagni del partito si sono confrontati con delegati sindacali di fabbriche in crisi.
Con un ragionamento su come superare la contraddizione tra lavoro e ambiente, particolarmente accentuata nel settore delle acciaierie per via del fatto che la massimizzazione dei profitti ha portato i padroni in Italia a tralasciare qualsiasi investimento potesse essere fatto per rendere meno nocive le produzioni di acciaio, durante questa campagna siamo arrivati, come Dipartimento Luoghi di lavoro, alla ricostruzione del circolo delle acciaierie e industrie a Piombino e al consolidamento di un nucleo di compagni che possa ricostruire l’intervento organizzato del partito all’Ilva di Taranto, con la prospettiva di mettere in piedi un coordinamento nazionale del partito nel settore delle acciaierie. Sono due grandi risultati. Li consideriamo solo i primi passi per rilanciare la presenza organizzata di Rifondazione comunista nei posti di lavoro.
Il giorno dello sciopero, infine, il nostro intervento è stato caratterizzato dalla parola d’ordine dell’unità tra studenti e lavoratori. A partire dall’idea che ‘la matita e la chiave inglese stanno nella stessa piazza’ venerdì 12 dicembre abbiamo portato i collettivi studenteschi ai cortei sindacali, particolarmente a Trieste, Bologna, Caserta e Milano, contro qualsiasi idea di separatezza o di attraversamento tanto cara ai disobbedienti che in nome del loro protagonismo portano le mobilitazioni studentesche a camminare parallele a quelle dei lavoratori senza mai trovare momenti di unità.
I numeri servono a dare una idea generale del lavoro svolto e sicuramente la mole di attività messa in campo è stata notevole ma non possono nascondere anche i limiti che ha avuto questa campagna. Non nascondiamo che in molte realtà sono stati solo i compagni della nostra area a prodigarsi nei volantinaggi davanti ai cancelli delle fabbriche e che questa spinta ha spesso incontrato il boicottaggio cosciente dei compagni dell’area Rifondazione per la sinistra e, alcune volte, la non necessaria determinazione da parte degli altri settori della maggioranza di Chianciano.
Il clima che abbiamo trovato di fronte ai posti di lavoro non è stato sempre facile.
Questa considerazione deve però spingere i comunisti ad un supplemento di analisi, ad uno sforzo nell’affinare la qualità dei nostri ragionamenti e quindi delle nostre proposte quando andiamo di fronte ad un posto di lavoro.
I contenuti del materiale con cui andiamo davanti alle fabbriche debbono migliorare.
Il volantino del partito per il 12 dicembre è stato uno strumento importante però insufficiente nel momento in cui mostrava ancora l’assenza di una piattaforma chiara con la quale il nostro partito possa essere identificato dai lavoratori come chi ha qualcosa da dire su come combattere la crisi economica. La Cgil ha da tempo sollevato il problema della mancanza dei fondi per gli ammortizzatori sociali. Il Prc ha giustamente puntato sull’estensione a tutti della cassa integrazione, quindi anche ai lavoratori precari. Ma i fondi non si troveranno proponendo di spostare le risorse finanziarie da una parte all’altra, come propongono i sindacati, rimanendo strettamente dentro le compatibilità di questo sistema economico.
Le nostre proposte devono essere radicali. Se c’è la bancarotta delle banche e il governo propone di dare miliardi di euro per comprare i titoli spazzatura che il sistema bancario ha sul groppone, noi dobbiamo proporre la nazionalizzazione e la gestione pubblica delle banche. Solo così si potranno trovare le risorse da destinare alle classi sociali meno abbienti per affrontare la crisi.
Ogni nostra iniziativa nel prossimo futuro dovrà evidenziare i limiti e le contraddizioni di questo sistema economico e delineare una prospettiva di trasformazione della società sulla base del controllo pubblico e dal basso da parte dei lavoratori delle leve economiche del paese.
Solo così potremo avvicinare al partito e convincere a scendere sul terreno della lotta i lavoratori che, con la cassa integrazione alle porte, si trovano a riflettere su quanto costerà lo sciopero generale e soprattutto su quanto questo sia utile.
La nostra campagna nei luoghi di lavoro non solo deve continuare dopo il 12 dicembre perchè ci sia una continuità alle lotte ma deve mettere con ancora più decisione al centro del nostro intervento questa prospettiva.
17 dicembre 2008