Verso la resa dei conti
Un nuovo decreto tiene in agitazione i lavoratori socialmente utili, ponendo fine al sistema delle proroghe dei progetti che ha garantito a questi lavoratori, fuoriusciti dal "circuito produttivo" nelle ristrutturazioni dei primi anni ’90, l’assegno mensile di 800.000 lire. Viene stabilito che se entro ottobre gli Enti che li utilizzano non avranno predisposto percorsi di occupazione stabile, cooperative o società miste, dovranno pagare la metà dell’assegno per prorogare i progetti per gli ultimi 6 mesi.
Qualche breve cenno sulla storia di questi lavoratori potrà far capire la partita che si gioca sulla loro pelle e le loro preoccupazioni, destinate ad esplodere nel prossimo autunno.
I LSU coinvolti sono circa 120.000, tutti a sud, specie in Campania e Sicilia, ma anche a Roma. In questi anni hanno contribuito notevolmente a sanare i bilanci degli enti che li hanno utilizzati per tappare i buchi delle piante organiche. Basti pensare che uno sciopero di LSU impiegati nelle scuole in provincia di Caserta ne ha tenute chiuse oltre l’80%: tutt’altro che assistiti come il Polo li ha descritti in Parlamento, spingendo verso il loro taglio definitivo.
I LSU, per effetto di questo decreto, dovranno diventare per gli enti locali e il governo il tramite per far passare le privatizzazioni di quei servizi locali non ancora realizzate, come la manutenzione delle strutture pubbliche, persino la pulizia delle scuole e dei cimiteri. Nel ciclo di assemblee comunali di LSU che il sindacato sta organizzando è emerso chiaramente che i lavoratori non credono a questa prospettiva, ben sapendo che questa riguarda solo una minima parte di loro, e che le amministrazioni del sud costruiscono il consenso anche con gli appalti pubblici.
Nelle assemblee alle quali abbiamo partecipato è emerso un clima tesissimo. Il sindacato, con molta fatica, riesce a rinviare tutto ad ottobre, subordinando eventuali mobilitazioni alla trattativa di luglio con il governo. Ma la piattaforma sindacale, prepensionamenti e cooperative, non convince i lavoratori. Rifondazione Comunista, in difficoltà al sud, avrebbe l’occasione di intervenire ponendo stavolta al centro della propria piattaforma la questione delle piante organiche e il no alle privatizzazioni, mobilitando i propri quadri meridionali, come per esempio abbiamo fatto con un buon esito a Marcianise. Ci sarebbe bisogno di rivedere insomma tutte le evoluzioni della piattaforma del partito sul tema LSU, per non perdere l’ennesima occasione di una mobilitazione annunciata.