MILANO - Il 31 marzo i lavoratori di Afol Milano (azienda speciale creata e sostenuta dalla Provincia di Milano per gestire i servizi dedicati alla formazione, all’orientamento e al lavoro) hanno scioperato contro il non rispetto degli impegni presi da parte della Provincia e della dirigenza di Afol Milano in merito ad un piano di assunzione per tutti i precari dell’agenzia.
Lo sciopero, di otto ore, è stato proclamato dalla sola Cgil e ha visto una massiccia partecipazione da parte sia dei lavoratori precari sia di quelli a tempo indeterminato.
L’ottima riuscita dello sciopero è stata garantita non solo dall’alta adesione da parte dei lavoratori (dai dati non ancora ufficiali sembra siano entrate solo dieci persone) ma anche dalla modalità e dalla determinazione con il quale è stato organizzato.
Durante l’arco dell’intera giornata sono stati ben fatti tre presidi: la mattina davanti alle due sedi di Afol, il pomeriggio presso Palazzo Isimbardi in concomitanza del Consiglio provinciale.
Entrambi i presidi della mattina sono stati accompagnati da volantinaggi e blocchi stradali durante i quali i lavoratori hanno informato della propria situazione gli utenti e gli automobilisti fermi nel traffico.
La solidarietà è arrivata da più fronti: i lavoratori della Provincia, ai quali non è stato esteso lo sciopero, hanno lanciato volantini di appoggio e sostegno dalle finestre dei propri uffici e molto apprezzata è stata anche la presenza del Collettivo Pantera della Statale di Milano, che ha espresso la propria solidarietà sottolineando l’importanza di unire le lotte dei lavoratori con quelle degli studenti.
È ormai da mesi che i lavoratori precari di Afol sono in mobilitazione: dopo tre anni di accordi sindacali e di promesse non mantenute, oltre 120 lavoratori e lavoratrici rischiano infatti di rimanere a casa nei prossimi mesi, fra i quali i primi 50 dal 31 maggio.
Nel mese di dicembre scorso, dopo un presidio molto partecipato presso il Consiglio provinciale, era stato votato all’unanimità un atto di indirizzo che impegnava Afol ad indire un bando di concorso che valorizzasse l’esperienza e l’anzianità di servizio dei lavoratori stessi.
Quello che accaduto dopo invece è un’altra storia: i vertici Afol vengono decapitati in maniera del tutto insolita e sbrigativa e, nel giro di poche settimane, danno le dimissioni due direttori, viene azzerato il Cda e nominato un nuovo presidente.
Nel mese di marzo, a seguito di una serie di mobilitazioni dei lavoratori (con volantinaggi per informare l’utenza e la cittadinanza, presidi in Consiglio provinciale, presenza alle sedute) la nuova dirigenza apre un tavolo di trattativa con le parti sociali, dal quale emerge la volontà della dirigenza di non seguire le indicazioni espresse all’unanimità dal Consiglio provinciale nel mese di dicembre.
Scatta quindi lo stato di agitazione e viene votato in assemblea un primo sciopero per il 31 marzo, a cui seguiranno altre iniziative di protesta.
Nel frattempo la trattativa prosegue e la Commissione garanzia e controllo del Consiglio provinciale, sotto la pressione dei lavoratori, vota un nuovo atto di indirizzo in cui si ribadisce e si rafforza quanto espresso a dicembre. Il 22 marzo, invece, Cisl e Uil firmano, senza tenere conto di quanto deciso dai lavoratori nelle assemblee, un accordo bidone che prevede l’indizione di un bando di concorso pubblico per trenta lavoratori, di cui venti a tempo pieno e dieci part time, dove l’esperienza svolta in provincia e in Afol è riconosciuta solo in caso di parità di punteggio.
Disgustati da quanto firmato, i lavoratori sottoscrivono una lettera di denuncia e protesta contro l’accordo votato indirizzata ai sindacati e ai gruppi politici ma, ciononostante, Cisl e Uil confermano gli accordi pattuiti.
Lo stesso giorno, i capi gruppo del Consiglio provinciale ricevono una delegazione di lavoratori. Viene chiesto il blocco dei bandi in uscita e l’applicazione della procedura di “deroga assistita”, che consentirebbe una proroga contrattuale ai lavoratori in scadenza per avere un tempo utile alla definizione di un percorso di assunzione per tutti i precari.
La richiesta non viene accettata, lo sciopero scatta.
Siamo solo all’inizio della lotta: la battaglia continuerà finché non avremo garanzia del nostro posto di lavoro!