Avevamo già avuto modo di spiegare nell’edizione 202 di Falce Martello quanto sia stata indecorosa la gestione del rinnovo economico del contratto nazionale del pubblico impiego scaduto nel 2005. Tutto si è svolto sulla testa dei lavoratori che, di fatto, aldilà di qualche assemblea, non sono mai stati consultati, tant’è che le Organizzazioni Sindacali sono andate al tavolo di trattativa col governo senza alcuna piattaforma. L’accordo siglato il 29 maggio, se si può, inquadra una scenario anche peggiore.
L’intesa
L’intesa prevede un aumento medio di 101 euro lorde (poco più di 60 euro nette) a regime dal febbraio 2007 per il triennio 2008-2010. In sostanza i lavoratori del pubblico impiego saranno coperti da questo contratto non più per un periodo di due anni, come previsto dagli accordi del luglio ’93 ma per tre. Inoltre, per il periodo che va da gennaio 2006 a gennaio 2007, 13 mesi, si dovranno accontentare dell’indennità di vacanza contrattuale pari 10-12 euro lorde.
Gli aumenti verranno erogati a partire dal 2008 dopo che il governo li avrà stanziati nella Legge Finanziaria.
In merito alla triennalizzazione del contratto, dice la direzione sindacale, l’intesa sarebbe sperimentale e separata da quella economica, finalizzata ad aprire una trattativa in merito entro fine anno che stabilisca dei criteri, comunque solo per il triennio 2008-10 e non per quelli successivi, e riguarderebbe solo i lavoratori del pubblico impiego.
Questo è quanto è stato siglato. Come dice il comunicato unitario di Cgil-Cisl-Uil “si tratta nel complesso di una intesa che giunge al termine di un negoziato complesso reso più difficile da questioni e fattori spesso esterni alla normale dinamica di un rinnovo contrattuale che hanno, per la prima volta da molti anni a questa parte, fatto fibrillare l’unità della categoria”. Ma Podda, il segretario generale della FP-Cgil, non aveva sottolineato, peraltro anche con una certa enfasi, che l’accordo sottoscritto il 6 aprile non rispettato dal governo era l’unico che valeva? Non si era detto, almeno inizialmente, che non si era disposti a metterlo in discussione, quando il ministro della funzione pubblica Nicolais aveva proposto la triennalizzazione? Se c’è una cosa che i lavoratori non accettano è sentire dire una cosa e vederne fare un’altra!
Un accordo fortemente negativo
Rispetto alla parte economica l’accordo, purtroppo, è in linea con gli accordi firmati negli ultimi anni da tutte le categorie. Questa cifra non recupera nemmeno lontanamente quanto i lavoratori hanno perso in questi anni sulla base dell’aumento del costo della vita. In questo caso, tuttavia, c’è l’aggravante che la cifra concordata non è il risultato di una contrattazione visto che il sindacato non aveva una piattaforma che fosse stata discussa con i lavoratori, come ricordato in precedenza.
Se si vanno a vedere i dettagli dell’accordo si vede come concretamente i 101 euro di aumenti medi siano nei fatti campati in aria. Meglio di noi lo spiega Il Manifesto del 31 maggio 2007: “Il giorno dopo l'accordo sul contratto degli statali, all'Aran sono saltati fuori i dettagli nella distribuzione dei «101 euro medi». Non mancano le sorprese. A 101 si arriva infatti con una piccola partita di giro: l'aumento decorre dal 1 febbraio 2007. La cifra stanziata per l'intero anno è pari a 101 per undici mensilità, ma solo 93 se divisa per le dodici effettive. Il governo non ha insomma messo un solo centesimo in più si quanto preventivato.”
Prosegue poi sempre l’articolo de Il Manifesto: “La «media del pollo», come spiegava Trilussa, è altamente ingannevole. Davanti all'Aran sono uscite le cifre vere, comparto per comparto. Che andranno poi ripartite ancora più diversamente a seconda dei livelli di inquadramento retributivo. I dipendenti degli enti locali avranno infatti solo 93 euro «medi» (e oggi la Conferenza stato-regioni dovrà analizzare cosa comporta la «direttiva» governativa; ma si sa già che la contrattazione integrativa avrà margini quasi ovunque pari a zero). Mentre se la passeranno appena meglio quelli della sanità (104-105 euro) e il comparto più numeroso, la scuola (106-107). Decisamente meglio andrà per i pochi addetti degli «enti pubblici non economici» (118 euro), mentre la parte del leone spetterà a un comparto «non contrattualizzato» ma evidentemente con grandi coperture politiche: i corpi di polizia (125 euro).”
Ma la parte dell’accordo che aggrava ulteriormente la questione salariale tra i lavoratori del pubblico impiego è indubbiamente la triennalizzazione del contratto. Finora, con i contratti biennali, si rinnovava il contratto dopo non meno di tre anni, ora i tempi si allungheranno ulteriormente. Un rinnovo contrattuale di 4-5 anni renderà le buste paga sempre più leggere. Si dice, tra l’altro, che quest’accordo è stato necessario per sbloccare la contrattazione integrativa che il governo voleva bloccare ma la triennalizzazione avrà inevitabilmente delle ricadute sui tempi di rinnovo della contrattazione di secondo livello.
Le direzioni sindacali ricordano che sono due intese non legate tra loro, per cui non è detto che entro l’anno si riuscirà a trovare dei criteri per applicare la triennalizzazione. In realtà anche l’accordo economico è solo un riferimento per gli accordi che si dovranno trovare nei diversi comparti del pubblico impiego ed è tutt’altro che certo che i 101 euro saranno confermati dagli accordi di comparto. Inoltre, lo stanziamento dei nuovi importi, come ricordato in precedenza, avverrà solo in sede di Legge Finanziaria 2008 e non è la prima volta che il governo torna sui suoi passi e mette in discussione degli accordi presi, tanto più se la triennalizzazione non dovesse andare in porto. Sarà una spada di Damocle, altro che trattativa!
Rispetto alla “sperimentazione” le perplessità sono ancora più forti, che c’è da sperimentare? Le sperimentazioni sono sempre stati un “apripista” e l’obiettivo di governo e Confindustria è proprio quello di cambiare le regole del 23 luglio ’93 (indifendibili peraltro) in peggio. Non è un caso che Federmeccanica già parla di un buon punto di riferimento anche per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici, e questo proprio alla vigilia di una lunga e difficile trattativa di quel settore.
I vertici di Cgil-Cisl-Uil rispondono che sotto quest’intesa ci sono solo le sigle di categoria del pubblico impiego e non delle confederazioni nel loro insieme per ricordare che vale solo per il pubblico impiego: la realtà è che questo accordo i padroni lo vedono come una manna dal cielo per poter ulteriormente abbattere il costo del lavoro, tagliando i salari reali in sede contrattuale nel resto delle categorie.
In merito al pericolo di rottura dell’unità sindacale, rischio verificatosi alla vigilia della sottoscrizione dell’accordo il comunicato stampa unitario dice: “…l’essere riusciti a salvaguardare questo patrimonio, ed anzi, grazie proprio a questo straordinario fattore, essere riusciti a raggiungere l’accordo tra mille difficoltà e tensioni, che pure fino all’ultimo hanno traversato il tavolo, è per noi motivo di orgoglio e di fiducia per il lavoro che ci aspetta a partire dalle prossime ore”. Alla Segreteria Nazionale Cgil chiediamo: vale più “l’orgoglio” di aver salvaguardato l’unità con Cisl e Uil o i salari dei lavoratori? Noi in proposito non abbiamo dubbi.
Non vi è stata peraltro alcuna consultazione sulla novità del triennio. Nell’accordo si dice che i lavoratori saranno consultati quando la trattativa sulla triennalizzazione sarà finalizzata. In che modo? E soprattutto perché solo allora? I lavoratori vanno consultati subito, non si era mai chiesto loro, fino ad ora, cosa ne pensavano di una ipotesi del genere. Ci vuole un referendum in cui si chieda loro cosa pensano di quest’intesa. In quella sede, i lavoratori, per tutte le ragioni qui espresse, dovranno pronunciare un convinto no. Allora sì che potranno, e dovranno, dimostrare di essere uniti.
1 giugno 2007
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