PAESE BASCO
Con l’accusa di apologia del terrorismo lo scorso 30 settembre sono stati arrestati 18 militanti dell’organizzazione Herrira, associazione che lotta per il riconoscimento dei diritti dei prigionieri.
Rilasciati tra il 3 e il 4 ottobre a seguito della convocazione di una manifestazione fissata per sabato 5 (alla quale hanno potuto perciò partecipare). Continua la repressione dello Stato spagnolo sebbene Eta abbia dichiarato da tempo la fine della lotta armata.
OLANDA
Il re ha recentemente annunciato la “fine dello stato sociale”. Per anni la classe operaia olandese ha subito la propaganda della classe dominante secondo la quale i sacrifici (privatizzazioni, aumento dell’età pensionistica, etc.) servivano proprio a mantenerlo in vita! Il Partito socialista (del Pomodoro) guarda purtroppo a un governo di coalizione proponendo illusioni keynesiane.
POLONIA
“Lavoro part-time, sfruttamento a tempo pieno!”. Lo scorso settembre è scesa in campo la classe operaia polacca contro le misure del governo liberale di Donald Tusk, organizzata dai sindacati Solidarnosc e Opzz. Economia stagnante, disoccupazione al 13% e diseguaglianze in crescita, questa la Polonia di oggi. I 100mila nelle strade di Varsavia possono essere un primo segnale verso il risveglio della lotta di classe.
SUDAN
Nuove sollevazioni contro il regime islamista di Omar Hassan Al-Bashir. Dopo la primavera sudanese dell’estate dell’anno scorso, i giovani e i lavoratori del paese hanno ripreso a protestare a seguito di una nuova impennata dei prezzi che si inserisce in un contesto di forte disoccupazione e alta mortalità infantile. La repressione poliziesca non sta fermando l’Intifada di settembre.
BANGLADESH
200mila lavoratori tessili sono scesi in strada per rivendicare l’aumento del salario minimo mensile dai 28 mensili attuali ai 77. I lavoratori tessili rappresentano la metà del proletariato industriale bengalese. Una lotta non di categoria, quindi, e che si inserisce appieno nelle lotte operaie dell’Asia.