Le elezioni del 4 dicembre e le successive mobilitazioni di questi giorni sono la testimonianza di una ritrovata vitalità della società russa, spesso descritta come atomizzata e apolitica. I risultati elettorali, dove il partito del tandem Putin-Medvedev, Russia Unita, non è riuscito ad ottenere la maggioranza di 2/3 prevista per procedere al cambiamento della costituzione, sono al centro della lotta politica all'indomani delle elezioni.
Manifestazioni si susseguono incessantemente a Mosca, a Pietroburgo, a Samara, in Siberia e in tanti altri centri dello sterminato paese, mobilitazioni in cui a farla da padrona è il rosso delle bandiere del Partito comunista della Federazione Russa (Kpfr) e dei movimenti anticapitalisti e di sinistra. I tentativi occidentali di far passare le proteste come frutto di un'opposizione liberale e “democratica” si scontrano con le più grossolane falsificazioni (Fox News ha pubblicato foto degli scontri in Grecia, attribuendole agli avvenimenti russi... salvo dover ammettere l'assurdità di manifestanti a mezze maniche nel gelo dicembrino) e con il risultato elettorale di Yabloko e di Pravoe delo (Giusta causa), fermo al 4,2% dei voti.
Il segretario del Partito comunista Gennadij Zjuganov ha definito, nella conferenza stampa a urne appena chiuse di domenica 4, queste elezioni come “sporche” e ha rincarato la dose il giorno dopo, definendo “assolutamente illegittimi” i risultati. Assieme al leader comunista, anche altre forze sociali e politiche, e il partito Spravedlivaja Rossija (Russia Giusta) hanno espresso giudizi simili, e hanno fatto appello alla mobilitazione in strada.
La sinistra e le mobilitazioni
Al di là delle contestazioni, il risultato ci consegna un'interessante fotografia della Russia odierna, probabilmente lontana dal disincanto e dal cinismo con cui abitualmente i russi si relazionano al voto. E il primo elemento che balza agli occhi è il risultato del Partito comunista, a vent'anni esatti dai giorni finali dell'Urss: 19,15%, con risultati importanti nelle principali regioni industriali del paese (32% nella regione di Orel', 28% e 30% nelle siberiane Irkutsk e Novosibirsk) e una crescita importante della propria influenza nella società. A penalizzare il partito sono stati i risultati in alcuni territori, come in Cecenia, dove a fronte del 99,48% di Russia Unita, il Kprf riceve solo lo 0,09%, risultato che parla da solo sullo svolgimento delle operazioni di voto.
Il successo di Zjuganov e dei comunisti riflette un cambiamento che attraversa la società russa in profondità, e testimonia in modo lampante la ricerca di un'alternativa da parte dei lavoratori e dei giovani ormai disgustati dalla retorica del partito di governo. La pressione dal basso permette anche di comprendere l'affermazione di Russia Giusta, partito nato per togliere voti e bacino di consenso al Kprf ma che si è trovato in alcuni casi a dover entrare in contraddizione con l'establishment della coppia al potere, come nel caso di Pietroburgo, dove la principale esponente della formazione “socialista” Oksana Dmitrieva è stata una delle principali avversarie dell'ex governatrice Valentina Matvienko, il cui governo della capitale culturale russa è stato fortemente contestato durante l'inverno del 2009 e del 2010. Una contraddizione che è testimoniata anche dall'elezione di Alexei Etmanov, delegato sindacale e tra i protagonisti della lotta operaia alla Ford a Vsevolozhsk, vicino Pietroburgo.
Le manifestazioni di questi giorni vengono da lontano, dalle mobilitazioni studentesche a Mosca e a Pietroburgo del 2008-2009, dalle lotte operaie e dal processo di costruzione di sindacati nel settore automobilistico, chimico e minerario e dal crescente scontento e disagio sociale nel paese. Negli scorsi mesi tra i giovani e i lavoratori della conoscenza si è aperto un grande dibattito sulla prevista riforma universitaria e dell'istruzione, che punta a introdurre il sistema di Bologna in Russia.
L'ultimo episodio dello scontro tra il movimento studentesco e le autorità è avvenuto durante la campagna elettorale, con protagonisti gli studenti dell'Università statale di Mosca, la Mgu: la continua e insistente presenza della propaganda di Edinaja Rossija nei locali dell'ateneo, e il sostegno dei vertici universitari al partito di governo hanno provocato la reazione indignata di non pochi insegnanti, allievi e dottorandi. Per contestare le posizioni dell'università, un presidio di protesta convocato il 19 novembre, e sgomberato dalla polizia, si è trasformato in una riunione per costruire un sindacato studentesco, ma alcuni dei partecipanti sono stati prontamente arrestati.
Di fronte a episodi simili, l'appuntamento elettorale si è caricato di significati ancora maggiori, dovuti, come scritto dagli studenti dell'Iniciativnaja gruppa studentov MGU (Gruppo d'iniziativa degli studenti dell'Mgu):
“Le elezioni sono state una possibilità di unirsi per protestare (anche se simbolicamente). Noi siamo stati testimoni del fatto che molte persone per la prima volta hanno deciso di partecipare a qualsiasi attività, si sono uniti in gruppi non grandi, nelle circoscrizioni elettorali, nelle università (...)”
Nel seggio dell'edificio principale dell'ateneo, il Kprf è risultato il primo partito col 37%, a fronte del 17 di Russia Unita, nonostante all'interno dell'università moscovita non esistano forti strutture del Pc.
Il voto si è orientato verso il partito principale d'opposizione, presente in massa nelle manifestazioni di questi giorni, e difficilmente imputabile di ricevere fondi dagli americani, come il premier ha dichiarato a proposito della contestazione generale.
Sabato 11 c'è stata una giornata di mobilitazione in tutto il paese, con cortei in 46 città: la manifestazione di Mosca ha visto 150.000 persone, e a Pietroburgo 15.000 si sono concentrati in piazza Pionerskaja. Il rosso è il colore dominante della contestazione, e la presenza giovanile è massiccia: è stato un corteo spontaneo di anarchici e antagonisti, radunatisi sotto l'eloquente striscione “Vi hanno fottuto”, a accendere la scintilla nelle piazze domenica scorsa.
Quali prospettive per la Russia?
L'elemento da sottolineare è la presenza, dalla fine dell'Urss, di un movimento di massa che difficilmente può essere bollato di filo-capitalismo o di liberalismo, e non solo per la massiccia presenza del Partito comunista: la richiesta di ripetere le elezioni si associa, in molte piazze, a misure contro la corruzione e per la tutela dei salari; specialmente a Pietroburgo, gli attivisti operai sono fondamentali nell'organizzazione delle proteste.
Delineare, come fanno i compagni di Marx XXI, uno scenario di compromesso e di identità di vedute tra Russia unitae il Kprf, ammiccando alla costruzione di un governo sostenuto dai comunisti, sembra non solo la riproposizione di uno schema già logoro della politica italiana, ma vuol dire di fatto non sostenere la lotta messa in campo dai militanti comunisti e di sinistra in questi giorni.
Si apre una nuova stagione in Russia, dove a essere protagoniste saranno le masse: la caduta dell'Unione Sovietica, il tracollo dell'epoca eltsiniana e la stabilità di Putin e Medvedev hanno visto i lavoratori e le lavoratrici vittime del ritorno al capitalismo e della guerra tra oligarchi; è giunto il momento di entrare nell'arena della lotta globale alla crisi economica anche per chi oggi contesta i risultati elettorali, ma si prepara a combattere per un mondo senza padroni.